L'Associazione Culturale Amici della Targa Florio è un sodalizio, senza finalità di lucro, costituito il 28 aprile 2009.
Soci fondatori : Careri Salvatore, Floridia Armando, Oliva Carmelo, Oliva Ernesto, Petracca Giuseppe Raffaele
L'associazione é apolitica, e non ha finalità di lucro.
Questo sito www.Amicidellatargaflorio.com è nato il 08/07/09.Ha lo scopo di approfondire e divulgare la storia degli aspetti sportivi, sociali, culturali ed antropologici della Targa Florio e delle manifestazioni ad essa collegate, mettendo l'oggetto della propria attività a disposizione di appassionati, studiosi, soggetti pubblici o privati interessati alla conoscenza della gara.
Tra gli scopi della nostra Associazione c'è anche quello - davvero impegnativo - di raccontare le diverse edizioni delle mitiche Targa Florio, dal 1906 al 1977, attraverso singoli episodi, aneddoti, specifici accadimenti, tratti da fonti diverse ; dai diretti protagonisti, ove possibile, nonché da riviste, da giornali dell'epoca, da libri, da pubblicazioni sulla Targa. Lo spunto, per noi, sarà sempre una immagine, destinata ad "accendere la miccia" del nostro racconto. Speriamo di avere la capacità di coinvolgere emotivamente chi ci legge in questa - per noi - appassionante e passionale avventura
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Associazione Culturale Amici della Targa Florio.
E' a Parigi che nasce la corsa
E' a Parigi che nasce la corsa. Florio era in Francia per contattare piloti e costruttori che avrebbero dovuto partecipare ad un'altra gara automobilistica, la Coppa Florio. Rimase colpito dal circuito dell'Alvernia, teatro della Gordon-Bennet: le innumerevoli curve, i saliscendi e il lungo tratto pianeggiante gli ricordavano le Madonie. Fu lì che Florio trovò l'ispirazione per quella che sarebbe divenuta, di fatto, la prima, vera gara automobilistica internazionale, banco di prova per le case costruttrici e test probante per l'abilità dei piloti. Ne parlò con il suo amico Henri Desgrange, direttore della famosa rivista "L'Auto" e tracciò su un foglio di carta il percorso: Cerda, Caltavuturo, Petralia, Geraci, Castelbuono, Isnello, Collesano, Campofelice: in tutto 146 chilometri e 900 metri di strada sterrata, capace di mettere a durissima prova macchine e piloti.
Trovato il percorso, l'entusiasmo di Florio cresceva giorno dopo giorno. Occorreva assolutamente trovare un nome a quella gara ancora in embrione. Florio ricordò che tre anni prima aveva vinto una corsa, la Padova-Bovolenta, ed era stato premiato con una targa che prendeva il nome del conte che l'aveva organizzata: "Targa Rignano". Così in quel preciso momento nacque la Targa Florio che si sarebbe chiamata con il nome del suo inventore. Il quartier generale dell'evento fu stabilito al Grand Hotel delle terme a Termini Imerese e a Buonfornello Florio fece costruire due grandi capannoni di legno, lunghi 180 metri, adibiti a tribune per il pubblico e box, ben riparati da tende ed eretti ai margini della strada. Fu costruito anche un cavalcavia di legno per attraversare la strada senza il pericolo di venire travolti o di intralciare le auto in gara. Accanto alle tribune un ristorante e due grandi tende per il pronto soccorso gestite dalla Croce Rossa.
Sopra i box venne poi allestita una sala stampa dotata di telegrafo internazionale, il secondo in Italia dopo quello esistente a Milano. Insomma, insieme alla Targa Florio nacque anche il primo circuito per gare automobilistiche che avrebbe poi subito, come del resto anche questo sport, una continua evoluzione. Durante la gara due bande musicali si alternavano nell'esecuzione di brani per allietare il pubblico presente in attesa del passaggio delle auto. Florio fece persino costruire un tratto di 400 metri di binari paralleli al rettilineo di Buonfornello e collegati alla linea ferroviaria che da Palermo portava a Messina. Una linea "dedicata" per chi avesse voluto raggiungere il campo di gara in treno. Il biglietto, di andata e ritorno, costava 13 lire e nel prezzo era incluso anche un buono per la colazione. La risposta dei siciliani all'appello lanciato da Florio andò al di là di ogni aspettativa: sedicimila persone, quel giorno, assisterono alla nascita di un mito. Non si trattò solo di una gara automobilistica, ma anche di un momento d'incontro fra nobiltà ed alta borghesia: in tribuna d'onore, oltre a donna Franca Florio c'erano la contessa Morosini, la contessa di Mazzarino, la principessa Lanza di Trabia e tanti altri protagonisti della società siciliana del tempo. Il 6 maggio del 1906, finalmente, il rombo dei motori. Sulla linea di partenza ci sono 5 Italia, una Fiat, 2 Bayard-Clement, una Berliet ed una Hotchkiss. Di queste, dopo 9 ore e 32 minuti di curve, salite, discese, rettilinei e tre giri di percorso, solo in sette tagliarono il traguardo. Davanti a tutti, con un distacco di 30 minuti sul secondo arrivato, la Itala di Alessandro Cagno, che vinse alla media di 46 chilometri all'ora. La gara fu un trionfo per Florio ed un successo di immagine per la Sicilia. Così, fin dalla sua nascita, la Targa Florio aveva conquistato fama mondiale.
