Storie di Targa 1961/1966
Targa Florio 1961 La Florio ha confermato grandiosi progressi tecnici
La Targa Florio ha confermato grandiosi progressi tecnici . L'inaspettato ritiro della Porsche di Moss-G .Hill quando mancavano dieci chilometri alla fine della corsa, ci ha consegnato la vittoria della Ferrari della coppia Von Trips-Gendebien .Sia detto per inciso, la sfortuna di Moss con la macchina costruita a Stoccarda non diminuisce i meriti dei riflettori della coppia Von Trips-Gendebien .
Autori , tra l'altro, di un'impresa spettacolosa,
avendo trionfato nella corsa sul circuito delle Madonie superando il < muro
» dei cento chilometri all'ora, demolendo cosi il record del circuito. La 45^
Targa Florio passerà alla storia per l'emozionante duello ingaggiato dai più
forti piloti del mondo con le migliori vetture della Formula 1.
A Cerda la Ferrari aveva iniziato la
corsa con sei vetture con motore posteriore a sei cilindri, ma dopo pochi
chilometri quella guidata dall'americano Phil Hill usciva dì strada permettendo
alla Porsche di Moss di passare subito al comando e di compiere il primo giro a
oltre 100 km/h di media. Al secondo passaggio Moss migliorava anche il suo
stesso record stabilito nel 1958 su Mercedes. Ma, a parte le alterne vicende
della corsa che hanno visto sempre in lotta serrata per il primo posto le
Porsche e le Ferrari, sta di fatto che la macchina di Von Trips-Gendebien ha
riportato una magnifica vittoria che premia la tenacia dei tecnici della casa
modenese. Infatti, vincere sul tormentato circuito delle Madonie alla media
oraria di km. 103,433 e compiere il giro più veloce (Gendebien) a 107,847 km/h
è un'impresa davvero eccezionale che conferma la giustezza dei criteri
costruttivi seguiti da Ferrati e da altre marche. Il record della Mercedes,
stabilito da Moss e Collins (1955), è stato polverizzato (considerando le
difficoltà del tracciato) grazie alle grandi doti di stabilità e di ripresa
delle nuove vetture munite di motore posteriore. E' evidente che questa
soluzione permette una intelligente distribuzione e riduzione dei pesi
consentendo una maggiore aderenza delle ruote motrici. Altro fattore molto
importante è senza dubbio l'applicazione dei freni a disco che hanno permesso —
su un circuito di 72 km. cosparso di un migliaio di curve di vario profilo —
una notevole riduzione dagli spazi di frenatura. Ben inteso il comportamento
delle vetture germaniche è degno del massimo elogio, sia per il secondo posto
di Bonnier - Gurney, e il terzo di Herrmann - Barth sia per la sfortunata
prova di Moss, che si è visto sfuggire la vittoria quando l'aveva a portata di
mano. Ma a questo punto ci sarebbe da aggiungere se non sia stata l'irruenza
del pilota inglese a compromettere la sua corsa sottoponendo il mezzo meccanico
a uno sforzo eccessivo.
A tale proposito giova ricordare che negli
ultimi tre giri Gendebien, che aveva dato il cambio al tedesco Von Trips a metà
corsa, è stato protagonista di uno spettacolare recupero superando alla fine
del quinto giro Gurney (che si trovava in seconda posizione) e portandosi a
soli 6" dalla Porsche di G. Hill che era al comando della gara sin
dall'inizio.
Successivamente , Gendebien passava in testa acquistando un vantaggio di 2',12". Poi Moss riprendeva il volante e all'ottavo giro ritornava in prima posizione. Evidentemente in questa irresistibile azione di ricupero Moss si è giocata la vittoria forse chiedendo troppo al suo mezzo meccanico che lo piantava in asso a 10 Km dal traguardo. Buona la prova fornita dalla Maserati della < Serenissima > affidata alla guida di Vaccarella-Trintignant che, nonostante alcune deficienze tecniche, ha ottenuto un rispettabilissimo quarto posto. Merita pure ricordare la dignitosa prova fornita da Maglioli-Scarlatti, pure su Maserati, giunti quinti.
Targa Florio 1961 ... Vaccarella corre ancora per la "Serenissima" ...
Parla
Nino Vaccarella :
" ... Nel 1961 ci fù la mia quarta
partecipazione con la Scuderia "Serenissima", ed in particolare con una
Maserati 2890 con motore posteriore - era una Tipo 63 (telaio LWB 008) - in
coppia con il francese Trintignant. Nonostante il mezzo non competitivo riuscii
a piazzarmi quarto assoluto a ridosso delle Ferrari e delle Porsche. Le mie
partecipazioni alla Targa, man mano che aumentavano, diventavano sempre più
interessanti e così mi accorsi di essere diventato il beniamino degli sportivi
siciliani che mi seguivano con grande interesse e passione ... "("Il Giornale di Sicilia - Speciale
Targa Florio" - 5 maggio 1970)Nella foto proposta potete ammirare la
particolare livrea della Maserati Tipo 63 n.152 di Nino Vaccarella e Maurice
Trintignant. La foto, assolutamente inedita, è un regalo al sito
dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio da parte di due nostri
Amici, i fratelli Santi e "Toti" Sutera. Per questo li ringraziamo.
Targa Florio 1961 ..... la "vignetta" di Quattroruote .....
E' davvero comica e particolare la vignetta di Quattroruote del Giugno 1961, inserita all'interno del servizio sulla Targa Florio 1961. La Posche n.136 di Moss, in testa all'ultimo giro, si ferma per la rottura del differenziale .... passa la Ferrari n.152 di Von Trips / Gendebien ed il pilota "Ferrari" altra il braccio e fà "le corna" ..... Davvero irrituale .... questa tagliente ironia .... per l'"istituzionale" Quattroruote.
Targa Florio 1961 ... come perdere la gara a soli 7 chilometri dalla fine .....
L'immagine che vi proponiamo non ha come protagonista il "vincente" di quella Targa Florio del 1961, bensì il "perdente". Infatti, eccolo lì, Stirling Moss, a Floriopoli, durante le prove. Sembra quasi che stia prendendo "le misure" alla sua Porsche 718 RS61 n.136, telaio 044. Il campione inglese, quindi, ritorna in Sicilia con la vettura tedesca ; non aveva dimenticato il successo del 1955 con la Mercedes, ma neanche le amarezze che la Targa gli aveva riservato dopo.
Questo il sintetico racconto della gara da "Il romanzo della Targa Florio" di A.F.Bradley (1965) :
"" .... A Sebring, prima prova del "Mondiale Marche", le Ferrari avevano creato il vuoto alle loro spalle - quattro vetture nelle prime quattro posizioni della classifica ufficiale - lasciando alla Porsche i due miseri punti del quinto posto.
Alla vigilia della Targa Florio era quindi lecito supporre che le vetture di Maranello sarebbero state finalmente in grado di battere nettamente le vetture tedesche anche in una gara, come quella siciliana, che sembrava da tempo fin troppo congeniale alla Porsche. Battaglia grossa, dunque .....
Tre le vetture della Scuderia di Maranello : due 2400 cc. a motore posteriore per P.Hill/Gendebien e Von Trips/Ginther ed una 12 cilindri a motore anteriore affidata a Mairesse/R.Rodriguez. Tre anche le Porsche : due 2000 cc. destinate a Moss/G.Hill e Bonnier/Gurney ; una 1700 cc. per Herrmann/Barth.
Al primo giro era in testa Moss, seguito dal compagno di scuderia Bonnier, dalla Ferrari di Von Trips e dalla Maserati di Vaccarella. Questa situazione perdurava per altri quattro giri durante i quali Moss abbassava il record sul giro portandolo sul tempo di 40'58''. Al terzo giro abbandonava la Ferrari di Mairesse/R.Rodriguez. Alla quinta tornata, dopo il cambio di guida, la Ferrari di Gendebien riusciva a portarsi al comando davanti alle Porsche di G.Hill, di Bonnier, di Herrmann ed alla Maserati di Vaccarella.
Il Direttore Sportivo della Porsche, Von Hanstein, decideva di sostituire G.Hill con Moss. Dopo un inseguimento magnifico - nuovo recordo sul giro con 40'41''- il campione britannico riprendeva il comando portandosi in vantaggio di oltre 1 minuto sulla Ferrari di Von Trips/Gendebien. Quando ormai pareva sicuro che le maneggevoli vetture di Stoccarda avrebbero battuto ancora una volta le più potenti Ferrari, colpo di scena. Durante l'ultimo giro, a soli sette chilometri dall'arrivo, la Porsche di Moss si ritirava per la rottura della trasmissione. Era quindi la Ferrari di Von Trips/Gendebien a tagliare per prima il traguardo, precedendo nell'ordine le due Porsche di Bonnier/Gurney ed Herrmann/Barth e la Maserati di Vaccarella/Trintignant .... ""
I cronisti del tempo annotarono questa battuta di G. Hill, in quella Targa 1961 : "Qui c'è sempre da imparare ! Una Targa Florio vale tanti Gran Prix ... "
1962 Il trionfo della Ferrari
Trionfo della Ferrari alla Targa Florio: la casa modenese ha piazzato ai primi due posti della classifica assoluta altrettante macchine, rispettivamente pilotate dal trio Mairesse - Rodriguez - Gendebien , e dai giovani Baghetti - Bandini , battendo nettamente la Porsche di Bonnier - Vaccarella . Significativo il fatto che il belga Olivier Gendebien, con quella odierna, ha ottenuto la sua terza vittoria nella Targa, impresa mai riuscita ad alcuno nei 56 anni di vita della classica, gara siciliana.
Nella prima parte della, corsa, era stato l'altro belga, Willy Mairesse, a tenere il volante della vettura vittoriosa seguito poi dal messicano Ricardo Rodriguez ed infine da Gendebien. I tre piloti non hanno praticamente avuto rivali. Tutta la corsa è stato un monologo della Ferrari, un dominio incontrastato con un nettissimo vantaggio guadagnato via via sulle macchine che si sono alternate nella seconda, posizione: prima Scarfiotti su Osca, poi Baghetti-Bandini, quindi Vaccarella Porsche e infine ancora i due giovanotti milanesi.
La
Ferrari ha iniziato i primi giri della gara a un ritmo addirittura
frenetico, imposto da Mairesse che nel secondo e nel terzo giro batteva, per
due volte, il record di Von Trips dello scorso anno.
In queste condizioni, il vantaggio della
Ferrari era già di 1'11" al primo giro, saliva, a 3'30" nel secondo,
e a 5'30" al terzo giro. Diveniva poi un distacco addirittura
incolmabile nei passaggi successivi, raggiungendo la punta massima al settimo
giro con quasi 18'.
Da allora in poi sia perché la vittoria
era ormai al sicuro, sia perché alle spalle si facevano luce Baghetti e
Bandini, che con una bella rimonta riconquistavano il secondo posto dopo avere
perduto terreno nel corso del terzo giro , Gendebien non forzava più, e
arrivava al traguardo in piena tranquillità. A completare il trionfo delle
Ferrari sono state altre due significative affermazioni: quella già accennata
di Baghetti-Bandini, secondi nella classifica generale, e l'altra di
Scarlatti-Ferraro, che con la nuova berlinetta 3000 Gran Turismo si sono
piazzati quarti nella classifica assoluta e primi nella loro categoria,
conquistando cosi alla Ferrari il punteggio pieno anche nella terza prova del
campionato mondiale marche che, com'è noto, quest'anno si disputa
esclusivamente fra le vetture della categoria gran turismo.
Eccellente, anche se un po' sfortunata ,
la corsa della coppia tutta italiana. Baghetti, che già al secondo giro era al
posto d'onore, sul finire del terzo è stato protagonista di un pauroso
incidente che per fortuna non ha avuto serie conseguenze. Il pilota ha fatto un
improvviso testa-coda ed è finito contro un paracarro che gli ha divelto il
cofano posteriore, cosicché è stato costretto a fermarsi e riparare alla meglio
la carrozzeria. Ha perduto molti minuti che soltanto con una poderosa rincorsa
sul finire, segnando tempi sul giro oscillanti sul 41', ha potuto essere
neutralizzato, recuperando così il secondo posto che era stato temporaneamente
preso dalla Porsche di Vaccarella e di Bonnier. La Ferrari si è rivelata la
macchina più adatta al tormentato percorso delle Madonie. Avrebbe forse potuto
migliorare anche la media-record sull'intero percorso, se nel finale Gendebien
non fosse stato invitato alla prudenza, dalla mancanza di competitori .
E' mancata così la lotta degli scorsi
anni, ma la selezione c'è stata come sempre, ed è stata spietata, togliendo di
gara fin da principio altri mezzi che alla vigilia apparivano in grado di
inserirsi nella contesa, come la Maserati di Davis - Abate tagliata fuori al
quarto giro dopo essere stata nelle primissime posizioni, o come la Osca 2000
di Scarfiotti , che era seconda assoluta alla fine del terzo giro. Proprio alla
fine di questo giro Scarfiotti, nel decelerare per fermarsi ai Box ha accusato
un grave guasto meccanico ed e stato costretto al ritiro. Delle 46 vetture
partite tra le 7 e le 7:30 dalle tribune di Cerda, solo 23 hanno completato la
corsa, e due sono finite fuori tempo massimo. La giornata , ha visto la folla
delle grandi occasioni assieparsi lungo tutti i 72 chilometri del tracciato
delle Madonie. Nessun incidente di rilievo Qualche corridore uscito fuori
strada, ma senza, conseguenze, e tutti hanno potuto concludere nel migliore dei
modi la corsa più vecchia del mondo.
Targa Florio 1962 .... Vaccarella con quella Porsche senza freni ....
Parla
Nino Vaccarella :
" ... Partecipai in Targa, per la quinta
volta nel 1962, in coppia con lo svedese Jo Bonnier e purtroppo questa nuova
macchina - era la Porsche 718 GTR n.108 che montava per la prima volta i freni
a disco - ci diede parecchi fastidi appunto per l'inesistente funzionamento di
questi e fui costretto a fare nove giri senza freni ed a conquistare un onorevolissimo
terzo posto assoluto ..."
("Il Giornale di Sicilia - Speciale
Targa Florio" - 3 maggio 1970)
Nella foto proposta: quella Porsche 718
GTR n.108 affidata a Nino Vaccarella e Jo Bonnier (Scuderia SSS Repubblica di
V.), in un contesto ambientale che ci fà capire come mai gli "stranieri",
parlando di Targa Florio, utilizzassero espressioni del tipo "Mountain Legend".
La foto - bellissima - è un regalo al sito dell'Associazione Culturale Amici
della Targa Florio, ed è tratta dall'Archivio personale dell'Amico Piero Pucci
di Benisichi, Palermo, che ringraziamo.
TARGA 1962 : QUELLA " V " ROSSA SULLA 356B CARRERA DI FOFO' VELLA
Questo ci ha raccontato l'Amico di Targa Florio Mimmo Tornambé : " ...... Matteo Contino, uno dei meccanici al seguito di Fofò Vella, insieme al fratello di Fofò, Filippo, a causa di un guasto alla Porsche 356B , non trovando il necessario pezzo di ricambio a Palermo, decisero di ritornare a Ribera (AG) dove Giuseppe Soldano aveva una attrezzata officina con un tornio, e dopo varie ore di lavoro il pezzo di ricambio era pronto e quindi, con quello, ritornarono a Palermo dove l'auto era rimasta, in attesa della punzonatura. Dopo aver montato il pezzo, l'auto si mise regolarmente in moto e, al momento che passarono gli addetti per verniciare i numeri di gara sulla fiancata, a Matteo venne l'idea di far dipingere una grande augurante " V " in rosso, come per dire " VITTORIA", tra lo sconforto degli altri concorrenti "privati" della stessa categoria, che gia' pensavano ad un avversario in meno. Alla fine quella "privata" 356B di Fofò Vella e Pietro Termini fu 3^ di classe tra le GT1.6 e 13^ assoluta. Ma 3^ di classe "soltanto" dietro alle due "ufficiali" Porsche-Abarth 356B Carrera di Herrmann - Linge e di A. Pucci - Barth. ..... "
Targa Florio 1962 … quella Ferrari 250 GT con "Sayonara" alla guida …
"
….. Ada Pace - meglio conosciuta come "Sayonara" (Torino, 16 febbraio 1924) - è
una ex pilota automobilistica e motociclistica italiana. Nel 1950 inizia a
partecipare a qualche gara automobilistica, con la scarsa incisività dovuta
alla poca esperienza e, soprattutto, alla mancanza di mezzi competitivi.
Il 21 aprile 1951, si presenta alla
partenza della " Torino-San Remo" alla guida di una anzianotta, ma
finalmente competitiva, "Fiat 1500 6C". Vince contro ogni pronostico,
gettando nel panico gli organizzatori e, nondimeno, la propria la famiglia. La
direzione di gara non sa come accogliere una vincitrice donna, eventualità non
prevista dal regolamento, mentre i genitori sono restii, secondo la rigida
moralità dell'epoca, ad inviare la figlia nubile in quella bolgia di corridori,
meccanici, giornalisti e fotografi.
La questione viene risolta
"all'italiana": la direzione di gara accoglie la vincitrice con un
mazzo di fiori, mentre a bordo dell'automobile con cui la Pace raggiunge il
podio, come da protocollo, siede impettita la madre, dotata di borsetta sulle
ginocchia ed espressione vigile "d'ordinanza". Probabilmente, l'unico
caso di "premiazione sotto scorta" che la storia dell'automobilismo
ricordi.
Gara dopo gara, Ada Pace diviene una
"testa di serie" dalla quale i colleghi maschi, passato il momento di
sorpresa, male sopportano d'essere battuti.
Ogni volta che la "corridrice"
(come si diceva al tempo) si affacciava sul podio, veniva regolarmente sommersa
dai "reclami ufficiali" dei piloti giunti alle sue spalle. La
consuetudine venne interrotta alla gara del Circuito di Lumezzane del 1957 dal
commissario tecnico Renzo Castagneto (patron della Mille Miglia) che,
all'ennesimo reclamo, decise di sottoporre alle verifiche anche le automobili
dei reclamanti, giunti secondo e terzo. Il veicolo della Pace risultò regolare,
mentre gli altri due vennero squalificati.
Al Circuito di Modena, dove vinse, non
vennero presentati reclami, ma il secondo ed il terzo classificati disertarono
l'importante premiazione, rifiutandosi di salire sul podio in posizioni
inferiori a quella di una donna.In verità, occorre dire che Ada Pace,
nonostante l'aspetto pacioso e sorridente, non si faceva pregare nel
"rendere pan per focaccia" ai colleghi maschi: spesso metteva la
scritta "Sayonara" (in lingua giapponese "arrivederci" ) al
posto della targa posteriore, tanto per far capire al sorpassato di turno che
si sarebbero rivisti solo a fine gara.
In breve tempo, "Sayonara" fu
il soprannome con cui tutti la chiamavano nell'ambiente delle corse e la Pace
lo utilizzò anche come pseudonimo per l'iscrizione alle gare; possibilità
all'epoca concessa dal regolamento.
Ad esempio, è nella corsa in salita
Aosta-Pila del 1959 che si iscrive e partecipa alla gara d'apertura come
"Sayonara" a bordo di una " Alfa Romeo Giulietta Sprint", per poi
tornare al parco chiuso (sfruttando una carrucola a cremagliera per il
trasporto della legna) e ripartire, come Ada Pace, a bordo di una "Osca
1100 Sport", vincendo la gara e stabilendo il nuovo record del tracciato.Poco a poco, le doti di "Sayonara"
vengono conosciute ed apprezzate. Divengono suoi estimatori molti "mostri
sacri" dell'automobilismo; Elio Zagato, Enzo Ferrari, Piero Taruffi e i
fratelli Maserati, solo per citare alcuni "pezzi da novanta".
Nel 1959, Ada Pace vince la
Trieste-Opicina e, nel 1960, la "Targa Florio" (categoria 1100 sport), a bordo
di un' Osca-Maserati. L'anno seguente, viene ingaggiata dalla "Squadra del
Portello" " e partecipa, con le "Giulietta SZ" ufficiali, a
numerose gare. È in una di queste, alla "12 ore di Monza"
del 1961, che le occorre l'incidente più spettacolare della carriera, dal quale
si può capire la grinta del personaggio.
Mentre sul circuito brianzolo si accinge
ad impostare la "grande curva" successiva al rettilineo, sul filo dei
200 km/h, la coppia conica della sua "Giulietta" cede
improvvisamente, provocando il decollo della vettura con disastrosa ricaduta a
ruote in aria. La situazione è drammatica, vista la lontananza dei soccorsi, la
vettura capovolta, il tetto schiacciato, le portiere bloccate e la benzina che
filtra abbondantemente nell'abitacolo. "Sayonara", però, non è tipo da
perdersi d'animo e, dopo aver guadagnato il sedile posteriore, sfonda il
lunotto con un colpo di gomito. Fuoriesce dal veicolo e si mette a correre per
raggiungere il riparo; appena in tempo per vedere il fuoco divampare ... ".( https://it.wikipedia.org/wiki/Ada_Pace
)Nella foto: una davvero rarissima
immagine della splendida Ferrari 250 GT n.90 alla Targa Florio del 1962; Ada
Pace la condusse condividendola, ma soltanto per le prove, con il siciliano
Tino Todaro. Nella lista degli iscritti ufficiali di quell'anno si legge ancora
: "Signorina" Ada Pace - Nino Todaro; veramente incredibile, ma è la pura e
semplice verità.