U Cavaliruzzu
Stima e gratitudine verso 'u Cavaliruzzu, così chiamato affettuosamente dai vecchi palermitani, continuano ad albergare con maggior vigore nel mio animo. Chi è Don Vincenzo Florio? È, non era, certi uomini non muoiono mai. Il più fedele figlio della sua epoca. Colui che ha saputo, infinitamente più di altri, interpretare e fare sue le istanze e le speranze della nuova era, all'alba del ventesimo secolo. Velocità, voglia di cambiamento e modernità: questi gli elementi principali della sua esistenza. Senza, nel contempo, dimenticare tradizioni e fierezza di una terra millenaria, ha dedicato ogni energia per donare alla sua vita e alla sua Sicilia nuove e migliori identità. Gentiluomo di altissimo spessore, ironico, colto, amante e discepolo dell'Arte, creativo, irrequieto, tenace, pilota coraggioso. Solo con tali caratteristiche poteva essere creata la più affascinante corsa automobilistica del mondo. E l'ha creata. Indifferente al disastro economico della sua ricchissima famiglia, alle immense difficoltà tecniche ed organizzative, ai disastri naturali, alla malattia, alla vecchiaia e perfino alla morte.
La Targa, infatti, è sopravvissuta alla scomparsa del suo corpo, è viva come non mai nel cuore e nei ricordi di chi ha avuto il piacere e il privilegio di seguirla e viverla, come spettatore o come pilota non ha importanza alcuna.
Sì, Vincenzo Florio non è mai morto, morti sono e sono sempre stati coloro che lo hanno osteggiato e che, del tutto incapaci, non sono riusciti e non riescono nemmeno lontanamente ad emularlo. Vincenzo Florio ha amato la Sicilia e i Siciliani come e più dei figli che non ha avuto. Ha donato, mai preso. Un esempio mirabile che travalica le realizzazioni nel settore sportivo e inonda tutti i campi dell'umano operare. Qualunque altra considerazione sul figlio migliore che la Trinacria abbia mai generato, sarebbe del tutto superflua e melliflua. Lui non vuole che si parli e scriva troppo intorno alla sua persona. Ed io sono ligio ai desiderata dell'uomo che pensava a me, nel mentre sperava che qualcuno tramandasse ai posteri l'anima della sua creatura prediletta. Un onore immeritato, sono consapevole, ma ho fatto il possibile per riuscire.
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Esteem and gratitude for 'u Cavaliruzzu, the nickname that aged people from Palermo gave him, remain in me with more vigour. Who was Don Vincenzo Florio? He is, not was, some men are immortal. The most loyal son of his time. Whom he was able, much more than others, to interpret the requests and desires of the new age, at dawn of the twentieth century. Speed, will to change and modernity: these are the principal elements of his life. Without, at the same time, forgetting the traditions and pride of a thousand-year-old ground; he devoted every energy to give to his life and his Sicily new and better identities. Gentleman of depth, ironic, well-educated, Art lover, creative, unquiet, tenacious, brave pilot. The most fascinating car race of the world could be created only with these characteristics. He created it. Uninterested on the economic crisis of his very rich family, the enormous technical and organizational difficulties, the environmental disaster, the illness and event the death.
The Targa lived on his passing, it is alive in the memories of whom had the pleasure and privilege to participate, as public or pilots, does not matter.
Vincenzo Florio has never died, he loved Sicily and Sicilians as and more than the children he never had. He gave, never took. An admirable example that exceed the achievements in the sport sector ahd it fill every field of the human operate. Any other consideration on the youngest child, made by Sicily, is needless and soapy. He does not want people talk and write too much of him. I am faithful to desires of the man who thought of me, and at the same time he hoped that someone would hand down to posterity the soul of his favourite being. An undeserved honour, I am aware, but I have done all I could to manage.
Si ringrazia il Professore Giuseppe Pitrone
Il Re Delle Madonie
Nino Vaccarella non è stato soltanto un grande pilota. Il Preside volante, come era soprannominato in tutto il mondo , ha incarnato la passione sportiva dei tantissimi siciliani che si riconoscevano in lui e che smobilitavano ogni anno per assistere alla "sua" gara la più antica e impegnativa del mondo: la Targa Florio. Essa rappresentava una festa di popolo , un miracolo di sportività che non ha avuto eguali in nessun'altra parte .
E Vaccarella è stato il protagonista di ogni edizione . Vincendo o perdendo , grazie alla sua guida spettacolare e coraggiosa , ha saputo ripagare l'entusiasmo e lo spirito di sacrificio con cui i tifosi assiepavano giorno e notte le colline lungo il tracciato delle Madonie.
Floriopoli e la Targa Florio
Chi passa oggi per Floriopoli, sulla strada che porta a Cerda, nota solo strutture vuote e povere ai due lati della strada, le tribune, il ponticello, i box oggi stanno silenziosi a riposare facendo solo intuire a chi le guarda, la grande storia sportiva che si è scritta lungo il circuito delle Madonie.