Targa Florio 1963 ... clamoroso colpo di scena ...
Un clamoroso colpo di scena finale nel segno di una tradizione che fa della corsa delle Madonie, oltre che la più antica, anche la più affascinante, ha concluso la 47^ edizione della Targa Florio, seconda prova di Campionato mondiale marche. La Porsche ha colto una sensazionale vittoria al traguardo di Cerda, con la coppia formata dallo svedese Joachin Bonnier e dal torinese Carlo Mario Abate, proprio quando si credeva che ormai la Ferrari dovesse avere ancora una volta partita vinta con la « due litri » affidata prima a Bandini, successivamente a Scarfiotti ed infine, negli ultimi due giri, a Mairesse. La Ferrari, al penultimo giro aveva 5O secondi di vantaggio appena, ma si riteneva potessero essere sufficienti a laurearla vittoriosa ancora una volta a Cerda, Ma, proprio a due chilometri dal traguardo, Mairesse, che sembrava lanciato verso il successo, ha sbandato sulla strada viscida per la pioggia ed ha avuto un pauroso testa-coda che gli ha provocato la rottura dei tiranti di fissaggio della parte posteriore della vettura, cosicché gli si è aperto il cofano posteriore, il che ha ritardato notevolmente la sua marcia nel finale. Il contrattempo è valso a far perdere al pilota una, manciata preziosa di secondi, sicché al traguardo finale i regolarissimi Bonnier e Abate hanno potuto laurearsi vincitori, sia pure soltanto con un esiguo margine di 12 secondi.Comunque, la vittoria della Porsche è stata pienamente meritata. La Ferrari, che al primo giro piazzava ai primi due posti le sue due vetture prototipi da tre litri e che sembrava avviata verso una tranquilla giornata vittoriosa, è stata sfortunata. Già al secondo giro, la tre litri di Scarfiotti cedeva per noie alla pompa di alimentazione e perdeva terreno, scomparendo definitivamente dalla lotta, al 4° giro. L'altro prototipo, guidato da Parkes, che peraltro al secondo passaggio faceva segnare il giro più veloce della corsa e che aveva assunto il comando dopo la scomparsa di Scarfiotti, manteneva la posizione fino alla fine del quarto giro, ma nel corso del quinto, mentre era pilotata da Surtees, che era succeduto a Parkes, usciva fuori strada (senza conseguenze per il pilota) e abbandonava. Alla Casa di Maranello, a questo punto, non restava quindi che sperare nella sola due litri rimasta in gara, affidata nei primi tre giri a Bandini, dal quarto in poi a Scarfiotti e nel finale a Mairesse. Questa vettura era in seconda posizione alla fine del quinto giro e rimaneva sola a contendere il primato alla Porsche di Bonnier-Abate, passata nel frattempo al comando. Venti secondi separavano le due vetture a metà corsa, e da quel momento la gara ha vissuto sul duello fra le due vetture di testa, mentre alle spalle incalzavano le altre Porsche di Barth, Pucci e Maglioli-Baghetti (questi due erano terzi assoluti al 9° giro, poi si guastava il cambio e Baghetti doveva effettuare l'ultimo giro con la sola prima efficiente. La Porsche di Bonnier -Abate era prima alla fine del sesto giro, poi si fermava ai boxes ed alla fine del settimo giro andava ancora in testa. , Riprendeva quindi, all'ottavo giro, il sopravvento della Ferrari, e tale rimaneva fino al termine del nono giro, Le vicende stesse della gara esaltano la tenuta e regolarità delle Porsche, che hanno confermato la loro perfetta adattabilità al circuito delle Madonie. Il successo della Casa di Stoccarda è dovuto senz'altro alla bontà dei mezzi, ma anche all'esperienza di una coppia di grandi piloti, che si è rivelata perfettamente affiatata: Bonnier, che aveva già trionfato a Cerda nel 1960 in coppia con Graham Hill, e il suo compagno di guida, il giovane torinese Carlo Mario Abate, il quale ieri ha fatto registrare il suo primo grande successo in una prova di campionato mondiale, è stato l'autentica rivelazione della giornata. Abate, infatti, ha condotto la sua vettura nella parte centrale della corsa, che è stata la parte cruciale, poiché in quel momento, dal quarto al sesto giro, la Porsche si è trovata a passare dalla seconda posizione in testa alla corsa. La gara, iniziatasi sotto uno splendido sole, si è conclusa sotto l'infuriare di un temporale che negli ultimi due giri ha contribuito a falcidiare i ranghi ed a provocare una selezione severissima. Basti pensare che alle otto del mattino avevano preso il via 55 piloti, ma già al quinto giro si erano ridotti a 31, al termine dei dieci giri soltanto nove macchine avevano compiuto tutto il percorso della corsa. Tutti gli altri classificati sono stati fermati quando ancora dovevano compiere uno o due giri.
Targa Florio 1963 .... questo il pensiero "tecnico" di Quattroruote ...
Quanto noi, fondatori dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio, abbiamo avviato le attività per la creazione di questo sito, ci siamo prefissi di realizzare, in piccolo, qualcosa che non fosse soltanto un asettico ed ordinato contenitore di immagini; la cosa più importante, per noi, è quella di "raccontare" la Targa Florio; "raccontare" o per rinverdire le memorie di chi ha avuto la fortuna di esserci .... o per far conoscere qualcosa di Targa Florio a chi, magari, non ne ha mai viste.
Bene, quella che proponiamo è una "disamina tecnica", sulla Targa Florio 1963, tratta da un articolo di Quattroruote del Giugno 1963. E' una bellezza.
"... Alla Targa Florio le qualità di maneggevolezza, le sospensioni e le resistenze strutturali delle vetture contano assai più della potenza e persino delle qualità di tenuta di strada alle grandi velocità: su questo circuito una macchina "2 litri" di cilindrata può lottare alla pari con un modello di "3 litri", od anche di cilindrata maggiore. Di ciò i concorrenti sono stati quest'anno più consapevoli che mai, specialmente Scarfiotti che non aveva nascosto, prima della gara, il suo desideio di pilotare la Ferrari "2 litri" a 6 cilindri, la cui potenza non supera i 200 CV, piuttosto che una delle due "3 litri" a 12 cilindri, che sviluppano più di 300 CV, ma che, per le loro maggiori dimensioni, sono meno manovrabili lungo le tortuosità del circuito, ove l'aderenza è costantemente compromessa dalle ondulazioni del terreno, dalle innumerevoli "schiene d'asino" e dalle sommarie riparazioni del manto stradale, danneggiato da un inverno particolarmente rigido. I frequenti cambiamenti del manto stradale, dovuti a riparazioni parziali della strada, il pietrisco in diversi punti, in seguito alle affrettate riparazioni eseguite negli ultimi giorni precedenti la corsa, e la superfice scivolosa lungo quasi tutto il tracciato, a causa delle recenti piogge, facevano l'aderenza simile a quella di una strada ricoperta di ghiaccio, e rendevano la guida di una vettura potente eccezionalmente delicata e difficile.
E' per questo che, indipendentemente anche alle condizioni atmosferiche, la potenza di una "3 litri" Ferrari non poteva essere certo utilizzata che sul rettifilo di 5 chilometri, per poi venire inficiata dalla minore manegevolezza nella parte montagnosa del circuito, e cioè per più di 65 chilometri. I piloti delle "3 litri" Ferrari a motore posteriore, lamentavano inoltre che, malgrado gli sforzi della Casa di adattare il 12 cilindri alle peculiari caratteristiche del circuito, non erano stati adottati alberi a camme e carburatori idonei ad ottenere una migliore coppia ai medi regimi, anche a detrimento della potenza massima, di modo che essi furono costretti ad effettuare continui cambiamenti di marcia per mantenere il regime al di sopra dei 5.000 giri/minuto.
Tutte le Ferrari erano equipaggiate con un cambio a 5 velocità, con quattro rapporti corti e ravvicinati, per la parte montagnosa, ed una quinta marcia lunga, per il tratto rettilineo. L'uscita di strada di Surtees, quando egli riprese il volante della vettura di testa, sino ad allora condotta da Mike Parkes, conferma la difficoltà di guidare una simile vettura sul circuito siciliano, mentre il fatto che Scarfiotti abbia dominato la corsa per due giri con un'altra "3 litri", prova semplicemente che egli è attualmente, con Willy Mairesse, il miglior pilota per questo genere di gare ..."
Insomma .... per come la pensiamo noi .... in quel 1963 ... Surtees esattamente come Ickx alla Targa Florio del 1973 ...
L'immagine proposta, con relativo commento, ritrae le due finali contendenti per la vittoria : la Porsche 718 GTR n.160 e la Ferrari Dino 196SP n.190.
Targa Florio 1963....Quel viaggio a Napoli
All'inizio di febbraio del 1963 mia moglie Gloria ed io, insieme a nostro figlio Tommy che aveva quasi 3 anni, ci mettemmo in viaggio da Londra per San Remo, dove intendevamo stare per una lunga vista ai miei parenti, per poi andare a Modena dove avevamo molti amici conosciuti negli ambienti delle corse.
Da Modena, quindi, continuammo il viaggio verso la Sicilia, dove avrei preso parte alla Targa Florio; ed era inizio aprile quando raggiungemmo Napoli per prendere il traghetto per Palermo. A Napoli parcheggiammo la mia Jaguar E Type sul molo d'imbarco con ancora tanto tempo a disposizione per trovare un gradevole ristorante nel porto, dove pranzammo magnificamente. Quindi ritornammo verso il molo in tempo per riprendere l'auto ed imbarcarci nel traghetto, ma la Jaguar era sparita!
Denunciammo il fatto alla polizia portuale che ci disse che l'auto ci era stata sicuramente rubata.
Fummo quindi costretti ad imbarcarci per Palermo a piedi, senza più auto e bagagli, ma fortunatamente con i documenti personali e della Jaguar, che abitualmente portavo sempre con me in una borsa separata. Arrivammo al porto di Palermo dove ci aspettava mio fratello Nino che rimase totalmente scioccato dal furto dell'auto e di tutti i bagagli, e che, molto pragmaticamente, si mosse per parlare con un personaggio che prese subito in mano la situazione : fece una serie di telefonate in continente e ritornò sogghignando dicendoci di andare al porto il giorno dopo a riprendere la Jaguar che sarebbe arrivata col traghetto.
Sebbene fosse difficile da credere, io e mio fratello andammo al porto e la Jaguar apparve esattamente come ci era stato detto, con tutto il suo contenuto, inclusi i bagagli e perfino un'intera tanica di benzina, che era mezzo vuota quando l'avevamo lasciata al parcheggio! Finì che offrimmo al nostro personaggio una bellissima cena nel ristorante sulla spiaggia a Mondello ( le terrazze dell'Antico Stabilimento Balneare ), che divenne il nostro preferito.
Sfortunatamente, quasi allo stesso tempo, ricevetti un cablogramma dal Sudafrica che mi comunicava che la Lister Jaguar che avevo promesso di guidare in occasione della Targa Florio era danneggiata da un guasto irreparabile e non sarebbe arrivata a Palermo, e neanche il co-pilota che mi era stato promesso!
Quindi comunicai all'Automobile Club di Palermo che non sarei stato in grado di gareggiare, ma loro pressarono molto affinché io corressi con la mia auto, se fosse stato necessario; avendogli fatto notare che questo non era possibile perché comunque ero senza co-pilota, qualcuno mi suggerì di parlare con Clemente Ravetto.
Su sua richiesta, Clementino scelse di provare la mia Jaguar durante la notte su e giù per monte Pellegrino, come fosse il circuito delle Madonie. Di conseguenza, fu per me abbastanza semplice capire che Clementino era entusiasta di correre in salita mentre invece era piuttosto prudente nell'affrontare i tratti in discesa. Comunque, facemmo ciò che c'era da fare e alla Targa Florio Ravetto guidò solo per un giro, sostenendo che i miei freni non erano adeguati.
Come già ti raccontai Gloria, Tommy ed io dopo la gara andammo a Vulcano per alcune settimane di vacanza.
Al nostro ritorno a Palermo andai a riprendere la Jaguar, a cui era stata fatta una completa messa a punto e montati dei nuovi pneumatici; tornammo tranquillamente in continente, rientrando per la stessa strada che avevamo fatto all'andata, senza che accadesse nient'altro di particolare.
All'arrivo a Londra scoprì che la vendita della E Type aveva fruttato un bella somma di denaro, offerta dalla Jaguar, sostenendo che gli pneumatici Dunlop Nylon che avevo usato durante la gara fossero "delle gomme eccezionalmente buone" (che per me, invece, non lo erano affatto!).
Fummo addirittura citati nel "Dunlop Book of Records", anche se sfortunatamente ho perso questo documento. In seguito ho venduto la Jaguar per comprarmi una Lancia Carrera. 2.5.
*Nella foto la Jaguar EType immortalata a Floriopoli 1963 in giornata di prove ufficiali. Dietro si scorgono il Conte "Dodo" Baggio, proprietario della vettura, Clementino Ravetto, compagno di gara, il fedele meccanico Gino Alterio e due conoscenti di Ravetto. Foto inviata, qualche anno fa, dall'Inghilterra, dall'indimenticato "Dodo" Baggio, davvero un incredibile personaggio d'altri tempi.
In queste nostre pagine sono pubblicati due racconti sulle caratteristiche tecniche di quella Etype da parte dei suoi piloti, Dodo Baggio (proprietario) e Clemente Ravetto. I racconti differiscono, e non poco. Non ci è stato possibile dirimere il "contraddittorio" atteso che il racconto di Baggio ci venne recapitato dopo il racconto di Ravetto e , soprattutto, dopo il decesso di Ravetto medesimo cui seguì, poi, anche quello di Baggio. Ed allora abbiamo preferito mantenere i due discordanti racconti, per rispetto delle rispettive memorie dei protagonisti
Targa Florio 1963 ..... così quella Ferrari Dino 196SP perse la gara .....
"
...... La situazione sembrava molto favorevole alla Porsche, che aveva una
macchina in prima posizione, quella di Bonnier ed Abate, un'altra in terza
posizione, pilotata da Maglioli e Baghetti, ed infine, in quarta posizione, la
Carrera di Barth - Linge. Il solo pericolo possibile poteva giungere dalla
Ferrari 2 litri, al cui volante stava per tornare Scarfiotti, ben deciso a
colmare lo svantaggio, di una ventina di secondi, rispetto alla vettura di
testa. L'italiano riprese effettivamente il comando; poi, due giri prima del
termine, si fermò per lasciare nuovamente la guida della vettura a Mairesse;
bastò ciò per perdere ancora il comando della corsa.Mairesse riuscì, però, in un solo giro,
a colmare largamente il distacco ed a passare con circa 50 secondi di vantaggio
sulla Porsche, al momento di iniziare l'ultimo giro di 72 chilometri. Siccome le
partenze erano state date con distacchi di 30 secondi, il leader della
classifica veniva effettivamente a trovarsi a poco più di 5 minuti dalla
vettura tedesca.
Questo scarto doveva risultare fatale
alla Ferrari, poichè, praticamente, quando con Bonnier al volante, la Porsche
terminò il suo decimo ed ultimo giro, una pioggia torrenziale si abbattè sul
circuito. In quel momento Mairesse aveva ancora una buona dozzina di chilometri
da percorrere e non potè, a causa del temporale, completare il giro a una velocità
sufficiente per poter conservare il piccolo vantaggio.
Non soltanto la pioggia era tanto
violenta, ma anche la visibilità venne quasi a mancare, ma, come dicemmo prima,
il tratto di strada sul quale si trovava era proprio quello che, sotto la
pioggia, diveniva scivoloso come ghiaccio. Nella foga di non lasciarsi sfuggire
la vittoria che già teneva in mano, il pilota si mise di traverso in una curva
che, a causa del tempo cattivo, avrebbe dovuto essere affontata ad una velocità
di non più di 40 km/h.
Essendo la strada assai stretta, la coda
della sua vettura urtò una spalletta laterale ed il cofano, deformatosi, si
aprì e rese la vettura così instabile da impedirgli di sviluppare tutta la sua
velocità in rettilineo. Così, con un vantaggio di pochissimi secondi, Bonnier
ed Abate ripagarono la Porsche delle sfortune di due anni addietro, quando la
vettura di Moss e Bonnier, che era in testa, si guastò irrimediabilmente a soli
7 chilometri dal traguardo ... ".("Quattroruote" - cronaca di Paul Frère
- giugno 1963 )L'immagine proposta è una delle tante
immagini "cult" dell'epopea moderna della Targa Florio, con quella Ferrari Dino
196S che taglia - in quel modo incredibile - il traguardo di Floriopoli,
seconda per soli pochi secondi. Prima sarà la Porsche 718 GTR di Bonnier -
Abate (6:55:45,100) - seconda la Ferrari di Bandini - Scarfiotti - Mairesse
(6:55:57,00). Una cosa veramente da non credere, dopo una gara lunga e
massacrante come la Targa Florio. Quelli che sono oggi "vecchi" e che stavano
lì a Floriopoli, o lungo gli ultimi chilometri di Mairesse in quello sfortunato
ultimo giro, raccontano ancora ai "giovani" che - nonostante la strada ancora
bagnata per la pioggia - da quel posteriore di quella Ferrari, con quel cofano
posteriore aperto come fosse una vera a propria penalizzane "vela"
all'incontrario, .... uscivano cupi e metallici suoni e schizzavano scintille
... come fosse fuoco .....
Targa Florio 1963 nel ricordo di Gianni Bulgari
Da una intervista a Gianni Bulgari :
"" ..... Fu un amore a prima vista. Era la Targa Florio del 1962 ed uno dei primi esemplari di Ferrari GTO correva con Giorgio Scarlatti e Piero Ferraro che ne era il proprietario. Dopo la gara in cui ottenne un brillane 4° posto, 1^ di categoria Gran Turismo, la provai brevemente.
Il suo colore inusuale, marrone testa di moro, ne accentuava la sua già forte connotazione "guerresca". In contrasto con il timore reverenziale che incutevano sia in suo aspetto che le sue prestazioni, era una vettura straordinariamente docile da guidare. Avevo avuto prima una Berlinetta 250 GT passocorto da competizione, dalla guida molto impegnativa, ed al suo confronto la GTO mi sembrò una bicicletta. La sua grande potenza e la sua trazione quasi perfetta per una vettura convenzionale a ponte posteriore rigido erano gli ingredienti ideali per la tecnica di guida a derapaggio controllato sulle quattro ruote, caratteristica delle vetture da corsa di quell'epoca. Ne acquistai un esemplare nel 1963 da Lualdi , credo fosse il numero 3413, e dopo pochi giorni partecipai alla Targa Florio. Il mio compagno di guida era Maurizio Grana, pilota veloce e sicuro, con cui avevo in precedenza diviso la guida in corse di durata. Per la prima volta correvamo con una vettura così impegnativa ed i nostri diretti concorrenti erano la coppia Scarlatti, arrivato 4° assoluto - 1° cat. G.T. - nell'anno precedente, e Juan Manuel Bordeu, un giovane pilota argentino allievo di Fangio. Alla partenza scommisi con Scarlatti che se li avessimo battuti gli avrei regalato l'orologio che avevo al polso e che lui aveva molto ammirato. Vinse l'orologio ma perse la corsa. A due giri dalla fine eravamo terzi assoluti e primi nella categoria Gran Turismo quando cominciò a piovere e la Porsche, mi sembra, di Barth e Linge ci passò davanti ... "
"Lo "spunto" del racconto del noto gioelliere Gianni Bulgari, allora gentleman driver, è stata quella "guerresca" Ferrari GTO marrone testa di moro ( con tettuccio dipinto bianco - aggiungiamo noi- nel tentativo di attenuare, in zona abitacolo, le conseguenze del cocente sole di Sicilia ).
Il "focus" fotografico che Vi abbiamo proposto è esattamente su quella "guerresca" Ferrari GTO n.86 di Scarlatti / Ferraro marrone testa di moro con tettuccio bianco ; è un dono dell' "Amico di Targa Florio" Piero Pucci di Benisichi - Palermo, che per tale motivo ringraziamo.
Targa Florio 1963 …quella Jaguar "E type" non era per nulla "normale" ……
Questo ci ha confidato l'Amico di Targa Florio Dr. Clemente Ravetto con una Sua preziosissima personale lettera del 15 aprile 2009 :
" …. La Jaguar E con cui disputai la Targa Florio del 1963 insieme a Dodo Baggio era di colore rosso corsa; si trattava, per vero, di una vettura sperimentale, base di quella che poco dopo fù realizzata come Type E "L.W." ( Light Weight) ; era quindi non del tutto regolare perché il motore - un 6 cilindri 3700 cc. - aveva una lubrificazione a carter secco, la pressione del carburante a valori iperbolici, la carrozzeria al 70% in alluminio e l'altezza dal suolo inferiore per 3 cm. da quella minima prevista dalla regola, tant'è che, unico dato accertabile in sede di verifiche pre-gara, ciò venne alla luce non avendo la vettura superato lo strumento di controllo, consistente in una barra tenuta da due cavalletti, problema risolto grazie alla inventiva del meccanico di mia fiducia, il noto Gino Alterio, che suggerì a quelli inglesi di gonfiare gli pneumatici a ben 3 atm.. Il misuratore venne così superato ! …"
Il Dr. Ravetto, con quella Sua lettera, svelò una serie quasi infinita di curiosità, oltre a raccontarci la chicca di quell'italianissima idea della pressione alle stelle per gli pneumatici. Fra l'altro, in tutta onestà, ci eravamo sempre chiesti come mai un gentleman driver di livello come il Dr. Ravetto avesse potuto decidersi a correre in Targa con una E Type, vettura notoriamente pesante, con assetti per nulla corsaioli e quindi poco "adatta" alle caratteristiche della Targa Florio ….
Nella foto : alla Targa Florio 1963 quella Jaguar alle prese con le strade di Targa.
Maggio 2012 (In ricordo di Clemente Ravetto)
Targa Florio 1964 ... vince il Barone Pucci
La
Porsche « Carrera » di Antonio Pucci e Colin Davis ha tagliato per prima il
traguardo della, 48^ Targa Florio, coprendo i 720 chilometri del percorso in 7
ore 10'53", alla media oraria di km, 100,256. Tenendo fede ad una vecchia
tradizione, anche questa «Targa» ha riservato una serie di sorprese. Il
previsto duello fra le macchine della categoria «Prototipo» della Porsche e
della Ford «Cobra», al loro debutto nella Targa Florio, ha avuto breve durata,
e si è concluso ben presto por la scomparsa dalla scena delle Porsche «
ufficiali » e per la inadattabilità delle vetture americane al tormentato
tracciato delle Madonie. Le sorprese si sono avute subito. Bonnier, che sin dal
primo giro aveva preso il comando della corsa con autorità è stato subito
costretto al ritiro per un guasto meccanico lamentato dalla sua Porsche nel
pressi di Collesano. In testa alla corsa è allora subentrato Umberto Maglioli,
anch'egli al volante di una Porsche, che ha guidato la competizione per il
secondo, il terzo e il quarto giro; poi è stato a sua volta messo fuori causa
da un guasto alle sospensioni; dopo prolungate soste lungo il percorso e ai box
Maglioli e Barth potevano riprendere ma irrimediabilmente attardati.
Al quinto giro passano primi sotto le
tribune di Corda, nell'ordine: Bulgari-Grana, su Porsche, in 3h 32'4",:
Facetti-Guichet, su Ferrali Gto a 50"; Pucci-Davis su Porsche a
2'04"; Pill Hill-Bondurat su Ford Cobra a 3'54"; Gurney-Grant, pure su
Ford Cobra a 4'04".
Fra il quinto e il sesto giro i piloti
della St. Ambroeus Bulgari-Grana e Facetti-Guichet abbandonano la lotta per
noie meccaniche e da questo momento Davis (che sarà più tardi sostituito al
volante da Pucci) passa al comando della corsa e non verrà più raggiunto. Le
posizioni al sesto giro sono le seguenti: Davis-Pucci in 4h16'42";
Gurney-Grant a 5'34"; Klass-Neerspach a 6'02"; Hill-Bondurat a
7'24". Frattanto la serie di ritiri si allunga. Sono costretti ad
abbandonare Mantia su Alfa Romeo, Montalbano su Simca-Abarth, Spychiger su
Simca-Abarth, Juri e Scimone su Lancia Flaminia, Lisitano su Fiat 8V e Zoccoli
su Ats. Poi doveva abbandonare anche Baghetti (Ats) per la rottura di una
valvola lungo il rettilineo di Buonfornello. Dal sesto all'ultimo giro le più
interessanti novità sono state: i recuperi di alcuni Piloti .In questa lotta
hanno particolarmente brillato il torinese Balzarini e il tedesco Linge,
anch'essi su Porsche « Carrera », che con una condotta di gara più che
regolare, hanno conquistato posizioni su posizioni, portandosi ben presto al
secondo posto assoluto: un piazzamento sorprendente, in considerazione che era
la prima volta che Balzarini partecipava alla «Targa Florio » a bordo di una
vettura della potenza della Porsche. Ottime anche le prove di Bussinello-Todaro
e di Kim-Thiele ,che alla lunga sono riusciti a sfruttare assai bene le doti di
fondo delle loro Alfa Romeo «Giulia Sz », e di Ferlaino-Taramazzo su Ferrari.
Targa Florio 1964 - allo start la tensione sale ….
Una bellissima immagine. Due Cobra - la n.142 e la n.146 - sono pronte per l'inizio della battaglia sulle impegnative strade di Targa. Sono immagini che evocano - per noi appassionati di Targa quali siamo - i ricordi della nostra gioventù. La Targa era una gara unica nel suo genere
Targa Florio 1964 - Dan Gurney aspetta di iniziare le prove ….
Targa Florio 1964 - Floriopoli ; Dan Gurney, appoggiato alla Shelby Cobra (CSX2323) n.146, aspetta il suo turno di prove. Quella Cobra la dividerà con Allen Grant. Sarà la Cobra che realizzerà il miglior risultato, in quella Targa, ( 8^ assoluta - 1^ della classe GT+3.0).Vicine alla Cobra la Lancia Flaminia n.106 di Antonio Scimone e Luigi Randazzo e la Alfa Romeo SZ n.22 di Gregorio Garzone e Antonio Petruzzi.
Targa Florio 1964 - sullo start di Floriopoli ….
La Shelby Cobra n.142 è pronta per la partenza. Sulla foto le indicazioni si riferiscono a Phil Hill, a John Ohlsen ( con la mano sul roll bar ), Bob Bondurant, Innes Ireland, Joe Bonnier e la moglie Marianne.
Targa Florio 1964 ... e fù la - imprevista - volta di Pucci - Davis ...
" ...Targa Florio senza Ferrari ufficiali in gara e con le Porsche "uber alles" sul tracciato delle Madonie. Un epilogo scontato, come volevano le previsioni. Le vetture tedesche hanno dominato letteralmente il campo dei sessantaquattro partenti. Dieci macchine il Barone Von Hanstein aveva iscritto alla corsa e quattro le ritroviamo nei primi dieci posti di classifica ; due addirittura nei primi due posti. Dunque dittatura su tutta la linea e per di più con vetture Gran Turismo; eccezionali indubbiamente, perfette come tenuta di strada e rendimento, un felice connubbio di stabilità e di assetto, con innegabili capacità velocistiche. Ma quel che più è apparso sorprendente riguarda i nomi dei piloti che coi piccoli bolidi argentati sono venuti alla piena ribalta. Non già col barbuto svedese Jo Bonnier, campione di grido anche in F1, oppure con Maglioli o col campione europeo della montagna Barth, bensì con quattro bravi e semplici conduttori che hanno decretato il trionfo delle 904 di Stoccarda. E' stata una recitazione meccanica di grande prestigio quella della Porsche 904, di fresca presentazione, affidata ad un equipaggio che i pronostici della vigilia includevano soltanto nel ruolo di comprimari. Perchè la 48^ Targa Florio ha concesso la gloria e la consacrazione a quattro piloti non certo ancora reputati come assi : Antonio Pucci e Colin Davis vincitori e Gianni Balzarini ed Herbet Linge secondi a 12'22''. Quattro personaggi che il palcoscenico della corsa siciliana ha fatto ampiamente conoscere agli spettatori. Ed anche apprezzare per il meritorio comportamento in una delle corse più dure del mondo. Cè stato quindi anche il profeta in patria : il siciliano Pucci, nobiluomo del luogo, che accarezzava da tempo il caldo abbraccio della folla isolana. Quanto a Colin Davis si poteva reputare cittadino d'adozione, perchè residente nell'isola da un decennio. Quindi i due protagonisti conoscevano palmo a palmo la sinuosa ed erta strada che portava al traguardo della Florio. Addirittura Pucci "camminava" sulla terra di sua proprietà, su vasti appezzamenti circostanti le colline delle Madonie, dove solitamente trascorre il week-end settimanale. Indubbiamente la conoscenza dei settantadue chilometri di asfalto con l'ubriacante serie di curve, la discese veloci e traditrici, i tratti particolarmente infidi sormontati da cunette, ha influito sul risultato ; ma ciò non toglie nulla all'affermazione di Pucci - Davis, che praticamente non hanno avuto rivali ..."
("Il romanzo della Targa Florio - A.F.
Bradley - 1965)
Targa Florio 1964 ... quell'unica Ferrari Sport .....
" ... Era il 1964. La Ferrari era in polemica con la CSI della FIA per l'annessione C al regolamento sulle vetture Sport. E, naturalmente, lo fu anche con gli organizzatori della Targa, a tal punto da non partecipare alla corsa siciliana, per protesta. La decisione della Casa di Maranello dispiacque agli sportivi e specialmente a quelli locali. Ma ancor più amareggiato era Nino Vaccarella, ora uno dei piloti di punta dello "Squadrone Rosso". Ancora una volta era destino che non potesse correre la Targa con l'amata Ferrari. In compenso, in giugno, si sarebbe rifatto vincendo la 24 Ore di Le Mans con Jean Guichet. Ma lui teneva maggiormente alla Targa ..."
("La leggandaria Targa Florio - Pino Fondi - 1989)
E quindi, l'unica Ferrari "Sport" visibile alla Targa di quell'anno fù la privata ed un pò vecchiotta Ferrari Dino 196SP n.170 di Leando Terra e Cesare Toppetti. Quella Dino era la telaio n.0790. E quel telaio non era alla sua prima esperienza di Targa .....
La foto che proponiamo è davvero
particolare. Ritrae quella Dino mentre percorre le ultime curve veloci prima di
giungere ai box di Floriopoli. Mostra, sulla fiancata sinistra, i segni di un
"contatto"; ma la cosa più singolare è che dall'abitacolo, scoperto, lato
passeggero, fuoriesce una parte del cofano anteriore, verosimilmente "saltato"
nell'occasione del "botto" e poi lì posizionato, alla meglio. E noi pensiamo,
da un lato, alla solita "collaborazione" degli spettatori siciliani che avranno
aiutato il pilota a "portare a casa" il pezzo, dall'altro al pensiero di quanto
sarebbe costato per il proprietario Leandro Terra - a Maranello - un analogo
pezzo eventualmente da sostituire al vecchio ... andato perso ...
Targa Florio 1964 …. Quella Shelby Cobra N° 142
Targa Florio 1964 – Floriopoli ; Phil Hill alle prese con i preparativi della "vestizione" prima di prendere in mano la Shelby Cobra (CSX2345) N° 142 che dividerà in gara con bob Bondurant . Concluderanno soltanto 9 giri dei 10 previsti si ritireranno per problemi alle sospensioni
Targa Florio 1964 : Govoni e Boffa, i due "desperados" ..
La
coppia più simpatica vista alla Targa era senza dubbio quella formata dai due
"desperados" (il termine non sia interpretato in maniera offensiva, perché
tutt'altre sono le nostre intenzioni) Mennato Boffa ed Odoardo Govoni.
Govoni è uscito di strada in prova e il
meccanico di Boffa ha compiuto un miracolo, nella notte di sabato, rimettendo
in sesto la vettura e verniciandola anche tutta di un colore rosso sangue.
La vecchia Maserati sport due litri si è
dimostrata un eccezionale cavallo di battaglia.
Dopo mezzo giro Boffa, partito come un
razzo, ha sentito un colpo.
"Qua - ha detto - è partito il motore".
Così, lentamente, ha raggiunto un box
distaccato lungo il percorso, ma i meccanici, dopo una rapida occhiata, hanno
sentenziato che il motore era sanissimo. Si erano rotti i tubi di scarico
. Boffa è ripartito come un demone e al posto di guida si è comportato
come un pescatore subacqueo, cercando di respirare il meno possibile per
evitare di aspirare ossido di carbonio.
Dopo tre giri si è fermato, sfinito ed
intossicato, e sulla macchina è balzato Govoni. L'impegno era di fare due
giri : Dino invece ne ha effettuati quattro, convinto tuttavia di essere
passato soltanto due volte dai boxes di Cerda.
È stata una impresa alla Charlot :
boccheggiante, Govoni cercava aria dovunque, guidando con una mano sola perché
l'altra gli serviva per tener fermo il casco, che rischiava di venirgli
strappato dal capo che teneva fuori dal parabrezza nel tentativo di non morire
asfissiato.
Una corsa epica, tenendo conto anche che
la differenza di ... stazza fra Boffa e Govoni costringeva i meccanici a
provvedere, oltre al rifornimento, anche al cambio del sedile di guida.
"Altrimenti ballo il twist" diceva
Govoni.
"Altrimenti non c'entro", ribatteva
Boffa.
"Cenerentoli" e "desperados", hanno
disputato una corsa entusiasmante mettendoci un cuore, una passione, una
volontà come nessun altro vi ha messo.
Piccoli eroi dei nostri giorni.
Per questo la Targa è bella : perché
contiene ancora un pizzico dell'eroismo dei tempi andati.Testo tratto da Autosprint 1964. Nella
foto ritratta la bellissima Maserati Tipo 60 di Boffa - Govoni.
Targa Florio 1964 : La Cobra Americana per i Siciliani Arena e Coco
TARGA FLORIO 1964 : LA COBRA AMERICANA PER I SICILIANI ARENA E COCO La storia di Enzo Arena e Vito Coco alla Targa Florio del '64 cominciò con la richiesta della Ford Italiana, accolta da Detroit, di schierare una vettura di Carroll Shelby, ma finanziata dalla sede di Roma. Nello Giannessi, uno dei dirigenti Ford Italiana all'epoca, contattò i suoi concessionari siciliani, visto che la Targa Florio si snodava su un percorso sui generis, che abbisognava di profonda conoscenza. Nino Vaccarella, l'interprete più noto del Piccolo delle Madonie, era legato a doppio filo alla Ferrari e, anche se la Casa di Maranello aveva clamorosamente deciso di disertare in forma ufficiale la prova madonita, non era contattabile, visto che proprio in quel 1964 la Ford aveva cominciato l'assalto alla corona mondiale proprio contro la Ferrari. Da Catania il Concessionario Ford locale, Virlinzi, fece il nome di Enzo Arena, cui accoppiare l'altro velocissimo gentleman driver etneo Vito Coco. E il gioco fu fatto. La macchina sarebbe stata data a Arena e Coco. Ma lì cominciarono i guai. Carroll Shelby, infatti, non voleva neanche sentire parare di questa storia. Schierava uno squadrone composto da tre Cobra per campionissimi come Phil Hill, Bob Bondurant, Dan Gurney, Jerry Grant, Innes Ireland e Masten Gregory ; le Ferrari GTO ufficiali sarebbero state finalmente assenti e per la sua quadra americana , impegnata nella lotta per la corona del titolo mondiale, era una occasione troppo ghiotta per sprecare tempo, denaro ed energie con due dilettanti locali ! Quando Arena e Coco si presentarono al briefing che precedeva le prove, quelli dello Shelby American Racing Team parlavano tutti in americano, e fingevano di non capire chi fossero quei due intrusi. Fu necessario, con inevitabile perdita di tempo, l'intervento della Ford Italiana da Roma per far capire agli americani che quei due erano da considerare piloti ufficiali, gli piacesse o no. Il problema fù che la macchina non c'era ! A parte le 3 vetture per i 6 piloti della squadra, la vettura per Arena e Coco non era neanche stata spedita. Giannessi fece cose umane e divine, ed alla fine la macchina venne spedita dall'America con un cargo allestito appositamente, che però non poteva atterrare nell'aeroporto di Catania o di Palermo e la vettura venne messa su un traghetto che arrivò a Palermo il venerdì, quando le prove della gara erano già iniziate da un pezzo Chi conosce il percorso della Targa Florio sa bene che da Palermo per arrivare ai box di Cerda, in territorio di Termini Imerese, c'è da attraversare una linea ferrata che proprio in quel punto è ovviamente protetta con un passaggio a livello. Ebbene, le sbarre del passaggio a livello dovevano restare, durante prove e gara, sempre abbassate e per poter passare era necessaria l'autorizzazione di un preposto delle Ferrovie, che comunque la accordava sempre, purchè ci fosse la richiesta esplicita o la presenza fisica del responsabile del Team. Shelby se ne infischiò allegramente. Lasciò la macchina dietro le sbarre del passaggio a livello dicendo che non aveva tempo. Protestarono Coco e Arena, che avevano necessità di provare la macchina più che il percorso, perché quello lo conoscevamo già bene. Loro parlavamo italiano, ma le parolacce le dicevamo in siciliano ; loro, gli americani, fingevano di non capire, oppure non capivano davvero. Pur di non averli più intorno, Shelby ordinò che Vito Coco facesse un giro sulla vettura di Phil Hill/Bondurant, mentre a Arena avrebbe dato una Mustang stradale, utilizzata dalla Logistica del Team per gli spostamenti …. Phil Hill si infuriò, temendo chissà quali danni alla sua vettura di gara. Hill sbattè il suo casco in terra, preferendo parole incomprensibili ma certo non amichevoli nei confronti dei due siciliani. Vito Coco, incurante della furia di Hill, salì sulla vettura e partì per fare il suo giro. Poco dopo lo seguì anche Arena, a bordo della Mustang. Arena non sapeva bene cosa fare : il percorso lo conosceva benissimo e quella prova era davvero inutile dal momento che avrebbe dovuto utilizzare ben altra vettura. Quando rientrò ai box, Vito Coco era lì ad attenderlo, le prove erano finite e lui non aveva avuto modo di provare quella macchina tanto desiderata. Di buono c'era che la loro vettura da gara era riuscita ad oltrepassare la linea ferrata ed era finalmente ai box. Shelby stabilì che il primo turno lo avrebbe fatto Coco, mentre Arena sarebbe subentrato al terzo giro. Era una cosa inaccettabile. Da sempre, infatti, Coco e Arena avevano una regola : alla Targa e nei circuiti stradali Arena era il più veloce. Si accollava il maggior numero di turni e – sempre e comunque - era lui a prendere il via. Vito Coco era d'accordo. Lui, che era molto veloce nelle prove in circuito, sapeva bene che era opportuno rispettare quella loro comune abitudine e, allegro e scanzonato come sempre, fece segno a Arena di non preoccuparsi. Con tutta calma, si presentò a Shelby ed a gesti gli fece notare come l'unico giro che aveva percorso a bordo di quella belva gli avesse piagato le mani. L'americano si convinse una volta di più che affidare una delle sue auto a due dilettanti era un errore e mostrò insofferenza : guardò Coco e gli fece capire che potevano fare come volevamo, che a lui della loro gara non importava assolutamente nulla !. A quel punto, per Arena, si era sulla soglia di una gran brutta figura. Era ormai chiaro che sarebbe salito sulla vettura per la prima volta soltanto alla partenza. Chiese a Vito Coco le sue impressioni sulla macchina e lui gli rispose con molta franchezza che quella "cosa" era solo un catenaccio che non riusciva neanche a rimanere dritta in rettilineo, che era troppo potente per il percorso misto-lento che si doveva affrontare. Dava problemi persino lungo i 7 chilometri del rettilineo di Buonfornello, dove si poteva scaricare tutta la potenza, ma dove la macchina faticava a rimanere dritta Le perplessità di Arena aumentavano. La domenica, finalmente, si sedette nell'abitacolo della sua Cobra : era di colore blu avio chiaro metallizzato ed aveva una sottile fascia rossa che correva sul cofano anteriore, da passaruota a passaruota. Aveva il numero di gara 150. Non appena messo in moto il motore si rese conto della brutalità di quel mezzo, temeva di fare una solenne figuraccia e di non riuscire neanche a spostare la macchina fino alla linea di partenza. Giocando con una frizione durissima riuscì ad evitare di far spegnere il motore, ma avanzò per pochi centimetri a sobbalzi. Arrivò il suo momento e – come sempre gli era accaduto al volante di una macchina da corsa – appena abbassata la visiera dimenticò qualsiasi altro problema. Partì velocissimo, sapeva che difficilmente avrebbero concluso la gara. Il primo giro lo impiegò a conoscere le reazioni della machina. Era davvero troppo potente, non c'era mai la possibilità di accelerare a fondo perché la vettura si scuoteva, perdeva aderenza, tendeva a scomporsi. Nelle mille curve delle Madonie dosare il gas è sempre stato fondamentale, con quel mostro da domare era meglio, invece, alzare del tutto il piede. Comunque ottenne al primo giro, con partenza da fermo, un tempo di 44'19, più veloce già di Ireland che, onestamente, aveva avuto dei problemi e chiuse in 45'18. Risultò sensibilmente più lento di Phil Hill e Gurney che fecero la prima tornata rispettivamente in 42'35 e in 42'23. In quel primo giro era profondamente impegnato a capire il limite di quella vettura, le sue reazioni. In pieno accordo, i due piloti siciliani avevano stabilito che Arena avrebbe effettuato i primi tre giri, quindi avrebbe lasciato il volante per due giri a Coco. Così al secondo giro, dopo avere finalmente capito come domare il mostro, scese ad un rispettabilissimo 42'53, adesso il linea con i suoi più celebrati compagni di squadra. Al terzo giro segnò un crono di 42'09, e gli americani erano serviti ! Fù, infatti, il giro più veloce, per oltre 15", effettuato da tutte le cinque Cobra presenti alla Targa, ufficiali e non. Fu più veloce di Campioni del Mondo e assai celeberrimi. Shelby, come verificato da Vito Coco, volle accertarsi che il servizio di cronometraggio non si fosse sbagliato. Quando capì che Arena faceva sul serio, il suo atteggiamento nei loro confronti mutò radicalmente. In quel momento però lo squadrone Cobra stava rastrellando una sonora brutta figura nei confronti delle Ferrari GTO, tutte rigorosamente private, che stavano dominando la corsa. Era chiaro anche a Shelby, ormai, che una vettura come la Cobra non era adatta per il tracciato madonita e che la guidassero assi del volante oppure oscuri carneadi locali non serviva a farla andare meglio. Arena e Coco dovevano solo dimostrare quello che valevano e c'erano riusciti. La gara di Arena / Coco finì però in una nube di vapore e qualche lingua di fuoco. Si ruppe, al settimo dei dieci giri previsti, poco dopo Cerda, un manicotto dell'olio che era stato appena controllato ai box, dove la macchina aveva già subito un primo ritorno di fiamma. Per tutta la gara, comunque, la Cobra n.150 – così come le altre tre ufficiali e quella privata di Hichcock - aveva avuto problemi di surriscaldamento. Al traguardo, in ottava posizione, era giunta solo la macchina di Gurney/Grant, mentre Hill/Bondurant e Ireland/Gregory si erano ritirati rispettivamente subito prima e subito dopo i due catanesi. Anche la Cobra privata di Hitchcock/Tchkotoua non era giunta al traguardo, bloccata da una toccata contro un muretto e da mille altri problemi La sorpresa fu alla fine della gara. Shelby convocò tutti: i due siciliani capirono che il clima era cambiato nei loro confronti. Nella classifica assoluta aveva vinto una Porsche GT di appena 2000 cc, dunque nessuno aveva voglia di festeggiare, anche perché la Ferrari aveva ancora battuto le Cobra nella classifica di classe ed aveva acquisito altro vantaggio nel Campionato Mondiale. Era chiaro, però, che Hill e soprattutto Masten Gregory, che più o meno bonariamente, parlando in discreto italiano, li avevano preso in giro per tutta la settimana, li guardassero adesso con altri occhi. Arena li aveva surclassati a parità di macchina e loro, inoltre, sapevano benissimo che su quella vettura Arena ci era salito per la prima volta pochi minuti del via. Shelby chiamò Arena in disparte e gli disse, in un misto di inglese, gesti e qualcosa che per lui doveva essere italiano, che lo voleva per la successiva gara di Campionato Mondiale, la 1000 Km del Nurburgring. I particolari li avrebbero discussi con la Ford Italiana, ma Arena ero, doveva essere, in squadra con loro ! Non riusciva a crederci : lui, Arena Vincenzo, siciliano di Catania, cresciuto nel deserto libico, fino ad allora oscuro eroe di gare minori, sarebbe stato parte integrante di uno squadrone americano che era arrivato in Europa per sconfiggere sua Maestà la Ferrari.