Un libro la cui prima pagina fu creata il 6 maggio del 1906, in una Sicilia profondamente diversa da oggi, con una rete stradale molto scarsa e pensata solo per il traffico di veicoli a trazione animale. Il giovane Vincenzo Florio, appartenente ad una ricca famiglia siciliana, si distinse sempre per la sua grande passione automobilistica, interesse che lo portò prima a gareggiare ad alcune corse dell'epoca (nel 1902 vinse a Padova la "Targa Rignano"), poi ad organizzare competizioni automobilistiche. Il primo esperimento fu la "Coppa Florio", creata sull'esempio delle ben più famose "coppa Gordon-Bennet" e "coppa Vanderbilt", ma l'idea principale era quella di portare tutto nella terra di casa, di organizzare una gara su circuito in Sicilia.
Florio fu aiutato nel progetto dall'amicizia con l'allora direttore de "L'auto", autorevole rivista francese dedicata all'automobilismo, nella cui redazione portò una cartina della zona che doveva essere, secondo lui, interessata dalla gara. Venne tutto studiato nei minimi particolari, prevista ogni forma di incentivo e pubblicità, portare l'automobilismo internazionale in Sicilia non era cosa facile, ma si riuscì ad organizzare l'avventura della prima vera Targa Florio. La gara, dotata di un montepremi di 30.000 lire, fu vinta da Alessandro Cagno su Itala 115 HP, dopo 3 giri del massacrante "grande circuito delle Madonie" di 148 Km. Il tracciato, utilizzato fino all'edizione del 1911, si svolgeva nella zona tra Cefalù e Palermo, si partiva dal rettilineo del Buonfornello, sul livello del mare, per arrampicarsi sulle Madonie giungendo sino a 1000 mt d'altezza, e poi tornare nuovamente sul mare. In seguito la zona di partenza ed arrivo fu trasferita nelle vicinanze di Cerda, dove fu costruita la citata "Floriopoli". Erano anni eroici in cui le odierne leggende dell'automobilismo si andavano formando, anni in cui alla Targa gareggiava gente come Felice Nazzaro, Vincenzo Lancia ed Enzo Ferrari.
Nel giro di pochi anni il successo della corsa di Florio raggiunse ottimi livelli, divenne anche "Giro di Sicilia", in un percorso di 1000 km che toccava tutti i capoluoghi siculi, su cui si gareggiò sino allo scoppio della prima guerra mondiale. Dopo 5 anni di sosta i motori tornarono a riecheggiare nelle campagne madonite di nuovo nel 1919, tutta la manifestazione era cresciuta, la Targa Florio divenne un evento importante nel panorama motoristico internazionale, i paesini attraversati dalla Targa, che per lungo tempo furono isolati, vennero rivalutati con l'arrivo di gente da ogni parte del mondo, le rete stradale della zona fu ampliata e modernizzata con i nuovi bitumi, il progresso arrivò prepotente dotando le campagne di nuove vie di comunicazione.
Gli anni '20 e '30 videro le partecipazioni di fortissimi piloti , esaltati dal tifo della folla siciliana, su tutti si ricordano i famosi duelli ingaggiati da Tazio Nuvolari (trionfatore alla Targa nel 1931 e '32), ed Achille Varzi (vincitore nel '30 e '34). Sono gli anni in cui una giovane casa italiana, l'Alfa Romeo, domina, con questi piloti, le gare europee. Dal 1919 al 1930 venne utilizzato un altro percorso, un po' più corto, di 108 Km . Curiosamente però, le decisioni di gara erano dettate anche dalle avversioni climatiche, infatti, per le eccezionali piogge, l'edizione 1931 dovette disputarsi sul vecchio grande circuito, dal 1932 venne invece utilizzato il nuovo circuito di 72 Km, che verrà mantenuto fino all'ultima edizione.
Negli anni immediatamente prima del secondo conflitto mondiale (dal 1937 al '40), la Targa cambiò sede, si gareggiò infatti sul circuito del parco della Favorita a Palermo, a vincere queste ultime edizioni sarà la Maserati con Severi, Rocco e Villoresi, poi la guerra infurierà in tutto il globo, e la corsa di Florio ne farà le spese rimanendo accantonata per 8 lunghi anni. Alla fine del conflitto Palermo è bombardata, tutta la Sicilia porta chiari i segni della guerra, tutto questo però non arrestò la lenta ripresa dello sport automobilistico, nel 1948 il cavaliere rimise di nuovo in cantiere la sua amata corsa, si gareggiò il 3 e 4 aprile con la formula del Giro di Sicilia, con partenza e arrivo a Palermo. La rinascita della Targa sarà celebrata dalla prima vittoria in Sicilia della Ferrari, che si ripeterà anche l'anno successivo. Dal 1950 la corsa tornerà nel suo sito naturale, sulle Madonie , e sarà, nel 1955, inserita ufficialmente nel campionato mondiale marche. Seguirono anni gloriosi ed importanti in cui il cavaliere Vincenzo Florio, ormai invecchiato, vedrà partecipare alla sua corsa le migliori macchine ed i migliori piloti del mondo che daranno lustro ed importanza a tutta la zona delle Madonie, facendo fiorire anche piccole attività locali, piccole storie nella storia.