Tratto da intervista resa a Giuseppe Valerio (Collezioni Magazine) da Enzo Arena.
Targa Florio 1964 : le GTO arrivavano anche così …..
Un'altra
foto davvero particolare. L'immagine ritrae la splendida Ferrari 250 GTO
(3445GT) di Ulf Norinder / Picko Toberg sopra un camion targato MO. La
strada è la vecchia statale della litoranea Messina-Palermo. In particolare il
tratto è quello tra i paesi di Finale di Pollina e Cefalù. Sullo sfondo della
foto è visibile la Rocca di Cefalù ( lato Porto Nuovo ) ; centralmente si
intravedono le poche case dello splendido Borgo di Sant'Ambrogio, a picco sul
mare.
Il camion è fermo ; su quel tratto
esistevano - ed esistono ancora - due passaggi a livello che sovente
determinavano code di attesa ; oppure c'era qualche altro motivo, per quella
sosta. In ogni caso è chiaro che quella GTO - "svedese" ancorchè con targa
italiana MO - scese in Sicilia ( da Maranello ? ) su quel camion
analogamente targato MO, via stretto di Messina. La vettura non è punzonata.
Forse i piloti e meccanici di quella GTO avevano base a Cefalù. Quella
Ferrari avrebbe poi avuto, in gara, il n.112
Targa Florio 1964 : Giancarlo Venturi racconta …. la sua gara con l'Abarth Simca 2000 GT.
" ……. CERDA - " Come vi siete piazzati ? " ci chiesero gli amici alla fine della corsa, ma dopo aver saputo del nostro ritiro all'inizio del sesto giro, con gesto di sussiego la discussione finì lì e si parlò d'altro.
Tutto era diventato irrilevante e secondario.
Irrilevanti e dimenticati ormai tutte le traversie, le levatacce, i rischi delle prove a traffico aperto, la maretta che aveva colto la nave nella traversata notturna da Napoli a Palermo, l'ansia in attesa dello sbarco della nostra Abarth 2000 gran turismo che avrebbe dovuto dividere con noi rischi e pericoli oppure onori e glorie, alla partenza ancora intatti e giganti.
Dimenticati ormai l'ubriacante serie di curve, le discese veloci e traditrici, i tratti particolarmente scivolosi ed infidi, le cunette più importanti e fondamentali, la divisione dei settantadue chilometri del percorso in settori per potere più facilmente ricordare i capisaldi fondamentali, gli allunghi e le curve ingannevoli, tutto per potere ridurre al minimo le possibili cause di avaria o di incidente.
Dimenticato il rettilineo di Buonfornello che si rivelava in corsa non come un supposto attimo di "relax" ma che si tramutava in minuti infernali per l'alta velocità raggiunta e per il difficile controllo della macchina, dovuto in parte al fondo stradale e al notevole vento laterale che attendeva ingannatore, dietro a muretti o allo scoperto delle case, per farti scarrozzare di lato e farti balzare il cuore in gola.
Quasi mi fece rabbia il fatto che non si aggiungesse niente a quella domanda che aveva avuto una lacunosa risposta e possibile che nessuno immaginasse pur lontanamente che cosa possa significare la partecipazione a una Targa Florio ?
Questo per noi doveva essere un viaggio di completo riposo, una esperienza da raccontare, un piacevole diversivo per trascorrere in pace una settimana di sole e di aria aperta.
Una evasione dalla routine quotidiana, un ritorno al passato, un modo più immediato di vedere e di provare il clima di attesa che agita questa ultima superstite grande corsa.
A poco a poco siamo entrati nel clima e la tensione aumenta di giorno in giorno e culmina al venerdì, nella giornata di prove.
La levataccia alle cinque di una mattina livida e fredda si stempera nell'animazione dei boxes, nell'agitazione del pubblico che cerca con gli occhi i campioni preferiti. Ignorando noi e quelli che noi stimiamo.
Poi, d'improvviso, ti trovi allo start, devi anche tu fare il tuo dovere di concorrente, devi dare il tuo piccolo obolo per lo spettacolo, devi aggiungere la tua pietruzza al grande mosaico colorato della corsa.
Ti sovviene che non sai a quanto sia la pressione delle gomme, che hai dimenticato di fare il pieno per controllare il consumo, che non conosci i rapporti della vettura, che non sai quale velocità essi consentano nelle varie marce.
Non superare i settemila giri, via, sei partito tu solo con la macchina che non ti è familiare ed è maledettamente potente. Settemila giri, e chi ci arriva a vederli ? Manco in prima io li spunto.
La strada si fa sotto invitante, il motore risponde in maniera superba, risponde all'affondo in modo impressionante, il rosario del contagiri meccanico si sgrana monotono ; cinquemila, seimila, seimilacinquecento, terza, la macchina si avventa sulle curve, devi ridurre perché ti pare troppo veloce, entri in un tornante, sei troppo lungo, devi pedonare sul freno, sei scomposto, esci calato nei giri, il sudore comincia a inondarti la schiena, la maglietta è ormai inzuppata e rallenti un attimo, devi prendere un momento di riposo, non ti rammenti se la curva che ti si para innanzi è veloce oppure se è uno di quei tornanti stretti ; nel dubbio scegli la seconda ipotesi, infatti si poteva fare in pieno senza staccare e tu ti trovi in seconda, a quattromila giri, e ti daresti schiaffi.
Dietro una curva più in basso scorgi una macchina di cilindrata inferiore alla tua e, all'improvviso, ritrovi la grinta, spingi, devi agguantarla e una, due, tre, quattro curve, la rossa vettura è sempre lì davanti e sembra imprendibile.
Entri composto e pulito in un misto veloce e, subito, te la trovi davanti e suoni, scarrozzi un poco a destra e a sinistra prima di poterti affiancare, all'uscita di un tornante.
Quando il conduttore ti scorge, la vettura scompare ; la tua accelerazione, sommata alla sua frenata, hanno compiuto il miracolo.
Allora cominci a rimuginare, ti chiedi se è uno che cammina o no e non resta che attendere la fine.
Scendi su Collesano, superi altre due vetture, entri nel paese e ti ricordi di ridurre via via, a piede leggero, per evitare sbandamenti sull'asfalto estremamente levigato.
Mentre riprendo a calare su Collesano intravvedo davanti a me una Ford Cobra ; è la numero 142, quella di Phil Hill.
Mi viene fatto di pensare che sia in avaria e non cambio idea finché non mi accorgo che invece va e in curva quasi si ferma, per riprendere poi con spettacolose accelerazioni.
All'ingresso di Collesano mi accodo a Phil Hill nel tornante del paese. Per affiancarmi chiamo l'affondo ; buonanotte, la spia segna ottomila ma la Cobra se ne va.
La tengo d'occhio ancora fino al rettilineo poi, lo giuro, scompare in un baleno e io rimango lì a controllare i miei seimila e cinquecento giri e ho il mio bel daffare per andare dritto.
Sono ai boxes, dove l'amico decreta 46' e 20". Avidano 46' 38", i cronometristi 46' 35" e disturbare tanta gente per così poco è seccante, ma io ho fatto una bella sudata.
Vi faccio grazia del resto, non vi dirò dei miei due giri in corsa, della gioia provata nel superare la Porsche 904 di Rey, del superamento subìto in corsa da parte della Cobra di Hitchcock - Tchkotoua, della mia resistenza alla sua ruota e dell'emozione provata all'uscita di una curva, quando, ancora avvolta da un polverone, ho sorpassato la macchina che aveva picchiato il muso contro il muretto.
Il pilota, illeso, stava scendendo, ho spinto e via. Non vi dirò della delusione provata quando ho "smarrito" la seconda, in uno scalo di marcia, anche la mia macchina aveva subìto la banale avaria che al primo giro aveva fermato Spychiger ed al quarto Herrmann, entrambi alla guida delle vetture ufficiali dello Scorpione.
Anche la mia forcella del cambio aveva dichiarato forfait.
Vi dirò invece dell'episodio occorso a Trautmann, quando, con il motore della sua due litri Lancia prototipo tutto fumante, si è fermato vicino a me.
Mentre, sconsolato, guardava il motore che sprigionava fumo, è arrivato un pompiere, sbucato da chissà dove, che ha preso ad inondare il motore con un estintore, portando così la disperazione di Trautmann allo spasimo e precludendogli ogni possibilità di ripresa.
Vi dirò della scena comica di cui è stato involontario protagonista Govoni, che scendeva verso Collesano tallonato dalla Cobra di Gurney, teneva la bocca aperta per poter respirare aria fresca anziché i gas che, causa la rottura di un tubo di scarico, venivano immessi nell'abitacolo.
Vi dirò inoltre del maestro Ugolini che il lunedì mattina, partito da Cefalù per andare a Palermo, ha preso invece il treno per Messina e quando se n'è accorto ed è sceso per andare finalmente a Palermo vi è arrivato giusto in tempo per perdere l'aereo, con sommo giubilo di chi ha potuto occupare il suo posto.
Non vi ho detto quasi niente di tutto ciò che è successo, ma è chiaro che sarebbe troppo pretendere che non se ne parlasse con gli amici.
Giancarlo Venturi ….."
Racconto tratto da Autosprint.
Targa Florio 1964 : per le Cobra il mesto ritorno ….
La Targa Florio 1964 è finita. Una spedizione fallimentare per le Shelby Cobra. La gara siciliana si rilevò una competizione troppo dura per le potenti ma pesanti vetture americane. La foto proposta è semplicemente spettacolare. Le quattro Shelby Cobra ufficiali (n.142, n.146, n.148, n.150) e la "privata" Shelby Cobra n.152 di Tomy Hitchcock, sono state imbarcate direttamente sul ponte del traghetto che le trasferirà dalla Sicilia sul continente. Una immagine incredibile. Siamo negli anni sessanta, non c'è dubbio alcuno ……
Targa Florio 1965 ... una Targa "tricolore" ....
" ... La 49^ Targa Florio ha avuto due grandi alleati : le condizioni del tempo e quelle del circuito. Il sole era sfavillante, ma una leggera brezza ne mitigava gli ardori, sicchè all'ombra non si avvertiva affatto il peso degli abiti. Il circuito si era fatto il "make-up" ed aveva la pelle liscia per quasi tutta la sua estensione. Ce ne rendemmo conto personalmente, il giorno prima della gara, effettuando una ricognizione del percorso. Ma c'era un pericolo: qua e là, sulla supercificie di larghe zone di asfalto rifatto, permaneva un leggero strato di graniglia, che gruppi di operari, tuttavia, stavano spazzando. A gara conclusa, Lorenzo Bandini ci doveva confermare le nostre impressioni, e cioè che il circuito era sostanzialmente perfetto, però, sotto l'azione implacabile del sole, l'asfalto rifatto aveva finito per impastarsi e, alla fine, per saltare di nuovo. Che le condizioni della strada fossero, comunque, delle migliori, lo si comprese sin alle prove, quando Vaccarella ottenne un tempo sul giro che risultò di oltre mezzo minuto inferiore a quello record di Mairesse nel 1962. Tutti ne furono eccitati, salvo, forse, il direttore sportivo della Ferrari, il quale, in cuor suo, cominciò a temere che il siciliano volesse strafare. Questa sensazione non fù smentita il giorno dopo. Vaccarella iniziò la corsa ( il "via" venne dato con 10 minuti di ritardo) ad andatura molto sostenuta, tanto che già al primo giro ottenne un 40'05'' che era molto vicino al record di Mairesse (40'00''3/10), sebbene ottenuto con partenza da fermo e dopo un avvio un pò concitato. Il giro seguente lo portò a termine in 39'21'' ed il 3° in 39'34''.
Quando si fermò ai box per cedere la macchina a Bandini, appunto al termine del terzo giro, Vaccarella era saldamente al comando della gara, ma nel frattempo era avvenuto qualcosa che imponeva una revisione profonda della tattica che i ferraristi avevano deciso di adottare, ammesso che a Bandini e Vaccarella fosse stato concesso di andare, almeno inizialmente, a briglia sciolta. Era accaduto che delle due altre 275 P2 (3300 cc.) schierate dalla fabbrica modenese, una - quella di Parkes/Scarfiotti - era già fuori causa. Il pilota marchigiano, che aveva iniziato molto bene (40'14'' al 1° giro e 40'02'' al 2°), era andato con una ruota fuori dall'asfalto incontrando un grosso masso. Lo sterzo ne aveva risentito senza rimedio. L'altra 275 P/2, quella di Guichet/Baghetti, procedeva molto regolarmente in mano al francese (tempi oscillanti da 40'50'', il migliore, a 42'06''). Quando Bandini sostituì Vaccarella, le due Ferrari ancora in gara erano, si, ai primi due posti, ma alle loro spalle si andava profilando una situazione tutt'altro che tranquillizzante. In terza posizione c'era la Ford GT spyder di Bondurant/Whitmore a 9'' da Guichet, in quarta la Porsche 8 cilindri di Bonnier/G.Hill a 42'', in quinta la Porsche 6 cilindri di Maglioli/Linge a 1'30''. Un passo falso e il primato della Ferrari avrebbe potuto essere compromesso. E il passo falso ci fù, ma non fù causato da una manovra errata, bensì dall'improvvisa defaillance di una batteria. Fu così che Baghetti, subentrato a Guichet al termine del 4° giro, si trovò escluso dalla gara dopo aver effettuato soltanto due giri, di cui uno in un tempo di tutto rilievo (40'50''). A questo punto, cioè poco oltre la metà gara, gli uomini della Porsche cominciarono a fregarsi le mani. Le cose si stavano mettendo nel modo migliore per loro.
Delle Ferrari non restava in gara che una sola macchina, mentre il campo delle Porsche era perfettamete intatto. Anzi, nel frattempo, si era "gentilmente" tolto di mezzo anche il terzo incomodo, la Ford, che cominciava a perdere terreno per cause varie, non ultima la diversità di classe tra Bondurant, che aveva cominciato, ed il subentrante Whitmore. E' a questo punto che la gara comincia a dire veramente qualcosa. In testa c'è sempre Bandini che marcia con avvedutezza, cosciente della situazione in cui è. Egli ottiene 43'16'' al suo 1° giro, 42'16'' al 2°, 42'09'' al 3° e 42'40'' al 4°. Quando riconsegna la macchina a Vaccarella il loro primato è legato ad un filo sottilissimo. Che cosa farà il siciliano ? Vorrà ancora strafare ? Invece è nei tre ultimi giri che Vaccarella dimostra veramente di possedere la "ruggine" del mestiere. Compie l'8° in 44'55'', tempo che tiene conto della fermata ai box del compagno, il 9° il 43'40'' e l'ultimo in 43'23''. Nell'irregolare diagramma dei tempi della Ferrari n.198 di Bandini/Vaccarella c'è la spiegazione del suo successo. Da principio essa venne guidata con foga; successivamente i suoi piloti la trattarono con la delicatezza relativa che la situazione richiedeva: e furono molto saggi a comportarsi così ..."
(stralcio da "Quattroruote" giugno 1965
- Piero Casucci)
La foto - così come scattata - pare coniugare l'esigenza di rendere "omaggio" ai protagonisti di quella gara : La Ferrari 275 P2 n.198 del vincitori Vaccarella/Bandini e le strade di Targa, con i loro pregi ... ed i loro difetti ... ma ... la Targa è Targa ... ed anche i difetti erano pregi. La visione "allargata" dell'immagine consente di cogliere un particolare significativo; sulla sinistra, uno dei tanti "monti" di brecciolino bianco ancora presente sul ciglio della strada, parte del materiale lì scaricato dalle maestranze, sino all'ultimo giorno alle prese con le frenetiche riparazioni dell'asfalto.
Targa Florio 1965 ... : cosa dire delle Porsche ?
" ... Eccellente il comportamento delle Porsche, e particolarmente dello spider 8 cilindri che Bonnier/G.Hill rifiutarono perchè - a loro detta - ancora instabile, e col quale Davis/Mitter, invece, si classificarono secondi assoluti. Con i quattro posti conquistati a ridosso dei vincitori, la marca tedesca ha dimostrato ancora una volta che le sue macchine, compatte e guizzanti, sono particolarmente adatte al circuito siciliano. E che essa intendesse servirsi di questo tormentato teatro di gara anche a scopo "sperimentale", è sottilineato dalla presenza di due nuove 8 cilindri, appunto lo spyder ed il coupè, quest'ultimo affidato a Bonnier/G.Hill, le quali hanno in comune la parte meccanica. Differiscono, invece, nelle rispettive carrozzerie, non soltanto per quanto riguarda, ovviamente, la struttura dell'involucro, ma soprattutto dal punto di vista delle dimensioni, che nello spyder sono ridotte al minimo essenziale, senza alcuno sbalzo anteriore nè posteriore. Umberto Maglioli e Linge disponevano della 6 cilindri e Pucci/Klass della 904. La cilindrata delle prime tre macchine era di 2000 cc. ... "
(stralcio da "Quattroruote" giugno 1965
- Piero Casucci)
La foto proposta - messa a disposizione dall'Amico di Targa Piero Pucci di Benisichi - Palermo, cui va in nostro ringraziamento - ritrae il box Porsche in quella Targa 1965. Sono visibili le due diverse "carrozzerie" quell'anno presenti; davanti la "sperimentale" Porsche 904/8 Bergspyder n.182 di Davis/Mitter, dietro quella di una "normale" 904.
Targa Florio 1965 ... e fù l'apoteosi per il siciliano Nino Vaccarella ...
.. Ma ritorniamo al vertice della superlativa "Targa Florio", cioè a Vaccarella/Bandini, tandem d'impeto e di saggezza, uniti insieme al volante di una portentosa macchina. "Sono entusiasta della Ferrari 3300, poichè è una macchina davvero formidabile, è un gioiello. La corsa è stata difficile perchè il percorso era tormentato e soprattutto per il caldo scoppiato improvvisamente. Sono felice di avere vinto questa corsa "mia", perciò prediletta". Questo il parere di Vaccarella al temine della estenuante cavalcata.
E quello di Bandini : "Quando ho preso io la macchina ho capito che eravamo soli al comando ed ho ritenuto opportuno rallentare, risparmiando così cambio, freni e motore, anche perchè l'asfalto si scioglieva al sole creando una specie di cuscinetto molle sotto le ruote che faceva prendere delle sbandate improvvise e tali che potevano compromettere la corsa".
Il Professore-Preside di Palermo ci teneva a vincere la sua Targa, ripetendo il successo del concittadino Pucci dell'anno prima. Quella di Vaccarella è stata un pò l'esaltazione della 49^ Targa Florio. E i 250 mila siciliani che dalle prime ore dell'alba avevano preso posto sulle alture, nelle tribune e lungo i tornanti, erano in estasi per quel che aveva fatto il loro "picciotto volante" sulle 1001 curve dei dieci giri. La conoscenza ad occhi chiusi del percorso gli aveva permesso l'exploit sensazionale, ben coiadiuvato - del resto - da Lorenzo Bandini che aveva soppesato la sua fatica col metro della classe e del ragionamento. L'ultima delle grandi competizioni che si ricollega al pionierismo eroico dell'automobilismo aveva la conclusione di italianissimo accento, come da tempo non accadeva. Erano occorsi, infatti, undici anni per arrivare a tanto ..."
("Il romanzo della Targa Florio" di A.F.
Bradley - 1965)
Commento alla foto: La Ferrari 275 P2 n.198, con alla guida Nino Vaccarella, mentre il Carabiniere in servizio controlla ..... Ma diteci Voi .... in quale altra parte del mondo è esistita, e sino al 1977, una gara su circuito (per 72 chilometri a giro), ed interamente su strada, ... financo con l'incredibile attraversamento di diversi paesi ?
Targa Florio 1965 .... Baghetti e quella "dannatissima" batteria
" .... La Scuderia Ferrari fu privata al terzo giro sia di Scarfiotti, che guidava in coppia con Parkes, uscito di strada per la rottura dello sterzo in conseguenza di un urto contro un muretto, sia di Baghetti, in coppia con Guichet, al settimo giro. Infatti, ad un certo punto, sulle Madonie, la batteria non funziona più. Baghetti si ferma, cerca un ... surrogato; lo trova in una Fiat 1100 di serie di uno spettatore, riprende così con molta decisione, ma dopo due chilometri il guasto si ripete e stavolta non c'è batteria di riserva che tenga, quindi, addio corsa ... "
L'episodio ("Il romanzo della Targa
Florio" - A. F. Bradley - 1965) è uno dei classici episodi di "Targa" che
vedono, come protagonista assoluto, il pubblico siciliano, sempre disposto a
qualsiasi cosa pur di "far ripartire" una vettura in difficoltà. Tutte le
edizioni delle Targa Florio, dal 1906 al 1977, sono state caratterizzate
da storie di questo tipo. Una gara unica, la Targa Florio.
La foto proposta - documento eccezionale
- mostra, lungo il "Piccolo", Baghetti, appena visibile sulla destra,
quasi nascosto tra i tanti spettatori che circondano la sua ammutolita 275 P2
n.204. Baghetti è, quindi, già fuori dalla Ferrari, col cofano posteriore
aperto, del disperato tentativo di rimediare al problema della batteria
fuori uso. Il Carabiniere pare essersi arreso nel contrastare quella massa di
appassionati che stanno lì, a ridosso della Ferrari, ormai irrimediabilmente
fuori gara. Un amante di Targa non può non soffermarsi nel gustare
anche l'aspetto "folkloristico" della variegata tipologia di cappellini da sole
degli spettatori; alcuni di paglia, altri confezionati alla buona con i fogli
dei giornali. Era il 1965; era probabilmente un'Italia semplice,
genuina, che non esiste più.
Targa Florio 1965 .... c'era anche .. la prima Ford GT40 mai vista in Sicilia .
Racconto tratto da " Il romanzo della Targa Florio " di A.F.Bradley (1965) :
" ..... Per la Ford, presente alla Targa con una sola vettura ( la GT40 Roadster telaio n.GT/111 della "Ford Advanced Vehicles" ) dopo le iscrizioni in massa della vigilia ( * ), si può parlare di difesa onorevole: Bondurant, assai meglio di Whitmore - il "Pastore volante" - era protagonista di un validissimo inizio, che però non aveva eguale prosieguo.La GT 40, di proprietà del Lord inglese campione della Lotus-Cortina, dopo 350 chilometri di corsa, proprio lungo lo spietato rettifilo di Bonfornello, usciva di strada. Colpa di un pneumatico evidentemene < pizzicato > nella fiancata, durante la vorticosa discesa su Collesano e Campofelice. Fatto è che un pezzo di gomma desciappata andava a colpire i fili elettrici che danno energia ai locomotori della ferrovia. Così il direttissimo rimaneva bloccato poco dopo la Stazione di Cerda e i viaggiatori ai finestrini gustavano l'emozione di quella fermata improvvisa seguendo i lampi rossi, bianchi, verdi e blu che sfecciavano in quell'unico tratto di sprint dell'infernale corsa ... ".
(*) nota di precisazione: in effetti la Ford, in un primo momento, ripetendo quanto già fatto nel 1964 con le Schelby Cobra - ma allora con scarsa fortuna, in verità - si era iscritta in massa attraverso la "Schelby American Ford", con numerose vetture. Poi tutto rientrò con l'iscrizione di quella unica GT40.
La foto che proponiamo è una immagine assolutamente inedita ; quella è la GT40 n.194 di Bob Bondurant ( USA ) e John Whitmore (GB), alle prese con le interminabili curve di Targa, in mezzo alle colline ed alle vallate del "Piccolo", nelle Madonie di Sicilia.
La foto è stata donata dall'Amico di Targa Florio Dr. Piero Pucci di Benisichi - Palermo, e per questo lo ringraziamo.
Targa Florio 1965 .... quella GTO/64 di Ravetto, chiamata "Pippo"
Abbiamo sempre pensato che i veri ricordi, le vere storie, le vere sensazioni di Targa Florio potranno fornircele soltanto i veri "protagonisti" di Targa, primi tra tutti i piloti; …. e …. senza offesa per "gli altri" …. soprattutto quei piloti - ancora tra noi, sia ex "professionisti", sia ex "gentleman drivers"- che hanno avuto la fortuna di essere gli "attori" di quell'epico automobilismo degli anni cinquanta/sessanta ……. Allora siamo andati, ancora una volta, a "disturbare" il Dr. Clemente Ravetto.
Questa volta la domanda che gli abbiamo posto è stata: " Ci racconta i Suoi ricordi di quella Sua 'ingombrante' GTO 250/64 da Lei condotta alla Targa del 1965 ? "
Questa la Sua risposta. Confessiamo che torniamo sempre a rileggerla, e non ci stanchiamo mai.
Per la Associazione Culturale "Amici della Targa Florio" PALERMO
Cari Signori, esaudisco volentieri il Loro desiderio di conoscere il mio pensiero ed il mio ricordo relativamente alla berlinetta FERRARI GTO/64.
Nel 1962 - presso quello che io definisco il Nobile Opificio in Maranello, oggi divenuto industria di produzioni automobilistiche in serie, perdendo così quella connotazione di esclusività che lo qualificava - vennero prodotte 32 unità del modello 250 GTO, nonché altre tre con motore 4000 su ordini di clienti non sportivi; successivamente, alla fine del 1963, seguirono 2 unità ex novo con carrozzeria rivista secondo più moderne esigenze aerodinamiche e, due delle precedenti 32, furono così ricarrozzate.
Nel Gennaio del 1965, volendo iniziare la stagione corse dopo aver conclusa quella precedente alla guida della Alfa Romeo Giulia " Quadrifoglio ", riportando dignitosi risultati, più in pista che in salita, mi orientavo verso una Simca -Abarth 2000, oppure una Ferrari GTO . Pertanto, ricevuto da Ferrari cui avanzai la richiesta di mio interesse, il Commendatore si dichiarò spiacente di non potermi fornire la vettura perché ne era cessata la produzione.
Tuttavia, in nome della vecchia amicizia intercorsa con mio Nonno Clemente - del quale diceva di ricordare con tanto gradimento i sontuosi pranzi che quegli teneva a casa in Palermo in occasione delle edizioni della Targa, ai quali egli era abitualmente tra gli invitati - mi promise di trattare con Edoardo Lualdi Gabardi la cessione a me della di lui GTO/64, ed in cambio gli avrebbe notevolmente anticipata la consegna della 250 Le Mans per la stagione 1965.
Il giorno seguente, ritornato nell'ufficio di Ferrari, egli mi disse che Lualdi aveva accettata la proposta e che ci aveva fissato un incontro per quella stessa sera presso il ristorante " Tucano " che era ubicato nel palazzetto di proprietà della famiglia Ferrari che sorge nella piazza centrale in Modena. Infatti, trovatici con Lualdi, concludemmo per il prezzo di 5 Milioni 500 mila Lire e, rientrando in casa, Ferrari ci raggiunse e si felicitò per l'esito della vicenda.
La mia vettura, telaio n° 4091, nata nel 1962, venne in un primo impiego adoperata dalla Scuderia Ferrari e dopo ceduta a Lualdi che la fece ammodernare; si noti che le quattro unità mod. 64 non erano gemelle tra loro in quanto le prime due realizzate - una per Corrado Ferlaino, l'altra per Oddone Sigala - avevano il tetto ovoidale e privo di paratie laterali, la mia e quella della Inglese Scuderia Maranello Limited (guida destra), che talvolta guidò anche Graham Hill e spesso la eccellente, veloce e dura pilota Annie Suisbolt moglie dell'Inglese Duca de Monteigu, avevano una piccola ala sul tetto che ai lati discendeva su due paratie verticali, nonché un accenno di ala di coda.
Cosa posso dire della macchina, quello che da sempre rispondo a chi mi pone questa domanda, "era un buon bestione" ; infatti, non creava problemi di sorta, necessitava solamente di benzina ma, soprattutto, perdonava con indulgenza molti errori, a differenza della Le Mans che oltre a bacchettare ferocemente faceva anche prendere delle considerevoli paure, pertanto, è agevole immaginare quale affettuoso ricordo ne conservo anche perché quel bestione, che chiamai Pippo perché somigliante al Pippo di Topolino, mi procurò l'onore di titolarmi Campione d'Italia Velocità 1965 per la classe G.T. oltre 2500.
In proposito, mi sovviene un episodio; a circa metà del campionato, ero già in testa per punteggio e pensavo di consolidare tale posizione con una vittoria, ormai certa, al Circuito del Mugello ( gara stradale ) quando, a pochi chilometri dal traguardo finale, circa venti, Gaetano Starrabba, mio coequipier, dovette fermarsi per la rottura del gruppo di riduzione del differenziale.
La vettura, portata a Maranello, quando venne ripristinata, fù oggetto di verifica da parte del mio Capo Tecnico Gino Alterio ( tutt'oggi lucido e vivace sebbene 94enne ), il quale constatò che il ponte posteriore era stato intieramente sostituito con altro surdimensionato e di differente fattura e venimmo anche a sapere che il Commendatore aveva disposto che mi fosse sostituito il motore da 300 CV con un 3000 Testa Rossa da 320 CV, volendo così venire in soccorso del giovane parente di un suo amico che, tra l'altro, si avviava a fregiare se stesso e la Ferrari di un titolo di merito e d'onore ( a quel tempo, i Campioni Italiani erano solamente dodici per stagione, uno assoluto toccò a Nino Vaccarella e undici per categorie e classi, oggi credo siano circa trenta ! ).
Cedetti a fine stagione la vettura a Lillo Adamo che a sua volta la vendette a Reale e più tardi passò ad Armiraglio da Cuneo e, dai primissimi anni 80, si trova a New York in proprietà di Peter Sachs, noto finanziere Americano, che la adopera nelle locali competizioni per storiche.
Nel merito della Vostra osservazione circa la inadeguatezza degli ingombri trasversali della GTO per le strade della Targa, era così, ma la circostanza procurava il vantaggio di tenere dietro senza colpa lo eventuale inseguitore ! !
Ebbi il piacere di rivedere il mio Pippo nel 1992 in occasione della festa pel trentennale della mitica GTO che Luca di Montezemolo volle celebrare; Sachs mi chiese di fare qualche giro di pista, proposta che rifiutai ringraziandolo ma precisando che dal 1972, a conclusione della mia quasi ventennale carriera, disceso dalla Abarth 2000 a 6 marce, non ho più guidato bensì, conduco automobili, attività formalmente analoga ma sostanzialmente assai differente.
Per vero v'è stata una sola eccezione, nel 1991 , quando, su invito di un caro amico, ripresi a Monza il volante di una monoposto Brabham con motore Alfa Romeo per disputare il Trofeo Ascari , gara durante la quale si scatenò un quasi nubifragio e, nondimeno, conclusi al terzo posto tanto che un giornalista scrisse: "buon sangue non mente, molti sono rientrati nel box , lui è giunto terzo" ; non poteva sapere il buon uomo che mentre guidavo dicevo a me stesso : "ma tu , vecchio asino, cosa ti mischi a fare in simili imprese"
Infine, riportandomi al mio rapporto con la GTO, poiché per indole non mi nascondo dietro le tende, non ho remore a confessare un mio momento di debolezza, anche perché mi sembra sia stato un sussulto profondamente umano; mi trovavo un giorno del 1998 all'Autodromo di Imola, spettatore di una serie di gare, tra le quali una per auto storiche, vinta da un giovane pilota Tedesco su una GTO/62 azzurra e bianca ed ero alla uscita della variante che immette nel rettifilo del traguardo e, vedendo passare quella macchina che il ragazzo infilava in uscita con una magistrale derapata centrifuga, sentendo quel sublime suono del dodici cilindri a V ad altissimo regime, lasciai scorrere due lacrime, compendio di un sentimento misto di nostalgia e di orgoglio per aver vissuta la irrepetibile esperienza di guidare e vincere con una siffatta automobile.
Spero di essere stato esauriente per
quanto di Vostro interesse e Vi invio cordiali saluti.
13 Novembre 2009
Dr. Clemente Ravetto
Nella immagine proposta: Quella Ferrari 250 GTO/64 n.118 di "Ravetto - Starrabba" della Scuderia Pegaso alle prese con un serrato duello con la sorella Ferrari 250 LM n.140 di "Toppetti - Grana".......... Una immagine che vale il doppio. Una vera "goduria". Un enorme nostro grazie và al Dr. Clemente Ravetto, Amico dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio.
Maggio 2012 ( In ricordo del'amico Clemente Ravetto )
Targa Florio 1965 : quelle ASA sono le "Ferrarine"
" ... Il 9 maggio 1965 la Casa di Lambrate partecipò finalmente alla Targa Florio, gara che si prestava a valorizzare le doti di ripresa, tenuta di strada e maneggevolezza della picccola granturismo milanese. Vennero iscritte nella categoria Prototipi, classe fino a 1600 cc., due 1000 GT strettamente di serie, salvo per la carrozzeria, in alluminio invece che in acciaio, di cui una fu affidata alla coppia milanese Pianta - Bassi, e l'altra al bolognese "Kim" ( Sergio Pedretti ) ed al milanese Pino Babbini. Esse erano le macchine di minor cilindrata fra tutte quelle che si schierarono alla partenza e raggiunsero il traguardo di Cerda senza alcun inconveniente ( tranne una sosta di Bassi per far controllare la pressione dell'olio), e conquistarono il 3° e 4° posto di classe e la 17^ e 22^ posizione in classifica assoluta. La stampa, che negli ultimi tempi si era accanita contro l'ASA, fu unanime nell'esaltare il risultato conseguito dalla marca milanese nella dura gara siciliana ..."
("ASA - L'epopea della Ferrarina" - Franco Varisco - 2004)
Nel 1965 ero davvero un ragazzino. Era Franco che, in quegli anni, mi portava con sè in Targa; mi disse : guarda, quelle sono le "Ferrarine". Di quel termine .... "Ferrarine" ..... erano pieni gli articoli di giornali e di riviste come "Quattroruote" ed "Auto Italiana". Solo per quello mi restarono per sempre impresse nella memoria. Per tutti gli sportivi di Targa restarono nel cuore, quelle "ASA 1000"; erano davvero vetture "simpatiche". E dire che tutto nacque da un non più concluso progetto del grande "DRAKE"; doveva ( forse ) essere la piccola Ferrari motorizzata 850. Fù, all'inizio, la cosiddetta "Ferrarina 854".
Nella foto: un bel passaggio in Targa 1965 della ASA 1000 GT n.162 di "Kim" - Babbini. La livrea è strettamente di serie, inclusi i pesanti paraurti cromati. Da notare i mitici "gallettoni a tre alette" della Borrani, sullo stile "Ferrari", ed i finestrini laterali scorrevoli, molto "corsaioli", verosimilmente in plexiglas.
49^ Targa Florio - 9 Maggio 1965
La coppia italiana Vaccarella-Bandini su Ferrari ha vinto la Targa Florio confermando in pieno le previsioni della vigilia. Le tedesche Porsche si sono difese con impegno riuscendo a non essere surclassate, e l'unica Ford in gara, nonostante un incidente meccanico abbastanza grave, ha destato buona impressione, dimostrando che i costruttori americani hanno fatto tesoro dell'esperienza siciliana dello scorso anno.
Secondo, terzo, quarto e quinto posto assoluti sono stati appannaggio delle macchine di Stoccarda. Una splendida giornata di sole e 250 mila spettatori hanno contribuito al completo successo di questa edizione della classica corsa siciliana, che tuttavia è stata drammatizzata da due incidenti, per fortuna non così gravi come in un primo momento si era temuto. L'Alpine di Grandsire - Bianchi, pare per la rottura dei freni ha sbandato paurosamente, ha urtato contro un paracarro e si è incendiata. Al momento dell'incidente si trovava al posto di guida Grandsire, che ha riportato ferite e ustioni. L'elicottero del servizio sanitario ha provveduto a soccorrerlo ed a trasportarlo presso il posto medico della gara. Anche il palermitano Gilberti è rimasto vittima di un incidente: la sua Abarth si è anch'essa incendiata ed il pilota è rimasto ustionato.
Al termine della gara, che si è imperniata sul duello tra la casa di Maranello e quella di Stoccarda, è stato unanime il riconoscimento della valorosa e sfortunata prova della Ford. La scialba prestazione fornita lo scorso anno dalle « Cobra » è stata riscattata dalla vettura della coppia Bondurant-Withmore , riuscita ad inserirsi validamente nella classifica sino al quarto giro, quando occupava il terzo posto assoluto.
Poi la Ford perdeva una ruota ma il californiano, che si trovava in quel momento alla guida della macchina, riusciva a mantenere su strada la vettura . Particolare veramente straordinario: la ruota della Ford ha tranciato nettamente la linea di alimentazione elettrica della strada ferrata Palermo- Messina, costringendo ad una sosta forzata alcuni convogli. E' stato comunque lo stesso Bondurant a recuperare la ruota e a rimontarla, proseguendo sino ai boxes, dove i meccanici gli permettevano di riprendere la corsa. Tuttavia una successiva noia meccanica dopo qualche giro costringeva Bondurant a fermarsi ancora una volta.
Le Ferrari ufficiali, anche se hanno ceduto il passo alle Porsche nelle piazze d'onore, si sono dimostrate ancora una volta imbattibili. La dinamo della vettura di Baghetti e una ruota perduta da Scarfiotti sono le cause dei ritiri delle due vetture che, diversamente, si sarebbero inserite nel dialogo recitato dalle vetture tedesche nelle posizioni di prestigio. Una sorpresa lieta è venuta dall'ottima condotta di gara della nuova Abarth 1600 (sesta assoluta con Hermann-Cella) e dalle Asa, che hanno girato con regolarità cronometrica.