Nel 1957, con la soppressione della "Mille Miglia" per il tragico incidente di Alfonso de Portago, la Targa Florio rimase l'unica corsa su strada a disputarsi in un campionato del mondo, un invidiabile primato per Florio, che amava decantare la sicurezza della sua corsa, dovuta alla bassa velocità media. Purtroppo, il 6 gennaio 1959, il cavaliere morì, lasciando l'organizzazione della Targa al fido nipote Vincenzo Paladino, che ne garantì la continuità insieme ad alcuni fedelissimi amici del nonno. Gli anni a seguire furono i migliori per la Targa Florio, la corsa visse un periodo irripetibile sotto i profili umani, tecnici, popolare ed organizzativo, dovuti anche alla grande importanza rivestita in quel periodo dal campionato mondiale marche, era un'altra epoca in cui i piloti da gran premio non esitavano a cimentarsi ed a vincere in gare totalmente diverse tra loro nello spirito e nella difficoltà. In questi anni il pubblico siciliano scopre il suo campione, è un giovane palermitano che arriva presto alla corte di Ferrari, il suo nome è Nino Vaccarella.
Il tempo passa e la tecnologia fa vedere i suoi prodotti, in Sicilia arriveranno automobili sempre più potenti che sbricioleranno tutti i precedenti primati sul giro, la media oraria abbatterà il muro dei cento chilometri orari, fino a giungere ai 122,537 tenuti dalla Ferrari vincitrice nel 1972. La corsa di Florio non è più quella lenta e sicura degli inizi, e le strette strade siciliane cominciano a non essere più adatte alle vetture moderne.
Una delle edizioni più interessanti fu la 54esima del maggio 1970, si contarono circa 800.000 spettatori disseminati lungo il percorso ad applaudire le gesta di Giunti e Vaccarella con la potentissima Ferrari 512 S in lotta contro le efficacissime Porche 908/3000. La vittoria finale andò ai prototipi tedeschi, in particolare a quello guidato dalla coppia Siffert-Redman. Per il pubblico stesso era una festa partecipare all'evento sportivo, il circuito doveva essere raggiunto durante la notte precedente la gara, si dormiva in macchina. Al mattino presto infatti, le strade Madonite venivano chiuse al traffico per dare poi inizio alla corsa, un'altra particolarità stava nel fatto che i piloti potevano provare il circuito anche al di fuori delle prove ufficiali, facendo i conti con auto, trattori ed animali.
Curiosamente, il periodo di maggior successo e popolarità della corsa fu anche quello finale, infatti, dai vertici europei si decise che a partire dal 1974 la Targa Florio non sarebbe più stata valida per il Campionato Mondiale Marche, una decisione maturata dal lento declino iniziato per questo tipo di gare, ma anche dal fatto che le nuove tecnologie esigevano una maggiore sicurezza che il lungo e tortuoso percorso della vecchia Targa, dove l'abilità del pilota faceva la differenza, non era più in grado di dare.
Quella del '73 fu dunque l'ultima avventura mondiale, vinta dalla Porche Carrera di Muller-Van Lennep. Gli ultimi 4 anni di vita della corsa furono intensi e combattuti, pieni di progetti per rifondare la corsa di Vincenzo Florio restituendole la giusta importanza, frattanto, anche se ridotta a competizione di validità nazionale, sulle Madonie continuavano a gareggiare bolidi di primo piano, la Lancia vinse nel '74 (dopo venti anni dall'ultimo successo) con la nuova Stratos guidata da Munari, un'accoppiata destinata a fare il pieno di vittorie nei rallies mondiali degli anni successivi, l'anno dopo Vaccarella portò in gara l'Alfa Romeo 33TT12 che stava dominando il mondiale marche vincendo la sua terza ed ultima Targa Florio.
Sono le ultime note positive, infatti, ormai stanca e bistrattata, con oltre 70 anni di storia alle spalle, ed il titolo di gara più antica del mondo, la vecchia Targa se ne va, è il 15 maggio1977, al terzo giro di gara l'Osella 2000 di Gabriele Ciuti, priva del cofano e dell'alettone posteriore , perde il controllo affrontando una curva ad "S" travolgendo un gruppetto di spettatori, due persone morirono condannando definitivamente la vecchia corsa, così come era successo per la Mille Miglia venti anni prima.
Una grande parentesi di storia sportiva fu chiusa mettendo in archivio i ricordi di svariate generazioni di appassionati siciliani. Oggigiorno, dopo più di 30 anni, la gara rivive sotto il nome "Targa Florio - Rally di Sicilia", gli organizzatori, infatti, ripiegarono a suo tempo sul Rally isolano che si organizzava da qualche anno. Oggi è divenuta una manifestazione di livello nazionale , ma la vera Targa, quella con i piloti più famosi al mondo, con in campo le case automobilistiche più quotate, con le Ferrari o le Porsche che correvano sfiorando case e marciapiedi, non esiste più. Di quella magnifica stagione della corsa di Florio oggi rimangono numerose testimonianze vivissime nei ricordi della gente che l'ha vissuta, tante emozioni che si risvegliano quando si nominano Maglioli, Musso, Gendebien o Vaccarella, ma anche tanta malinconia per aver perso qualcosa di unico che solo la Sicilia sapeva dare.