Il via è stato dato alle 8,12 dal ministro del Turismo e Spettacolo, on. Corona: presente anche l'assessore regionale Nicoletti. Sin dal primo giro passa al comando il palermitano Vaccarella, all'indirizzo del quale la folla assiepata sulle tribune e lungo i settantadue chilometri del percorso tributa grandi ovazioni. Vaccarella non lascerà più la prima posizione; dal terzo al sesto giro Scarfiotti, alternandosi alla guida con Parkes, hanno tallonato da presso la coppia di testa, ma hanno dovuto cedere poi alle Porsche, i cui piloti si erano inizialmente limitati a controllare la corsa delle Ferrari, scattando quando gli incidenti meccanici occorsi ai piloti del « Cavallino rampante » hanno loro permesso di insediarsi nelle posizioni d'onore .
Targa Florio 1965 ..... "passione e generosità" ....
"Passione e generosità" : così titolava un servizio scritto, tanto tempo fà, dal compianto Guido Garufi. Questo il Suo racconto :" ... Mi è caro tornare con la memoria ad episodi per me significativi, in quanto dimostrano la sportività più vera che permeava un pò tutti noi piloti della vecchia guardia. Uno risale al 1973, quando gareggiando con la Porsche 911S 2400, sulla Cefalù - Gibilmanna, mi fermai per controllare l'eventale necessità di aiuto di un altro pilota, il mio caro amico Alfonso Merendino ("Apache") che su uno degli ultimi tornanti era uscito fuori strada e, in quella occasione, mi qualificai 2° ; o ancora quando alla Targa Florio del 1965, dove gareggiavo con una Simca Abarth 1300 in coppia con Nino Di Salvo.Quest'ultimo non si presentò ai box, dove lo attendevo per dargli il cambio alla guida, in quanto si era fermato per prestare soccorso al mio carissimo amico Angelo Giliberti la cui macchina, dopo il rettilineo di Buonfornello, era uscita di strada prendendo fuoco. In questa grave occasione il mio co-pilota Nino Di Salvo riportò delle gravi ustioni mentre aiutava Giliberti ad uscire dall'abitacolo ...".La foto proposta, inedita, è uno splendido regalo del nostro Amico, che ringraziamo, Antonio Garufi, figlio del compianto Guido Garufi; quella Simca Abarth 1300 n.20 è esattamente la vettura con la quale Guido Garufi e Nino Di Salvo gareggiarono alla Targa Florio 1965. La vettura è ferma allo start di Floriopoli. E' una vera "apoteosi" di colori di Targa : rosso corsa per l'Abarth, bianco "pennellato" per i numeri di gara, celeste/blu azolo per i fondo numeri. E' una delle più classiche inquadrature di Floriopoli.Molti piloti siciliani di Targa, quelli "veri di una volta", ricordano ancora quel gesto di Nino Di Salvo nel 1965, in soccorso di Angelo Giliberti.
Targa Florio 1965 … omaggio al quelle mitiche SZ …
… Tanti piloti, ma veramente tanti, in quegli anni sessanta iniziarono a fare le cose "sul serio" guidando esattamente quelle Alfa Romeo SZ. Sono state, alle Targa Florio, tra le principali protagoniste delle classi "piccole". Chi ha avuto la fortuna di gustarsi di persona le Targa Florio di quegli anni non può non avere ricordi di quelle mitiche "essezeta". Erano veloci, agili, affidabili, adattissime alle strade di Targa, ed erano quasi sempre rosse, tranne qualche eccezione. Nella rara immagine a colori che proponiamo potete ammirare l'Alfa Romeo SZ bianca n.14 di Pietro Lo Piccolo e Salvatore Sutera (Scuderia Pegaso - Palermo). Il paesaggio circostante è da "urlo". Tanti gentleman drivers, da giovani, "si fecero le ossa" alla guida di quelle SZ …
La foto è un dono di Salvatore "Toti" Sutera, amico e socio dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio.
Targa Florio 1966 …. quella privata Porsche 904 GTS …… rossa
Davvero non comune il rosso come colore di una Porsche 904 GTS. Quella della foto è la "privata" 904, in quella Targa Florio condotta da Turillo Barbuscia e Secondo Ridolfi. La vettura - curiosamente - esponeva i loghi pubblicitari della "MARATHON" (Compagnia Petrolifera), e ciò analogamente a tutte le vetture della locale Scuderia Pegaso/Marathon di Palermo ; chissà ….. magari quella fu una forma di estemporanea indiretta "assistenza" ……L'immagine proposta - che consente di verificare lo stato certamente non ottimale dell'asfalto, pieno di pericolosissimo brecciolino - è un prezioso regalo di Thomas Horat al sito della nostra Associazione Culturale Amici della Targa Florio.
Targa Florio 1966 Il ricordo di Clemente Ravetto
... L'anno dopo comprai una « Le Mans » . Era quella di Sergio Bettoja , ma lui non ci aveva mai corso. L'aveva prestata a De Adamich , a Casoni e poi a Vaccarella. Nino, a Pergusa, aveva avuto un brutto incidente e la macchina, semi distrutta, era tornata a Maranello dove l'avevano rimessa a nuovo. Credo di averla pagata sei milioni e mezzo. Anche con quella feci la Targa Florio e vinsi di nuovo la classe. Ma fu una vittoria più avventurosa che in precedenza . Al via, il primo a partire della mia classe era Guy Ligier , con la Ford «GT 40», poi c'erano altri quattro o cinque concorrenti e infine c'ero io, l'ultimo. Già alla fine del primo giro li avevo superati tutti, meno Ligier . Ma gli ero dietro. Ricordo che avevo intravisto la sagoma bianca della sua vettura alla fine del rettilineo di Bonfornello. Tra parentesi, in quella edizione, feci registrare la più alta velocità di punta, 281 chilometri all'ora, che credo sia rimasta imbattuta per diverso tempo . O forse non l'ha più battuta nessuno: non so, non me ne sono più interessato. Come dicevo, ero ormai in vista di Ligier, ma purtroppo mi si è rotta la seconda marcia . Le altre entravano, ma la seconda no. E siccome per mettere la prima c'era una specie di catenaccio che costringeva necessariamente a passare per la seconda, la cosa si fece più grave del previsto, una vera tortura. Comunque io e Gaetano Starrabba continuammo, sempre dietro alla «GT 40». Finché, all'ultimo giro, vedo la vettura di Ligier fuori strada, dentro un abbeveratoio per cavalli, all'ingresso di Collesano . Bene, ho pensato, ho vinto. E infatti all'arrivo vengo subito festeggiato. Ma dopo cinque minuti arriva il conte Federico, direttore di gara e mi dice: eh no, caro, non hai vinto, perché dice il regolamento che valgono le posizioni del momento in cui il primo assoluto taglia il traguardo. E in effetti, quando Mairesse, con la Porsche, era arrivato, Ligier non era ancora uscito di strada, quindi il primo di classe era lui. Bene, dissi io, e allora chiedo una verifica della cilindrata e della capacità del serbatoio della Ford che ha vinto. È un mio diritto. Sicuro, dissero loro, ma la macchina non c'è, è a Campofelice. E allora ? E allora se la macchina non è giunta al traguardo probabilmente hai vinto tu. E infatti fu così. Tralascio di raccontare quello che poi fece Ligier , alla sera, a cena. Fu molto poco sportivo, volò anche qualche seggiola. Pazienza. ...
Leo Cella ricorda la sua avventurosa Targa 1966
Eccomi per la quarta volta sul circuito delle Madonie, con meno entusiasmo però, che negli anni passati.
Correre con la Lancia « Fulvia HF », cioè una vettura da turismo, in competizione con le Porsche, le Ferrari e le Ford, vetture fatte apposta per le corse, non mi esalta.
In prova, lungo il percorso della « Targa », supero spesso Fiat « 850 » o « 1500 » targate PA o NA e mi vergogno un po' nel passarle, poiché alla guida di queste macchine a noleggio della Hertz o della Maggiore vi sono Mairesse, Scarfiotti, Baghetti e altri corridori di tale calibro.
Fra qualche giorno ritorneranno però al volante di veri bolidi, ed io resterò sulla mia « Fulvia ». Pazienza, ormai ci sono. La levataccia di domenica per recarmi al circuito, sotto un cielo scuro, fa pensare che sarà un giorno avventuroso. Tutta la notte pioggia a dirotto.
Parto. Ho il numero 18. La mia tattica di gara sarà di fare un solo rifornimento (contro i due preventivati dagli altri equipaggi) andando con la maggiore regolarità possibile.
Mi allaccio quindi le nuove cinture di sicurezza a bretella (cinque minuti per l'operazione), metto il mio casco nuovo e sono pronto per la lunga galoppata
Cinque curve sono passate, quando il clacson si mette a suonare come un matto. Slaccio le cinture e con la mano destra riesco ad aprire la scatola dei fusibili. Tra una sbandata e l'altra torno a lavorare. Il terzo fusibile che tolgo è quello buono e il clacson tace.
Il galletto che fissa la scatola e tutti i fusibili sono ora per terra e girano dentro la macchina. E' mio destino correre senza organizzarmi. Cerco di star calmo. Ne ho bisogno. Ad ogni curva una sorpresa, terra e sabbia portati dalla pioggia, grossi rigagnoli di fango, pietre e altro. Quelli che mi precedono però vanno con più prudenza, e così io dopo una ventina di chilometri mi trovo ad essere davanti a tutti.
Al rettilineo di Buonfornello (5 km.) la mia « bomba » non supera i 160 km/h (con questi rapporti) e ritrovo le valvoline ed il galletto, ma non riesco a fissarli perché si avvicinano già altre curve. Sarà per il prossimo giro.
In montagna incomincia a piovere e naturalmente una delle valvoline che ho in tasca è proprio quella del tergi. Sul Buonfornello riesco a mettere tutto a posto e il tergicristallo funziona. Per fortuna, perché al terzo giro la pioggia vien giù a catinelle.
Si scivola maledettamente. La gente ai bordi della strada mi applaude. Per un momento mi sembra di essere preso in giro ; in fondo i « grandi » della corsa, secondo i calcoli, avrebbero dovuto raggiungermi da un pezzo. (Saprò poi che dopo il mio passaggio, vi è un vuoto di minuti e minuti, e vengono poi le Porsche e le Ferrari).
Ora incomincio ad ingranare e il maltempo mi aiuta, perciò prego che peggiori e magari anche un po' di nebbia, soprattutto sul Buonfornello, così che i miei rivali vengano messi in difficoltà ancora di più...
La mia cattiveria viene punita e la macchina non va più. Sembra non arrivi benzina. Mi fermo. Nel silenzio sento dietro di me, giù nella valle, il ruggito delle Porsche e delle Ferrari. Sono proprio senza benzina. Accorre gente: « Che fù ,benzina? ». « Che è? » grida uno, e lo vedo che armeggia intorno ad una «Topolino» con un tubo di gomma.
« Non ve n'è molta - mi dice fra uno sputo ed una tirata - ma tutta gliela dò ». Alfine riempiamo una latta sporca di non so che e, ringraziando di cuore, riparto. Non mi hanno ancora preso. Per sicurezza mi fermo al bivio Polizzi. Trovo subito un meccanico della Ferrari che mi butta dentro dieci litri (in quel momento passa la Porsche di Klass).
Riparto, arrivo sul rettilineo senza benzina, e, in folle, raggiungo un distributore. «1000 lire per favore, poi gliele pago». Mi fermo ai box, faccio il pieno. C'è un bel buco nel serbatoio. Non si può riparare. Riparto lasciandomi dietro una scia di benzina. Con due soste ai distributori lungo il percorso riesco a finire il sesto giro. Passo la guida al mio compagno ed amico Marzi, istruendolo sui vari distributori pronti ad accoglierlo lungo il percorso.
Ormai non ho più nulla da fare. Penso a quanta benzina ho consumato e quanta ancora ne consumerà il mio compagno ; saranno circa 600 litri. Ripenso ancora ai miei primi giri, penso a quello che avrebbe potuto fare la mia « Fulvia » senza questa disavventura. Comunque siamo primi della classe « 1300 » e undicesimi assoluti ; un bel risultato per una « gran turismo ». Certo che la « Targa » è bella. Non è una corsa come le altre, è un'avventura, un'avventura per tutti (che vale la pena di vivere).
A Monza o a Le Mans correre con una « Fulvia » al fianco di tali mostri è assurdo e ridicolo, oltre che pericoloso ; solo qui nasce sempre l'imprevisto che può fare impegnare allo spasimo e far sognare (per un momento) anche i più « piccoli ».
Tratto da Autosprint
Targa Florio 1966 ... quella Porsche Carrera 6 che veniva da Stoccarda ....
La "storia" di quella Porsche Carrera 6 dei siciliani Capuano e Latteri è una vera "favola", ancor prima che iniziasse a correre, ed infatti così quella "storia" la raccontava, nel 1966, il grande giornalista Pietro Rizzo ("Autosprint Mese" - Dicembre 66):
"... Finita la stagione, Capuano s'accorse che era venuto il gran momento. Ci voleva, insomma, una grossa vettura; una sport di primo piano che gli permettesse di affermarsi definitivamente, e questa venne. Tra una patema d'animo e l'altro - per le preoccupazioni e le gioie che gli procurava di domenica in domenica il figlio - e dopo le continue richieste di quest'ultimo, il sempre più entusiasta ed appassionato papà Quirino, in un momento di debolezza, spedisce il figlio a Stoccarda per l'acquisto di una fiammante Carrera 6.
Assieme a Latteri, con una vecchia Fiat 1800, Capuano partì alla volta della Germania. Qualche giorno dopo, tornati in Sicilia con la vecchia Fiat che trainava un carrello con la nuova Porsche, i nostri personaggi si diressero direttamente sul Circuito delle Madonie, dove una settimana più tardi si sarebbe svolta la 50^ edizione della Targa Florio. Quale migliore banco di prova, per sondare la qualità della vettura ? Un giro Capuano, un altro Latteri e così via per due intere giornate. Viene finalmente il grande giorno ed entrambi, nonostante l'"annacquata" Targa di quell'anno, e nonostante non avessero ancora preso confidenza con la terribile Porsche, forniscono una brillante prestazione finendo ottavi assoluti e quarti di classe , dietro una infinità di "ufficiali" …. ".
Una curiosità ? Quell'anno, oltre a quella fiammante "palermitana" 906 iscritta dalla Scuderia Pegaso, al via si presentarono tante altre "sorelline" gemelle, eccole:
- n.4 Carrera 6 della Porsche System Engineering; - n.3 Carrera 6 della Scuderia Filipinetti (di cui una, la vincente, semi works); - n.1 Carrera 6 della Ecurie Basilisk; - n.1 Carrera 6 della A.F.N. - Porsche Cars Great Britain. Quindi, ben 10 Carrera 6 in gara .... davvero incredibile.
Nella foto quella Carrera 6 di Capuano/Latteri con una delle provvisorie targa "prova" di carta, come erano in quegli anni.
Targa Florio 1966 ... e fù il ritorno dell'ASA ...
" ... La positiva partecipazione alla Targa Florio del 1965 spinse la casa di Lambrate a ripetere l'esperienza anche nel 1966 ..... In data 8 maggio 1966, a Palermo, si svolse la Targa Florio, la più vecchia e prestigiosa gara automobilistica del mondo. Si schierarono alla partenza tre ASA: una GTC ( n.216) con motore di 1032 cc., affidata a Spartaco Dini e Giuseppe della Torre, che fu però costretto a ritirarsi per un guasto al motore; un'ASA 1000 GT con carrozzeria in plastica (n.202), ma con il nuovo motore di 1800 cc. a quattro cilindri, affidata a Giorgio Pianta e "Sir Ortensio" (Giampiero Moretti), costretta anch'essa al ritiro per una uscita di strada di quest'ultimo; e infine una 411 strettamente di serie con il n.214 (alla guida Raffaele Pinto ed il siciliano Silvestre Semilia), che si classificò al 21° posto assoluto e 4^ nella categoria Prototipi sino a 2000 cc. ..."
( "ASA - L'epopea della Ferrarina" - Franco Varisco - 2004)
Nella foto: l'ASA - versione 411 - n.202 di Pianta - Moretti. Nell'occasione la carrozzeria era in plastica. La 411, nella sua altra versione in alluminio, pesava già 110 chilogrammi in meno rispetto alla 1000GT. Ben visibili altre differenze tra le due versioni : l'ampia pesa d'aria sul cofano motore, i proiettori inclinati e lo specchietto retrovisore "racing". Sulla parte superiore destra del parabrezza un piccolo adesivo rettangolare; è l'adesivo dei commissari di "concorrente verificato", apposto subito dopo il positivo passaggio alle verifiche tecniche. Per mano di Moretti quell'ASA, in gara, uscì rovinosamente di strada; in quel momento il "Piccolo" era battuto da una pioggia fittissima. In quella immagine a Floriopoli alla guida si scorge Giorgio Pianta; dietro l'ASA n.202 la Porsche 906E n.218 di Gerhard Mitter e Jo Bonnier ( Porsche S.E.)
Targa Florio 1966 ...... ancora una foto per quella Bizzarrini ......
E questa è la seconda foto di quella Bizzarrini, sempre tratta dall'Archivio personale di Paul Vestey. Quella bella vettura, quindi, era tutta rossa, inclusa la coda. E se ci fate caso sullo sportello di quel camioncino di assistenza, sopra un adesivo "BP ", c'è una scritta, apposta "a pennello" ....... in stile Targa Florio, e così recita : "50^ Targa Florio - concorrente " ed al centro il numero della vettura, il 226.Una cosa davvero particolare.LAssociazione Culturale Amici della Targa Florio rinnova i propri rigraziamenti allAmico di Targa Florio Paul Vestey che ha avuto il piacere di mettere a disposizione di questo sito due documenti di eccezionale bellezza e rarità.
Targa Florio 1966 ... LA "SICILIANA" TARGA FLORIO .......
Una volta un amico "del continente" mi disse : " ... Raccontami qualcosa della Targa Florio ... fammi capire cosa fosse ...". Lo portai con me per fargli aprire un libro molto particolare, custodito come una reliquia; una edizione a tiratura numerata e non in commercio, in quanto riservata alla esclusiva personale disponibilità del grande "Drake", l'Ingegnere Enzo Ferrari. "Le briglie del successo" il suo titolo.Quel libro risultava "finito di stampare il 30 novembre 1974 nelle Officine Grafiche ARBE di Modena", nella sua ultima - allora - edizione del novembre 1970.
A
pagina n.119 di quel libro c'è una foto molto particolare, e posso assicurare
che, in tutto il libro di ben n.253 pagine, è l'unica foto ove non è presente
una vettura da corsa od un pilota. Quella foto è un vero, unico, esclusivo
omaggio ad una gara - la Targa Florio - ed al suo pubblico.
Enzo Ferrari ha così voluto onorare la
"siciliana" Targa Florio. Per nessuna altra gara un pari trattamento.
Feci, così, vedere quella foto al mio
amico "del continente". Non ci volle molto perchè Lui capisse cose fosse stata,
per noi siciliani, la Targa Florio.
Enzo Ferrari donò quel Suo libro nel
lontano 31 gennaio 1977. Quella foto proposta ritrae un luogo "cult" della
Targa; il tifo - come fosse in una gara ciclistica - è assolutamente schierato,
di parte. Quell'anno - era il 1966 - sulle Madonie correva una splendida
Ferrari 330 P3 Spyder n.230 affidata all'eroe locale Nino Vaccarella ed a
Lorenzo Bandini.
Targa Florio 1966 - La mitica "Scuderia PEGASO" di Palermo -
Soltanto qualche giorno fà alcuni Amici di Targa Florio hanno trascorso un piacevole pomeriggio in compagnia di Francesco "Ciccio" Dessì, socio fondatore - insieme a Ninni e Pippo Failla, Manfredi Orobello, Franco Moscato, Gaetano Mancuso e qualche altro di cui, ce ne scusiamo, non ricordiamo i nomi - della mitica "Scuderia PEGASO" di Palermo.
Francesco Dessì, grazie alle Sue - praticamente ormai
uniche -memorie, ha riportato alla luce alcune storie; questa è una di quelle :
TARGA FLORIO 1966 Ignazio Capuano, nella
primavera del 1966, compra una fiammante Porsche 906. Sappiamo - lo abbiamo
gia' scritto su questo nostro sito - che in Targa Florio di quell'anno, durante
le prove ufficiali, usci' di strada per il blocco dell'acceleratore, finendo la
sua corsa in un campo di grano.
Saputo dell'incidente, Ninni Failla
(Presidente della Pegaso) e Francesco Dessì (Segretario) si recarono sul posto
per il recupero della preziosa vettura.
Di quest'ultima, pero', non vi era
alcuna traccia, stante che la 906 si era fermata nei campi, quasi nascosta,
molto lontano dalla strada. Si inoltrarono, quindi, nella campagna dove
chiesero ad un contadino se avesse visto, per caso, la macchina.
La risposta, secca, fù questa : " …. Minchia
! 'Na machina ?
Io vitti n'aciddazzu biancu ca facìa un
burdellu, e battìa l'ali ….". ( " … Caspita ! Una macchina ?
Io ho visto un uccellaccio bianco che
faceva un casino e batteva le ali …. ". )
Bene, Ignazio Capuano - nel 2010 -
conferma: La Sua 906, in piena velocità, decollò su un terrapieno lungo la
strada, volò letteralmente, planò su un campo di grano in declìvio, ed ad ogni
"sbattone" a terra le portiere ad ali di gabbiano si aprirono e si chiusero più
volte, e la Carrera 6, alla fine, era quasi nascosta.Il grano era più alto della Porsche.
" … Si, questa storia l'avevo sentita,
tanti ma tanti anni fà ……" ci ha detto Capuano …
" La foto proposta riguarda una festa conviviale della Pegaso ove si scorgono, da sinistra, Failla e Dessì, Dirigenti Pegaso."
Targa Florio 1966 ... quella 330 P3 come non la avete mai vista ........
Così si ridusse, alla Targa Florio 1966, la spendida Ferrari 330 P3 di Vaccarella / Bandini a causa della rovinosa uscita di strada di Lorenzo Bandini, causata da una "toccata" nell'occasione del soprasso nei confronti della privata Ferrari 250 GTO/64 del pilota siciliano Marsala ....
Targa Florio 1966 ... quella 330 P3 come
non la avete mai vista ........
Targa Florio 1966 ... quella 330 P3 come non la avete mai vista ........
..... Bandini - dopo l'incidente ritornato a Floriopoli, peraltro ospite in macchina proprio di Marsala - accusò pesantemente il siciliano ..... ed i piloti privati in genere ....... seguirono, nell'immediato, dichiarazioni di Nino Vaccarella, compagno di Bandini ..... ; quello fu un episodio destinato a scatenare infinite polemiche ....
Targa Florio 1966 ... quella 330 P3 come non la avete mai vista ........
........ la stampa sportiva trattò ampiamente l'episodio .... ed alla fine - a freddo - si capì che le colpe non erano certamente tutte da addossare a Marsala ...... ma intanto .... quella splendida 330 P3 si fermò al 7° giro di corsa, in fondo a quella scarpata, .... e fù un vero peccato .....
Targa Florio 1966 ... Accuso Bandini
Il pilota privato siciliano Pippo Marsala, alla guida di una già anziana Ferrari 250 GTO/64, venne massacrato di critiche per essere stato ritenuto la causa del rovinoso "fuori strada" della Ferrari 330 P3 di Lorenzo Bandini, a seguito di una sua errata segnalazione in fase di sorpasso.
Fù poi Autosprint, 10 giorni dopo il "fattaccio", a dargli spazio di replica, qui di seguito proposta :
SUL PIU' SCOTTANTE EPISODIO DELLA CORSA SICILIANA, PIPPO MARSALA, IL GIOVANE PILOTA PALERMITANO CHE IN OCCASIONE DELLA 50' TARGAFLORIO E' STATO OGGETTO DI CRITICHE, A SEGUITO DELLE DICHIARAZIONI RILASCIATE DA LORENZO BANDINI DOPO IL BEN NOTO INCIDENTE, CI HA FATTO PERVENIRE LA SEGUENTE DICHIARAZIONE, ANCHE SE PUO' NON CONVINCERE MOLTO :
Mentre stavo compiendo il sesto giro, giunto in prossimità del Bivio Montemaggiore, mi accodavo alla Ferrari Le Mans degli inglesi Hawkins ed Epstein e procedevo assieme a loro verso il Bivio di Caltavuturo.
Proseguendo nel cammino, davo regolarmente strada ad una delle vetture della Squadra Autodelta, della quale non ricordo il numero di gara, perdendo così, a causa di questo rallentamento di marcia, il contatto con la Ferrari che mi precedeva. Giunto in prossimità del "Cippo Masetti" vedevo dallo specchietto retrovisivo avvicinarsi l'Alpine n. 72 del francesi Delageneste-Rosinski che mi raggiungeva a velocità piuttosto sostenuta.
Per dare strada mi sono avvicinato al ciglio destro della sede stradale per permettere iI sorpasso, che ho segnalato mettendo fuori la mano sinistra dal finestrino, secondo quanto previsto dai regolamenti sportivi internazionali che ben conosco.
Dopo cha l'Alpine effettuò il sorpasso, mi sono riportato al centro della carreggiata.
A questo punto, sempre dallo specchietto, ho visto sopraggiungere a sbalorditiva velocità la vettura n. 230 alla guida della quale era Lorenzo Bandini.
Per effettuare la curva mi sono portato sulla parte sinistra della carreggiata stradale ; Bandini, a questo punto, evitando di frenare, mi ha tamponato in un primo tempo posteriormente e quindi ha cercato di effettuare egualmente II sorpasso dalla parte destra, contrariamente a quanto previsto dal regolamento.
A cause del tamponamento la mia vettura ha subito uno sbandamento, per correggere il quale ho dovuto convergere sulla parte destra della strada per evitare di andare a finire nella sottostante scarpata.
Cosi messe lo cose è chiaro che le soluzioni per Bandini diventavano evidenti : o evitare la collisione, rischiando in proprio, o entrare nuovamente in collisione con la mia vettura con le relative conseguenze del caso, che evidentemente avrebbe portato o alla mia o alla sua uscita di strada.
II pilota della Ferrari, per motivi cha può giustificare solo lui, ha preferito la seconda soluzione, venendo a cozzare nuovamente contro la mia GTO, pagandone le spese.
Mentre la vettura di Bandini ribaltava nella scarpata, mi sono fermato, sono sceso per andare incontro al pilota milanese, non scappando, come lo stesso - al suo arrivo al box - ha dichiarato alla stampa.
Lo ho fatto salire sulla mia vettura, riprendendo a marciare verso le tribune, ad andatura turistica.
Per avere atteso Bandini, per averlo soccorso e per averlo trasportato alla zona dei box, ho perduto ben 29 minuti primi, che mi hanno messo fuori classifica.
Non sono certo che il Signor Bandini avrebbe fatto altrettanto se l'uscita di strada fosse toccata a me.
E, aggiungo, che quando si corre per aggiudicarsi il Campionato del Mondo Marche ogni attimo è preziosissimo.
Questo l'episodio, e ritengo dl essermi comportato, e tengo in questa occasione a precisarlo, in maniera sportiva, leale e cavalleresca.
Contrariamente a quanto ha dichiarato il pilota della Ferrari al suo arrivo al box, sul mio comportamento scorretto, devo confermare che il Signor Bandini, durante la nostra marcia di avvicinamento al traguardo, non ha auto assolutamente nulla da obiettare sulla mia condotta al momento dell'incidente.
Non comprendo proprio, quindi, per quale motivo abbia poi voluto giustificarsi in tal modo.
Targa Florio 1966 .... finalmente foto a colori per quella Bizzarrini .......
Da appassionati di Targa Florio quali siamo ..... abbiamo trascorso un pò di tempo a cercare una foto a colori della Bizzarini GT Strada 5300 che partecipò, con scarsa fortuna, alla Targa Florio del 1966.La vettura era "ufficiale", iscritta dalla "Bizzarrini Prototipi", ed affidata ai piloti Edgar Berney e Giuseppe Nieri.Ebbene ...... roba da non crederci ........ la foto .... anzi ... le foto ... sono arrivate, e non da parte di un personaggio "qualsiasi". Sono, invece, un vero e proprio regalo al sito dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio da parte di quel Paul Vestey, pilota, che portò in Targa Forio 1968 la sua mitica bellissima Ferrari 250 LM, in coppia con David Piper.Per questo lo ringraziamo immensamente.Ma torniamo alla Bizzarrini del 1966. La vettura, in gara, non ebbe fortuna ; "saltò" il motore (head gasket) quasi subito, nel corso del 2° giro. L'immagine proposta ci mostra la Bizzarrini in giornata di prove. Le ( scarse ) cronache del tempo raccontano che la vettura subì uno scontro con una vettura civile ( Fiat Topolino ) rimediando una botta sull'anteriore sinistro. Il danno fù sistemato alla meglio per la successiva gara.La foto - semplicemente spettacolare - ci "racconta" le fasi successive all'incidente. I meccanici sono ancora al lavoro. Il camioncino di assistenza è targato LI ; la sede della Bizzarrini era ubicata, infatti, a Livorno.
Targa Florio 1966 ……. quelle "piccoline" ASA ….
Fu molto soddisfacente, nel 1965, l'avventura delle ASA alla Targa Florio. Nella successiva edizione del 1966, con molto entusiasmo e fiducia, fu portata in Sicilia, tra le altre, anche una ASA GTC, con motore di 1032 cc., che sarebbe stata condotta da Spartaco Dini e da Giuseppe della Torre. Il suo numero di gara fù il 216.La troviamo immortalata in questa splendida foto - regalata alla fruizione del nostro sito dall'Amico di Targa Florio Tony Adriaensens https://www.corsaresearch.com/ - durante un suo fermo tecnico ai box di Floriopoli ; l'ASA sta dietro una delle tante Lancia Fulvia HF private, alle prese con un rabbocco di olio.Grazie, Tony. Sei un vero Amico.
Targa Florio 1966 ..... quella "isolata" Shelby Cobra 427 ....
In Targa Florio la Ford, nella stagione 1964, organizzò una spedizione "faraonica" portando in Sicilia, dagli USA, addirittura ben 4 Shelby Cobra, affidate a notissimi piloti di primo piano e ad una coppia di fortissimi piloti siciliani ( Coco - Arena ) per evidenti ragioni d'immagine. Quelle vetture portarono una numerazione quasi in sequenza ( n.142, n.146, n.148, n.150 ) ; a quelle si aggiunse una Cobra privata ( n.152 ).Insomma, le Cobra vengono sempre abbinate alla Targa Florio del 1964.Quella "spedizione, tuttavia, fù un fallimento. Potentissime le Cobra, ma poco adatte al tortuoso tracciato della Targa.Dopo quelle esperienza per nulla felice ...... pareva un discorso chiuso quello delle Cobra con la Targa; ed invece, nel 1966, si presentò un equipaggio americano ( Ed Freutel - Tony Settember ) con una Schelby Cobra 427; le fù assegnato il numero 178.Non fù fortunata quella partecipazione. La Cobra si fermò quasi subito, per incidente, nel corso del 2° giro.Ne consegue che foto di quella Cobra lungo il "Piccolo", in prova o in quei pochi chilometri di gara, sono molto rare.L'Amico Gabriele del Castillo ci ha fatto una sorpresa, regalando alla libera fruizione dei visitatori di questo sito dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio, una bella immagine di quella Cobra alla Targa Florio del 1966. Lo ringraziamo nuovamente.
Targa Florio 1966 …… anche una Porsche 906 ufficiale " T CAR " …..
Questo scrissero i cronisti dell'epoca :" ……. Targa Florio 1966 : Quando negli ambienti automobilistici cominciò a correre voce che la Porsche sarebbe venuta in Sicilia alla fine del mese di marzo con una vera e propria squadra di TCAR, per effettuare collaudi ed esperimenti sulle nuove vetture in vista della competizione isolana che si sarebbe svolta il sucessivo otto maggio, stentammo a credere a queste indiscrezioni e ci convincemmo che ancora una volta si trattava di una delle solite notizie "bomba" che ogni anno, alla vigilia della Targa Florio, esplodono come tuoni a ciel sereno e che poi, alla resa dei fatti, non hanno alcun fondamento ….. "Ed invece la Porsche "scese" in Sicilia, in "avanscoperta", con l'armata delle sue TCAR ….. e quelle TCAR furono "siciliane" anche per le prove ufficiali di maggio.L'immagine proposta ritrae la 906 ufficiale "T CAR" ( targata S - XE 38 ) con quell'inusuale colorazione ; i documenti ufficiali dicono che quella 906 TCAR venne riservata a : Mitter, Bonnier, Herrmann, Glemser, Arena, Pucci.La foto è un prezioso regalo di Thomas Horat al sito della nostra Associazione Culturale Amici della Targa Florio.
Targa Florio 1966 …… quelle "cunette" ... dentro i paesi di Targa …..
Così, una volta, mi ricordò quelle pericolose ed al tempo utili "cunette" .... Armando Floridia :
" … L'attraversamento dei paesi lungo il percorso del circuito della Targa Florio era un problema complesso. Strada battuta, quindi liscia, nessun grip; i transennamenti per il pubblico erano una vera trappola. Se toccavi una transenna ci rimanevi impigliato. Se non li ricordi, guarda qualche foto e capirai il perché. Erano in tubi d'acciaio "Innocenti ", per cui la base e la sommità sporgevano sulla strada così come le traverse superiori. Questi elementi bastavano a "sfasciare" una vettura che vi andava contro, e le sport erano le più esposte, avendo la copertura in vetroresina e tubi, tubicini e telaietti per telaio.
Ti lascio immaginare nei casi di
sorpassi ( che dentro i paesi erano vietati ma si … rischiava ).
Quindi, attraversando Cerda, Collesano e Campofelice, erano necessari calma, concentrazione e condotte di guida particolari, ricordando che, in certi anni, si viaggiava con gomme da pista (slick) su strade di paese ! Unica gara del genere al mondo !
Tieni anche conto che si proveniva da un
tratto veloce del percorso e che Campofelice, malgrado tutto, consentiva molta
velocità.
A Campofelice io mettevo in atto una
tecnica un po' "targaiola", spregiudicata (con gomme slick) che mi consentiva
una maggiore velocità percorrendo una curva veloce ma molto scivolosa, evitando
di sbandare o rallentare.
Questa curva, verso destra, si trova al
centro del paese, lungo la strada (in discesa) che interseca una strada
diagonale in brusca salita: l'intersezione è quindi a forma di V, con una
"cunetta" in pietra con accentuata curvatura interna e quindi più profonda del
normale.
Ebbene, mettevo dentro quella cunetta le ruote destre, che vibravano come pazze; ciò mi consentiva di percorrere la curva come se un binario tenesse ferma la vettura a destra, attenuando l'effetto della forza centrifuga e del viscido. La curva andava percorsa in modo perfetto, a velocità costante, senza trasferimenti di carico; in queste condizioni era possibile una forte accelerazione all'uscita, tale da percorrere l'ultimo tratto, prima della piazza, in modo abbastanza veloce. Lì si guadagnava qualche secondo … perché non si sa mai … risparmiare fa sempre bene.
Come vedi, l'arcano è tutto qui e posso
immaginare che altri piloti lo abbiano sperimentato come me, ma mai
raccontato... "
Che dire, ascoltare l'amico Armando Floridia quando parla di Targa .... è un piacere.
Nella foto di repertorio 1966 ( ma vale anche per tutti gli altri anni ) : l'Alfa Romeo TZ2 Autodelta di Pinto – Todaro, in prossimità di una di quelle tante "cunette" e di quei pericolosi tubi d'acciao "Innocenti".
Targa Florio 1966
Una bellissima fotografia, molto particolare. Siamo a Floriopoli, in un lontano 1966. Il siciliano Nino Vaccarella, già vincitore di Targa nel 1965, sta dentro quella splendida Ferrari 330 P3 della Ferrari SEFAC, che tutti i siciliani già immaginavano "predestinata vincente" ……. ma poi non fù così ….Vicino a Lui un giovane siciliano, sorridente. E' Giulio Pucci di Benisichi, figlio del siciliano Antonio Pucci di Benisichi, già vincitore della Targa Florio 1964 con la Porsche 904 GTS della Porsche S.E.E quell'allora giovanissimo Giulio Pucci avrebbe anche Lui avuto le Sue future esperienze, in Targa, anche e soprattutto come "uomo Porsche" (Strahle - Martini Racing). Insomma, la Sicilia, in quegli irripetibili decenni …. sfornava piloti a più non posso. Mai più anni come quelli.Ci piace evidenziare il "particolare" dello specchietto retrovisore, posto all'interno dell'abitacolo.Il nostro ringraziamento va all'Amico Gianfranco Pucci di Benisichi per la bella immagine regalata alle pagine di questo sito sulla nostra "amata" Targa Florio.
Targa Florio 1966 - Quella Porsche Carrera 6 di Capuano / Latteri
Il motore fù spento da Capuano (quasi) subito … ma durante i pochi secondi di quel "volo" il sei cilindri del Carrera, con le posteriori senza alcun "grip", si beccò un poderoso "fuorigiri".La 906 venne, quindi, recuperata e ricoverata nei garage dell'Hotel Santa Lucia a Cefalù per essere verificata dai meccanici del Team Porsche.
La
strumentazione della vettura portava ancora memoria di quel "fuorigiri" e bastò
quel dato per far proferire al grande Herr Ferdinand Piech la teutonica
espressione " MOTOR KAPUTT ! ! ", che fece letteralmente gelare il sangue a
Capuano ……
Si constatò che le valvole a farfalla
erano rimaste bloccate aperte. E mentre i tecnici Porsche si dannavano per
capire cosa potesse essere accaduto ….. fù il meccanico personale di Capuano a
scoprire l'arcano … ; una pietruzza di brecciolino si era incredibilmente
andata ad infilare lì dove non doveva infilarsi, così bloccando il movimento di
"ritorno" dell'acceleratore … Quel motore, nonostante il fuorigiri e le
convinzioni del
Grande F. Piech , "si salvò", e fece una
eccellente Targa Florio 1966.
La Targa Florio era anche questo ……
Targa Florio 1966 ….. una stupenda Floriopoli …
In onore di questa splendida immagine che
l'Amico Tony Adriaensens
https://www.corsaresearch.com/
ha
voluto regalare alla fruizione del nostro sito - riproponiamo uno stralcio di
una lettera inviataci dal Dr. Clemente Ravetto, che racconta "pezzi di
storia di Targa Florio 1966" di quella Sua bellissima Ferrari 250 LM n.180 che
troviamo immortalata della foto proposta :
" …….. con Gaetano Starrabba correvamo
la Targa del 1966 con la berlinetta Ferrari Le Mans e, partito per ultimo degli
otto concorrenti della mia classe, durante il primo giro, prima di raggiungere
Caltavuturo, avevo superate le altre tre Le Mans, due GTO, una Healey 3000 ed
avevo già a vista, circa 500 mt. avanti a me, la Ford GT 40 ufficiale guidata
dalla coppia Ligier - Greder, quando il motore della Ferrari prese a girare in
folle.
Pensai si fosse rotto un semiasse o,
peggio, la trasmissione, discesi dalla vettura ma nulla potei
riscontrare; quindi, rimessomi al volante, provai ad innestare le marce e
mi avvidi che l'unica che non si inseriva era la seconda ( si era spezzato
l'ingranaggio del quale conservo ancora la metà quale fermacarte ) così
proseguimmo pei rimanenti giri privi della seconda, marcia che alla Targa era
fondamentale, perdendo definitivamente il contatto con la Ford per cui,
quasi al termine della gara, malgrado una uscita di strada di Starrabba
eravamo secondi dietro Ligier …. "
Questo volevamo ricordare a noi stessi :
esiste ancora oggi un pezzo di quella 250 LM; è usato come fermacarte …….. e
sta sulla scrivania del Dr. Ravetto ….
Grazie di nuovo, Tony. Sei un vero
Amico.