Fonte TerreSicliane
Per non " dimenticare "
Le origini di questo meraviglioso evento risalgono al 6 Maggio 1906, quando cominciarono a prendere vita le curve del "Grande Circuito delle Madonie" .
Dire Madonie significa dire tanto: l'uomo a contatto con la natura, la natura al servizio dell'uomo. Saliscendi unici, odori primaverili siciliani ineguagliabili. Ecco cosa significava dire Targa Florio. Da Cerda a Cerda, passando per Caltavuturo, Castellana, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Geraci, Castelbuono, Isnello, Collesano e Campofelice, per chiudere il cerchio di 148Km, a detta dei piloti più duro della Mille Miglia. Nei paesi il passaggio delle auto da corsa era sinonimo di festa.Le strade erano un trionfo di bandiere, cesti di limoni e di aranci, perché abbellire il proprio quartiere era una gara nella gara. I nobili per l'occasione commissionavano vestiti, e ricoprivano il paese di stemmi nobiliari. Dal 1912 al 1914 dire Targa significava dire Giro di Sicilia. 1050 Km per compiere un giro quasi completo dell'isola, più di sedici ore per coprirli tutti. (Altre 3 edizioni del Giro di Sicilia verranno corse dal 1948 al 1950) Dopo la Grande Guerra, la Targa riprende nel 1919, ancora nelle Madonie, da un circuito ricavato da quello iniziale, avente lunghezza pari a 108Km. Fino al 1930 nessun cambiamento, se non quelli tecnologici. La Targa, infatti, rappresentava una vetrina d'eccezione molto considerata nel panorama internazionale. Le strade siciliane hanno visto rottami di ferro diventare auto, macchine diventare auto da corsa e auto da corsa diventare bolidi. Dopo un ritorno sul "Grande Circuito delle Madonie" nel 1931, dal 1932 la Targa si limitò a correre in una porzione di 72Km ricavata dal tracciato originale.Dal 1937 al 1940 il "Circuito della Favorita" a Palermo ha ospitato la gara principe dell'Isola, la quale tornò a correre, nel 1951 nel " Circuito delle Madonie di 72 Km" fino al 1977, data in cui fu disputata l'ultima Targa valevole per il Campionato Italiano. Dal 1955 al 1973 la Targa valeva come gara per il campionato mondiale marche. La Targa è sempre stata una corsa ambita e un banco di prova sia per i piloti che per le marche. Case come Bugatti, Ferrari, Alfa Romeo, Lancia, Porsche, Maserati, Mercedes, Fiat , hanno testato prima il Fix (olio bituminoso), poi l'asfalto, le curve e le frenate delle Madonie. Bugatti, a detta sua, avrebbe comunque provato le sue auto in Sicilia viste le notevoli indicazioni che venivano offerti dell'evento isolano. Tra i piloti basta citare nomi come Ascari , Fangio , Varzi , Bandini , Enzo Ferrari , Graham Hill , Moss , Collins , Ickx , Phil Hill , Elford , Merzario , Bonnier , Abate , Pucci , Muller , Lancia , Taruffi e il Grande Tazio Nuvolari. Ma il pilota più amato dal pubblico Siciliano è stato Nino Vaccarella, palermitano di nascita vincitore di tre Targhe (1965, 1971,1975). Vaccarella, inoltre, ha vinto la 24 ore di Le Mans, la 12 ore di Sebring e la 1000 Km del Nurburgring, ma il successo della Targa rimane ineguagliabile. Ai nostri giorni la Targa assume un fascino più storico che utile. Vale per il campionato italiano rally, ma quel prestigio internazionale si è perso, perché vincere nelle Madonie era sinonimo di talento
Targa Florio , profumi di zagara , arance e limoni.
Resta sempre un traguardo ambito , entrare nell'albo d'oro della corsa e' il sogno di tutti i piloti. Perche' l'albo d'oro della Targa Florio e' copia conforme del Gotha dell'automobilismo.Non c'e' pilota di prestigio che non abbia corso sulle Madonie . E non c'e' grande pilota che non ritenga neo incancellabile il non avere nell'albo d'oro personale un arrivo vittorioso a Cerda. Ma perche' questa corsa colpisce tanto la fantasia? Perche' e' cosi' famosa? I francesi sempre sensibili a tutto cio' che odora di grandeur farebbero carte false per annoverare tra le loro una corsa tanto grande. E' vero che il Gran premio ACF e' nato nel 1906 come la Targa , ma e' anche vero che non ne puo' vantare la continuita'. Gli inglesi senza invidiarla non e' nel loro carattere , la amano moltissimo tanto che Moss tra le sue vittorie piu' belle ama ricordare quella del 1955 in coppia con Collins . Per gli americani neppure una vittoria a Indianapolis e' paragonabile ad un successo sulle Madonie . I tedeschi sono sempre scesi in forze nell'isola con le loro vetture migliori mietendo successi in serie . Perche' tutto questo? Perche' tanto prestigio , tanta fama? Basta assistere ad una Targa Florio per capire . L'entusiasmo che circonda la corsa e' unico . Dal primo all'ultimo metro di gara , i piloti si sentono stretti in un abbraccio fatto di simpatia e di calore umano . Le strade delle Madonie non hanno riscontro in nessun'altra parte del mondo . Nessun circuito affascina come questo . Non c'e' altra corsa che , come la Targa Florio , profumi di zagara , arance e limoni. E' la corsa piu' tormentata , la piu' amata , la piu' odorosa , la piu' bella e la piu antica : e' la Targa Florio
Marzo 1981 : Sandro Rinieri (Gazzetta dello Sport)
Vaccarella un simbolo della corsa Madonita.