Targa Florio 1966 .... Cos'era la "Targa Florio" .... di Clemente Ravetto
Questo scrive, a noi dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio, il Dr. Clemente Ravetto, al quale abbiamo chiesto di concederci un pò del Suo tempo, per parlarci di Targa Florio :
"" ... Gentili Signori cultori della Targa Florio,
aderendo ad una Vostra richiesta
avanzatami a mezzo mail di mio figlio Dott. Manfredi Ravetto, di seguito vado
ad esprimere un mio pensiero circa la, ormai mitica, Targa Florio, premettendo
il mio plauso per la Vostra iniziativa, consistita nello avere ideato e
realizzato un programma atto a ricordare ai più anziani e far conoscere ai
giovani quell'evento irrepetibile che rappresentò la competizione automobilistica
più completa tra tutte quelle fino ad oggi svoltesi; infatti, le sue
caratteristiche prevedevano la migliore efficienza e resistenza dei mezzi
meccanici, dei piloti e di tutti coloro che, a vario titolo, collaboravano alla
assistenza delle vetture ed alla organizzazione della gara.La Targa Florio è senza dubbio un evento
da considerarsi patrimonio delle tradizioni culturali della nostra cosiddetta
""Isola in un mare di luce"", poiché, non solamente una competizione
automobilistica era, ma, al contempo, una festa di campagna che si svolgeva in
tre giorni, un evento mondano anche per coloro che non erano appassionati di
quello sport, tant'è che le Ferrovie dello Stato predisponevano speciali
convogli con destinazione d'arrivo la Stazione di Cerda.Affrontare l'oneroso impegno di
competere per ben 720 chilometri, su strade destinate all'uso prevalentemente
agricolo, snodantisi tra pianure e montagne, con curve riproducenti ogni
immaginabile raggio, con tratti discendenti di impegnativa pendenza, con un
unico rettilineo esteso
un paio di chilometri che prevedeva il
raggiungimento di elevate punte di velocità massima - con alcune vetture ci si
avvicinava ai 300 Km/h sebbene il profilo della carreggiata fosse a sezione
concava - , io stesso in una occasione ottenni il record di quella edizione con
281 Km/h , spesso incontrando condizioni meteorologiche in netto contrasto fra
quanto a livello del mare e quanto ad alcune centinaia di metri al di sopra,
posso affermare che era impresa davvero impegnativa.Cosicché, il solo giungere al traguardo
finale era meritevole di encomio a prescindere dalla posizione ottenuta in
classifica di classe, non considerando quella in classifica assoluta, vista
anche la qualità dei concorrenti, uomini e mezzi, che prendevano il via nella
ricerca di un successo produttivo di notevole valore di immagine per la marca o
per il pilota .Ebbi il privilegio di partecipare a
sette edizioni, precisamente, nel 1954 alla guida della Lancia Aurelia B.20
2500 quale copilota di Francesco Arezzo, giungendo primi della categoria e
settimi assoluti, nel 1955 ( 14 giri per 1008 Km. ) su Fiat 8V della Scuderia
Milan con Giuseppe De Sarzana, secondi della classe, nel 1956 su Maserati 300
S, con Carlo Pottino sesti assoluti, nel 1963 con Dodo Baggio (collaudatore
della Casa) su Jaguar XK 120 della Jaguar, vincitori della classe, nel 1965 su
Ferrari G.T.O. 64 con Gaetano Starrabba, vincitori della classe, nel 1966 su
Ferrari Le Mans, ancora con Starrabba, secondi della classe, nel 967 su Ferrari
275 GTB con Sergio Marchesi, ritirati per cedimento semiasse; dunque, credo di
aver acquistata sufficiente esperienza per poter esprimere giudizi su questa
gara.V'erano, per vero, due altre
competizioni che per loro peculiarità potevano considerarsi simili alla nostra
Targa Florio, precisamente, la 1000 Km del Nuerburgring e quella di
Spa-Francorchamps, ma la prima si snodava su un circuito di 22 Km circa, con un
tratto su sede permanente, dunque molto più agevole da memorizzare e per il
calcolo delle migliori traiettorie, l'altra su 14 Km circa con asfalto in
ottimo stato, lo dico per avervi partecipato, pertanto i compiti erano assai
meno gravosi.Una competizione come la Targa, che si
svolgeva su tornate di 72 Km. ciascuna, offriva inoltre la possibilità che si
verificassero episodi davvero singolari, come ad esempio, quando al termine di
una delle ultime edizioni, correva voce che uno dei partecipanti, vincitore
della sua classe, avesse disputata la gara con una vettura totalmente
irregolare e, nel corso dell'ultimo giro, si fosse arrestato in un luogo fuori
dalla vista di spettatori ove era preparato un semirimorchio furgonato nel
quale egli si introdusse dal retro discendendo dalla parte opposta con una
vettura gemella ma assolutamente regolare con la quale tagliò il traguardo;
vero o non vero che fosse, era comunque possibile realizzare un simile
misfatto.Capitò anche a me di essere stato
protagonista di un episodio storico; con Gaetano Starrabba correvamo la Targa
del 1966 con la berlinetta Ferrari Le Mans e, partito per ultimo degli otto
concorrenti della mia classe, durante il primo giro, prima di raggiungere
Caltavuturo, avevo superate le altre tre Le Mans, due GTO, una Healey 3000 ed
avevo già a vista, circa 500 mt. avanti a me, la Ford GT 40 ufficiale guidata
dalla coppia Ligier - Greder, quando il motore della Ferrari prese a girare in
folle.Pensai si fosse rotto un semiasse o,
peggio, la trasmissione, discesi dalla vettura ma nulla potei riscontrare;
quindi, rimessomi al volante, provai ad innestare le marce e mi avvidi che
l'unica che non si inseriva era la seconda ( si era spezzato l'ingranaggio del
quale conservo ancora la metà quale fermacarte ) così proseguimmo pei rimanenti
giri privi della seconda, marcia che alla Targa era fondamentale, perdendo
definitivamente il contatto con la Ford per cui, quasi al termine della gara,
malgrado una uscita di strada di Starrabba (documentata con foto sul Numero
Unico 1966 della Ferrari) eravamo secondi dietro Ligier.Senonchè, nella discesa tra Caltavuturo
e Campofelice, circa 10 Km prima del traguardo finale, scorsi alla mia sinistra
la Ford ferma all'interno di un abbeveratoio per cavalli, dunque pensai di aver
vinto e, quale vincitore, fui festeggiato all'arrivo dalla Squadra per la quale
correvo e da Dragoni D.S. della Ferrari, interessata ai punti pel mondiale
Marche ma, dopo qualche minuto, la Direzione Gara mi precisò che ero
classificato secondo dietro la Ford perché, per interpolazione dei tempi
prevista dal regolamento della gara, nel momento in cui il vincitore assoluto
aveva tagliato il traguardo, io risultavo ancora allo inseguimento di Ligier il
cui ritiro avvenne in un tempo successivo all'arrivo dello assoluto.Fu avanzato un quesito riguardante la
vettura Ford, chiedendo la verifica della capienza del serbatoio e creando in
tal modo il problema della impossibilità di esecuzione perché la vettura non
era disponibile al parco arrivi, in quanto ferma in campagna.La questione, ovviamente oggetto di
appello da parte della Ford, venne risolta a vantaggio di quest'ultima in
rigida applicazione del regolamento, ma gli organizzatori della Targa vennero
obbligati ad integrare la norma con la aggiunta "a condizione che le
vetture giungano al traguardo di
fine gara".Purtroppo, però, nulla a questo Mondo è
eterno, come disse qualcuno " panta rei ", ed anche la Targa Florio
ha avuta una sua conclusione, lasciando tuttavia una imperitura leggenda e
concedendo a tutti quelli che partecipammo alla avventura, il vanto di aver
collaborato alla realizzazione di quel mito.Coevamente all'augurio di un congruo
successo della Vostra lodevole iniziativa, Vi invio il mio cordiale saluto.8 Novembre 2009, Clemente Ravetto ..."".
* * *
Nella foto proposta : quella Ferrari 250
LM alla Targa Florio del 1966. Gara anche bagnata, quell'anno, strada viscida,
anche piena di fango. La LM, come raccontato dal Dr. Ravetto, esce "fuori
strada", con alla guida Gaetano Starrabba, ma un gruppo di spettatori accorre
velocemente. Saranno loro a rimettere in gara quella Ferrari. Quelle cose
accadevano soltanto in Targa Florio : gara inimitabile.L'Associazione Culturale Amici della
Targa Florio ringrazia ancora il Dr. Clemente Ravetto per la Sua amichevole
disponibilità.Maggio 2012 (In ricordo di Clemente
ravetto)
Targa Florio 1966 ... lo scontro della TZ1 con la .... pecora ...
Racconta Salvatore (Toti) Sutera :
" ... Quell'anno, nel 1966, ero il compagno del compianto amico Pietro Lo Piccolo. Correvamo con la sua TZ1. Per quella nostra ennesima Targa il numero di gara fù il 122. Ero io alla guida, probabilmente al 4° o 5° giro, quando nei pressi di Caltavuturo, subito dopo una curva cieca .... mi trovai davanti un branco di pecore che attraversava tranquillamente la strada ... frenata secca .... una delle tante pecore, colpita in pieno, volò letteralmente sul cofano con un gran botto ! ..... La mia unica preoccupazione in quel momento ? Che il "prezioso" cofano in alluminio della TZ1 non si fosse danneggiato seriamente ! Per fortuna non fù così; continuai, e , altra fortuna, non incontrai il pastore .... "
La foto ritrae la TZ1 n.122 di Pietro Lo Piccolo e "Toti" Sutera. Sulla vettura visibili le insegne della "Marathon" (industria petrolifera che in quegli anni sponsorizzava le vetture della Scuderia Pegaso di Palermo), e della "Giliberti Corse", il preparatore palermitano di quella TZ1.
Toti Sutera è un Amico dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio.
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Dalla svizzera l'Amico di Targa Florio Thomas Horat ci ha inviato alcune foto del suo archivio personale di Targa.Le foto, riguardanti l'edizione del 1966, sono talmente belle che ci siamo decisi di riprendere e proporVi in immagini, sia pur molto brevemente, una "vecchia storia" ….. quella delle "dieci sorelle" ….Non la conoscete ? Ve la racconteremo noi, mostrandoVi soltanto una spettacolare serie di foto di quella Targa Florio 1966, e saranno tutte foto - ben 10 - di Porsche Carrera 6 …. perché quell'anno, allo start di Floriopoli, c'erano ben 10 Carrera 6 …. di cui una … "palermitana" …..E per una buona parte di questa rassegna di immagini, un grande grazie lo dobbiamo riservare proprio a Tomas, che ha voluto gratificare questo nostro giovane sito dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio con le sue foto, sin qui inedite :
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.148 - Mairesse - Muller / Scuderia Filipinetti/Porsche S.E.
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.144 - Arena - Pucci / Porsche S.E.
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.150 - Bourilot - Maglioli / Scuderia Filipinetti
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.156 - Capuano - Latteri / Scuderia Pegaso - Palermo
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.154 - Huhnis - Walter / Ecurie Basilisk
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906.8 n.224 - Klass - Davis / Porsche S.E.
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.218 - Mitter - Bonnier / Porsche S.E.
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.152 - Spoerry - Bungener / Scuderia Filipinetti
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche 906 n.200 - Herrmann - Glemser / Porsche S.E
Targa Florio 1966 …… e la storia delle "dieci sorelle" …….
Porsche
906 n.220 - De Udy - De Klerk - A.F.N. / Porsche Cars G.B.
(foto concessa al sito dall'Amico belga
Tony Adriaensens)
Targa Florio 1966 …… anche una Porsche 904 ufficiale " T CAR " …..
Anche una non più nuovissima 904 GTS ufficiale "T CAR" per le prove della Targa Florio 1966. La sua targa era S - UN 441 ed i documenti ufficiali dicono che venne affidata nelle mani di : Arena, Pucci, Mitter, Bonnier, Herrmann, Glemser.La foto è un prezioso regalo di Thomas Horat al sito della nostra Associazione Culturale Amici della Targa Florio.
Targa Florio 1966 ... un omaggio alle Lancia Fulvia HF ...
Nelle memorie di tutti noi appassionati di Targa .... e di una certa età .... tante immagini di quelle indistruttibili Lancia Fulvia HF. In "onore" di quelle vetture, una immagine che "più Targa Florio non si può". Siamo alla Targa del 1966, e quella è la Lancia Fulvia HF n.36 di Claudio Maglioli e Marco Crosina, iscritta dalla HF Squadra Corse. L'HF è ritratta in un tratto "mitico" .... quelle curve veloci, in sequenza, immediatamente prima dell'arrivo a Floriopoli. La foto è piena di affascinanti effetti di luci ed ombre. La vettura è abbagliata - a tratti - dai raggi del sole che passano attraverso le chiome dei filari di alberi lungo il tracciato. E poi i caratteristici paracarri in cemento, e poi il pubblico assiepato a pochi centimetri dalle vetture in gara ... si, non c'è dubbio alcuno .... quella è Targa Florio ....
Targa Florio 1966 …. " MAMMAMIA ! ": Nino Vaccarella con la sua 330
Una volta venne pubblicata, in una splendida rivista americana, una quasi surreale immagine di Targa Florio del 1967 che ritraeva la mastodontica bianca Chaparral 2F alle prese con uno dei tanti tornanti del "Piccolo". In quella rivista d'oltreoceano il commento sulla foto iniziava così : " MAMMAMIA ! "Bene ; riprendiamo ora quel commento di quella rivista a corredo di questa foto mozzafiato che l'Amico di Targa Florio Tony Adriaensens https://www.corsaresearch.com/ ha voluto regalare alla fruizione dei visitatori di questo nostro sito dell'Associazione Culturale Amici della Targa Florio.I siciliani dei paesi di Targa Florio, in quel lontano 1966, si stanno gustando uno spettacolare passaggio del grande Ninni Vaccarella con la sua indimenticabile Ferrari 330 P3 della Ferrari SEFAC. La nitidezza della foto è tale da consentirci di ammirare anche il guanto della mano destra di "Nino" …… che stringe il volante, in quella lieve sterzata.I particolari della carrozzeria - con rivettature ancora artigianali e quant'altro - sono da "schianto". Sarà …. ma certe immagini in gara di vetture di Targa Florio all'interno dei paesi madoniti sono "inarrivabili".Ci dispiace per tutte le altre gare sparse per il mondo, ma da noi, in Targa Florio, tutto era veramente "speciale".Grazie, Tony. Sei un vero Amico.
Targa Florio 1966. Quegli indimenticabili sportivissimi equipaggi inglesi .....
Noi giovani appassionati di allora ci dovevamo
"accontentare" - per tutto l'anno - delle "nostre" classiche cronoscalate : la
Monte Pellegrino a Palermo , la Cefalù - Gibilmanna, la Coppa Nissena, la Monte
Erice e così via. Poi, finalmente, una volta l'anno, la nostra imperdibile
TARGA FLORIO.Ovviamente, la Targa Florio era "ben
altra cosa" ; altro "panorama" di piloti e di vetture. Bene, ma oltre ai grandi
piloti VIP, c'erano pure quei simpatisissimi e sportivissimi, piloti inglesi
privati ...... una vera tradizione, per le Targa Florio .......
Alla Targa Florio del 1966 l'inglese Ted Worswick iscrisse la sua bellissima
Austin Healey 3000 ; avrebbe condiviso la guida con il compagno - suo
connazionale - Alan Minshaw. Alle punzonature a quella Austin Healey venne
assegnato il n.162. Era davvero una affascinante vettura, con quella sua
elegante colorazione canna da zucchero e tettuccio bianco. A riguardo di quella
Austin Healey è sempre rimasto irrisolto una sorta di piccolo "mistero".
Esistono immagini della n.162 - ferma ma
già punzonata - ai box di Floriopoli, nel corso delle prove ufficiali. In
quelle immagini l'Austin Healey è priva del pesante ed ingombrante paraurti
anteriore, mentre poi - in gara - quel paraurti lo troveremo montato .......
una contraddizione. Una verosimile possibiltà è che i commissari abbiamo
imposto, per la gara, il suo rimontaggio. Quella Austin Healey, comunque,
gareggiava nella categoria "Sport", classe oltre 2000.Non fù fortunata, la
gara, per quella bella Healey; la rottura del cambio la fermò quasi subito, nel
corso del 2° giro. Il compagno di Ted Worswick, quell'Alan Minshaw, nemmeno
ebbe il piacere di gustarsi un giro di Targa, in gara.Ma perchè Vi stiamo
parlando di quella "dimenticata" Austin Healey n.162 del lontano 1966
? L'amico della Targa Florio - e nostro personale - Piero Pucci di
Benisichi - Palermo, ha regalato al sito dell'Associazione Amici della Targa
Florio proprio la rara foto che ritrae la n.162 nell'occasione di quella sua
definitiva fermata, lungo il "Piccolo", nel corso del 2° giro. E' la foto che
vedete pubblicata. Se me lo consentite, vorrei commentarla perchè ...... è una
bellezza. E' una di quelle foto ove i particolari saltano fuori in quantità
praticamente infinita, come spesso accade per molte foto di Targa.I testi
ufficiali ci confermano che il fermo della Healey dipese dalla rottura del
cambio ( gearbox).Una attenta visione dell'immagine ci consente di notare il
cofano posteriore aperto ...... forse per la ricerca di qualche attrezzo
da poter utilizzare in assistenza …. In effetti il copioso pubblico
pare "armeggiare" soltanto sul posteriore della vettura ……
mentre uno spettatore ha aperto lo sportello di sinistra, come
per cercare qualcosa, dentro l'abitacolo. Un altro è addirittura visibile
disteso per terra, quasi completamente infilato ( ! ), lateralmente,
sotto la vettura …. Non si ha traccia, all'apparenza, del
pilota tra quei numerosissimi presenti ; se quel Ted
Worswick è tra i "ripresi", magari di spalle, è chiaramente senza il casco
…..Oltre a tutto ciò, non può mancare il sempre presente Carabiniere che
tenta di gestire al meglio tutta quella gran confusione di pubblico,
dietro la vettura ......... ma alle Targa Florio era l'appassionatissimo
pubblico siciliano il vero "padrone" delle Targa Florio ......
Dimenticavo
: lì in mezzo non manca - e guardate che ci troviamo in aperta campagna, lungo
i 72 chilometri del "Piccolo" - nemmeno un elegantissimo professionale
fotografo, con tanto di cappotto .............
Rinnovo i ringraziamenti all'amico Piero
Pucci di Benisichi che ha messo a disposizione del sito dell'Associazione Amici
della Targa Florio il suo patrimonio di immagini di Targa Florio.
Targa florio 1966
Il belga Willy Mairesse, in coppia con lo svizzero Herbert Müller, al volante di una Porsche, con una condotta di gara esemplare ha vinto la 50" edizione della Targa Florio, la corsa automobilistica su strada più antica del mondo. Vaccarella e Bandini, trionfatori lo scorsa anno, dopo avere comandato la gara per alcuni giri sono stati eliminati da un pauroso incidente: la Ferrari 330 P/3, alla cui guida era Bandini, ha urtato contro un'altra macchina rovesciandosi e finendo contro un albero: il pilota è rimasto miracolosamente incolume. Al secondo posto si è classificata la coppia Baghetti-Guichet, su Ferrari Dino, seguita dalla Porsche affidata alla coppia siciliana Pucci -Arena. Il tempo del vincitore sui 72 Km del percorso è stato di 7h,16'32", alla media di 98,961 km. La < Dino » ha accusato un ritardo di 9 minuti e 3".
Vaccarella e subito passato al comando della gara facendo registrare sul primo giro il tempo di 41'52" che, tenuto conto dell'asfalto reso viscido dai piovaschi notturni si può giudicare più che soddisfacente: lo seguivano a 3 secondi la « Correra» di Mitter-Bonnier, a 37" Scarfiotti che in coppia con Parkes pilotava una Dino; al quarto posto a 46" Mairesse. Ma già al secondo giro la situazione, subiva un mutamento: in testa passava la Porsche di Davis-Klass pilotata da quest'ultimo, che in prova, aveva fatto registrare il miglior tempo, facendo fermare i cronometri su 39'05". Al terzo giro Vaccarella cedeva la guida a Bandini che riusciva a tornare al comando della gara. Le speranze, di successo della Ferrari prototipo erano però di breve durata. L'assalto sempre più incalzante della folta équipe delle macchine di Stoccarda faceva mutare ancora una volta la graduatoria: al sesto giro le posizioni erano le seguenti: primo Davis su Porsche, seguito dall'altra Porsche di Mitter -Bonnier e dalla Ferrari prototipo pilotata sempre da Bandini. Tra il sesto ed il settimo giro si succedono i colpi di scena:, la Ferrari di Bandini chiede alla Gto della stessa Casa affidata a Reale, di passare; il pilota di quest'ultima vettura fa un cenno con la mano che viene ritenuto erroneamente un invito; Bandini tenta il sorpasso ma l'altro pilota «chiude» e lo spinge fuori strada, la macchina di Bandini si rovescia e si schianta contro un albero. La corsa a questo punto, perde il suo motivo fondamentale di interesse: le Porsche hanno via libera e la battaglia si accende per la conquista del secondo posto, la «Dino» di Scarfiotti-Parkes, che fino a quel momento aveva fatto registrare un'ottima prestazione al 5° giro era seconda assoluta è costretta al ritiro, a difendere i colori di Maranello rimane soltanto l'altra « Dino » di Guichet-Baghetti.In testa passa, sempre al settimo giro, Klass sulla Porsche 8 cilindri prototipo seguito da Mairesse e da Guichet . Al giro successivo Mairesse, che sino a quel momento non aveva mai forzato, rimanendo in attesa di un evento favorevole, si trova spalancata la via della vittoria dal cedimento della Porsche di Klass- Davis. Così la Dino» di Guichet-Baghetti passa al secondo posto e la Porsche di Pucci-Arena al terzo .
La classifica non muterà nel corso del 10° ed ultimo giro Un grave incidente è occorso all'inizio del terzo giro al pilota Virgilio, partito con il numero 90 a bordo di un'Abarth 1300 della Scuderia Pegaso-Marathon: per cause imprecisate la sua vettura è uscita di strada ad un chilometro di distanza da Cerda il pilota è rimasto gravemente ferito ed è stato trasportato con un elicottero all'ospedale Villa Sofia di Palermo, dove i medici gli hanno riscontrato la commozione cerebrale e uno choc, traumatico, giudicandolo guaribile in 20 giorni, salvo complicazioni. Per tornare ai risultati, sono da citare le eccellenti prestazioni dell'Alfa Romeo TZ di Pinto-Todaro quarti assoluti, delle Alpine di De Lageneste-Rosinski e Vinatier-Orsini, della Lancia Fulvia HF di Cella–Marzi .Delle 70 macchine che avevano iniziato questa durissima Targa Florio del Giubileo, soltanto 44 sono giunte al traguardo