La Targa polverosa di una volta fa parte soltanto dell'album dei ricordi di questa unica ed inimitabile corsa Sono venuti giù , Cagno , Ciuppa , Boillot , Biondetti , Varzi , Nuvolari Villoresi e poi ancora Moss , Collins , Gendebien , Von Trips , Bandini . E l'elenco é davvero interminabile . neanche Indianapolis può vantare simili nomi.
Pero' lei é stato un protagonista sulle Madonie . Ma cos'é la Targa o meglio cosa ha rappresentato per il Preside Volante?
L'ho vinta tre volte e ribadisco , ancora una volta che la Florio ha un fascino misterioso , quasi arcano. Secondo me e' stata una delle piu' belle corse di tutta la storia dell'automobilismo.
Da piu' parti si e' sostenuto che questo tracciato stradale era un autentico banco di prova per le vetture , primo passo per le auto di serie , sino a che punto ?
Le principale industrie automobilistiche venivano in Sicilia per collaudare i loro prototipi. Non a caso la Porsche , plurivittoriosa sulle mille curve delle Madonie , ha battezzato un modello con il proprio nome Targa . Anzi , in una occasione , all'estirono una barchetta proprio per la corsa siciliana , erano i tempi dei compianti Siffert e Rodriguez . E i tedeschi trionfarono anche quella volta , le vetture erano celesti con disegnati su, dei variopinti semi di carte . Quindi concludere una Targa Florio significava avere un passaporto per ogni altra pista nel ondo.
Cosa ha rappresentato per lei il pubblico Siciliano?
Quando correvo io il tifo era da corrida spagnola . Incredibile. Anche quando vincevo fuori l'entusiasmo saliva ugualmente alle stelle . Come dimenticare tutto cio'.
Ricorda qual'e' stata la sua prima vittoria?
Certo ! La cronoscalata Passo di rigano – Bellolampo , nel 1958
E poi le tappe piu' significative?
La 24 ore di Le Mans , la 12 ore di Sebring , la 1000 Km del Nurburgring , e per tre volte la mia Targa . Anche il ritiro del 1973 e' stata una tappa significativa . Adesso sono dalla parte degli organizzatori . Sono Presidente della commissione sportiva dell'ACI Palermo e delegato di Zona per la C.S.A.I.
Ma la Targa Rally che obbiettivi ha?
Farne un rally e' stata la scelta giusta . Pero' occorre salire di categoria . La Targa ha tutte le carte in regola per fare parte del futuro Campionato Mondiale Rally . E' chiaro che sara' molto difficile , ma ho la testa dura come un " Calabrese" e prima o poi il sogno dovra' avverarsi. Chi dice Targa dice Sicilia.
Marzo 1981 Intervista di Vincenzo Bajardi
Dedicata alla memoria del Professore Nino Vaccarella
CURIOSITA'
La gara è stata voluta, creata, finanziata ed organizzata da Vincenzo Florio, un palermitano di ricchissima famiglia affascinato dal nuovo mezzo di locomozione e già noto nell'ambiente per aver partecipato ad alcune competizioni di inizio secolo e per aver istituito, nel 1905, la Coppa Florio (una corsa automobilistica in quel di Brescia).
La Targa Florio si è disputata 61 volte, praticamente senza soluzione di continuità (se si eccettuano gli anni delle due guerre mondiali), dal 1906 al 1977. Una volta soltanto la gara è stata trasformata da prova velocistica in prova di "regolarità", precisamente nel 1957, quando il recente incidente che segnò la morte della Mille Miglia mise gli organizzatori della Targa di fronte alla scelta di sopprimere la gara oppure trasformarla in una passeggiata o poco più. Gli organizzatori - Vincenzo Florio in testa - optarono per dare comunque continuità alla corsa.
Teatro della corsa sono sempre state le strade siciliane ed in particolare quelle strette e tortuose che percorrono la catena montuosa delle Madonie: solo in poche occasioni la corsa è stata abbinata al Giro di Sicilia e si è svolta lungo il periplo dell'isola mentre nel quadriennio 1937-1940 è emigrata al Parco della Favorita a Palermo, mai dunque abbandonando la terra della Trinacria.
La Targa Florio entrò subito nella leggenda per le enormi difficoltà insite nella durezza del tracciato al punto che, specialmente nei primi anni, anche il solo riuscire a completare la corsa significava compiere un'impresa titanica.
Naturalmente anche le case costruttrici che sono scese in campo con successo nel corso degli anni hanno sempre messo in risalto le prestazioni ottenute dalle autovetture di propria costruzione, pubblicizzandole senza risparmio.
Anche la Targa Florio ha dovuto però fare i conti con incidenti, morti e feriti tra il pubblico e tra i piloti: si ricorda in particolare la morte del conte Giulio Masetti, avvenuta a seguito di un'uscita di strada della sua Delage nel corso del 1º giro dell'edizione del 25 aprile 1926; per chi crede nella cabala dei numeri, la Targa Florio era giunta all'edizione numero 17 e la vettura del Masetti era contrassegnata dal numero 13. Poco dopo questo grave incidente, il numero 13 non sarà più assegnato alle vetture in corsa, né in Italia né all'estero (unica eccezione la Lotus di Pastor Maldonado in Formula 1, la vettura numero 13 appunto). Ma la Targa Florio era comunque una gara abbastanza sicura: Vincenzo Florio soleva ripetere che la sua era "la gara più lenta del mondo" e per questo era anche sicura. Dopo l'incidente di Masetti si arrivò, per contare un altro pilota deceduto in gara, al 1971, quando il triestino Fulvio Tandoi perse la vita a causa di una uscita di strada. La sua Alpine Renault finì la sua corsa contro un albero, urtandolo proprio dal lato del guidatore.
Nel 1955 e negli anni che vanno dal 1958 al 1973 la Targa Florio è stata tra le gare titolate ai fini dei Campionati Internazionali o Mondiali riservati alle vetture Sport o Gran Turismo, assumendo quindi un'importanza davvero rilevante, testimoniata dalla discesa in campo di nomi altisonanti, sia di piloti che di case costruttrici. Dopo l'edizione 1973, contrassegnata da una numerosa serie di incidenti abbastanza gravi che dimostrava come l'ormai anacronistico circuito delle Madonie poco si confacesse ad ospitare competizioni per vetture molto potenti, la Targa Florio veniva esclusa dal circuito delle grandi prove internazionali. La gara ebbe ancora tre edizioni non troppo entusiasmanti poi, nel 1977, analogamente a quanto accaduto per la Mille Miglia vent'anni prima, anche nel caso della prova siciliana la fine venne determinata da un grave incidente coinvolgente gli spettatori: domenica 15 maggio 1977, giorno in cui si correva la 61/esima edizione, la Osella-BMW pilotata in quel momento da Gabriele Ciuti, uscì di strada in un tratto di misto-veloce che seguiva il rettilineo di Buonfornello, travolgendo gli spettatori e provocando due morti e tre feriti gravissimi (tra cui lo stesso pilota): la gara venne sospesa e la classifica stilata in base ai passaggi al termine del 4º giro (degli 8 previsti in origine).
I CIRCUITI
Grande circuito delle Madonie
Il Grande circuito delle Madonie (km 148,823) partiva da Contrada Pistavecchia (Campofelice di Roccella) toccava Cerda paese, Caltavuturo, Castellana, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Geraci, Castelbuono, Isnello, Collesano, per tornare in C. da Pistavecchia (Campofelice di Roccella). Il circuito è stato utilizzato per le prime sei edizioni della Targa Florio, dal 1906 al 1911 compresi, e una settima volta nel 1931 in cui, causa l'alluvione che colpì la zona nell'inverno 1930/31, il consueto tracciato fu impercorribile e il chilometraggio in tale occasione,risultò di 146,000 km in luogo dei 148,823 originali.
I record sul circuito di 148,823 km sono:
- sulla distanza: 1908/Vincenzo Trucco/Isotta-Fraschini 50 HP (7964 cm³)/446,469 km in 7h49'26"3/5 alla media di 57,063 km/h;
- sul giro: 1908/Felice Nazzaro/Fiat Mod. NB.4/130.8/50 HP (7433 cm³)/148,823 km in 2h33'03" alla media di 58,342 km/h.
I record sul circuito di 146,000 km sono:
- sulla distanza: 1931/Tazio Nuvolari/Alfa Romeo 8c 2300 (2336 cm³)/584,000 km in 9h00'27" alla media di 64,834 km/h;
- sul giro: 1931/Achille Varzi/Bugatti 51 (2261 cm³)/146,000 km in 2h03'54"4/5 alla media di 70,694 km/h
Medio circuito delle Madonie
Il Medio circuito delle Madonie (108,000 km) partiva da Cerda, toccava Caltavuturo, Polizzi, Collesano e Campofelice, per tornare a Cerda. Il circuito è stato utilizzato in 12 edizioni della Targa Florio negli anni compresi tra il 1919 ed il 1930.
I record su questo circuito di 108,000 km sono:
- sulla distanza: 1930/Achille Varzi/Alfa Romeo P2-1930 (1987 cm³)/ 540,000 km in 6h55'17" alla media di 78,019 km/h;
- sul giro: 1930/Achille Varzi/Alfa Romeo P2-1930 (1987 cm³)/108,000 km in 1h21'21"3/5 alla media di 79,646 km/h.
Piccolo circuito delle Madonie
Il Piccolo circuito delle Madonie (72,000 km) partiva dalle tribune di Cerda, toccava Cerda, Portella di Cascio, Portella di Sette Frati, Ponte Salito, bivio Caltavuturo, Scillato, bivio Polizzi Generosa, Collesano, Campofelice di Roccella, Bonfornello, per tornare alle tribune di Cerda. Il circuito è stato utilizzato per ben 32 edizioni della Targa Florio negli anni dal 1932 al 1936 e dal 1951 al 1977.
I record su questo circuito di 72,000 km sono:
- sulla distanza: 1972/Arturo Merzario & Sandro Munari/Ferrari 312P spyder (2991 cm³)/792,000 km in 6h27'48" alla media di 122,537 km/h;
- sul giro in prova: 1973/Arturo Merzario/Ferrari 312P spyder (2991 cm³)/72,000 km in 33'38"5/10 alla media di 128,412 km/h;
- sul giro in gara: 1970/Leo Kinnunen/Porsche 908/3 Sport Prototipo spyder (2997 cm³)/72,000 km in 33'36" alla media di 128,571 km/h. A proposito di questa performance si rimanda alla nota posta a margine nell'albo d'oro-edizione 1970. A puro titolo di curiosità, si segnala che il secondo miglior tempo sul giro in gara è quello stabilito nel 1972 da Helmut Marko con la sua Alfa Romeo 33TT3 spyder (2993 cm³) in 33'41" alla media di 128,253 km/h.
Circuito del Parco della Favorita
Il Circuito del Parco della Favorita si dipanava nei viali del celebre parco palermitano ed è stato utilizzato negli anni 1937 (circuito di 5,260 km), 1938 (circuito di 5,720 km), 1939 e 1940 (circuito di 5,700 km). Da segnalare un fatto assai curioso: nel 1938, anche sull'onda dell'emozione provocata da un gravissimo incidente accaduto alla Mille Miglia, gli organizzatori imposero il divieto di sorpasso lungo un buon tratto del circuito perché troppo stretto.
I record sul circuito di 5,260 km sono:
- sulla distanza: 1937/Francesco Severi/Maserati 6 CM (1493 cm³)/315,600 km in 2h55'49" alla media di 107,703 km/h;
- sul giro: 1937/Giovanni Rocco/Maserati 6 CM (1493 cm³)/5,260 km in 2'35"3/5 alla media di 121,696 km/h.
I record sul circuito di 5,720 km sono:
- sulla distanza: 1938/Giovanni Rocco/Maserati 6 CM (1493 cm³/171,600 km in 1h30'04"3/5 alla media di 114,302 km/h;
- sul giro: 1938/Aldo Marazza/Maserati 6 CM (1493 cm³)/5,720 km in 2'52" alla media di 119,720 km/h.
I record sul circuito di 5,700 km sono:
- sulla distanza: 1940/Luigi Villoresi/Maserati 4 CL (1491 cm³)/228,000 km in 1h36'08"3/5 alla media di 142,287 km/h;
sul giro: 1940/Luigi Villoresi/Maserati 4 CL (1491 cm³)/5,700 km in 2'19"2/5 alla media di 147,202 km/h
Giro di Sicilia
Le strade dell'intera isola sono state teatro della Targa Florio abbinata al Giro di Sicilia negli anni dal 1912 al 1914 e dal 1948 al 1950, per un totale di 6 edizioni, tutte con itinerari superiore al migliaio di chilometri (1.050 km negli anni dal 1912 al 1914 e 1.080 km negli anni dal 1948 al 1950).
Nel triennio 1912-1914 il percorso si snodava da Palermo e, procedendo in senso orario, toccava Cefalù, Messina, Catania, Siracusa, Noto, Vittoria, Girgenti (l'odierna Agrigento), Castelvetrano, Mazara, Marsala, Trapani e tornava a Palermo. Nel triennio 1948-1950 l'itinerario (in senso antiorario) fu invece: Palermo, Trapani, Marsala, Castelvetrano, Sciacca, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Gela, Ragusa, Noto, Siracusa, Catania, Messina, Cefalù e finalmente traguardo d'arrivo a Palermo. In due occasioni inoltre il Giro di Sicilia venne frazionato in due tappe, nel 1913 (prima tappa Palermo-Girgenti, seconda tappa Girgenti-Palermo) e nel 1914 (prima tappa Palermo-Siracusa, seconda tappa Siracusa-Palermo).
I record sul percorso del Giro di Sicilia sono:
- percorso del triennio 1912/1914 di 1050 km: 1914/Ernesto Ceirano/SCAT 22/32 HP (4398 cm³)/1050,000 km in 16h51'31"3/5 alla media di 62,282 km/h;
- percorso del triennio 1948/1950 di 1080 km: 1948/Clemente Biondetti & Igor Troubetzkoy/Ferrari 166 S spyder Allemano (1995 cm³)/1080,000 km in 12h10'00" alla media di 88,767 km/h.
Albo D'oro
La Targa Florio ha avuto 61 edizioni dal 1906 al 1977. Si svolgeva una volta all'anno, ma nel 1915, 1916, 1917 e 1918 è stata cancellata a causa della prima guerra mondiale, nel 1941, 1942, 1943, 1944 e 1945 a causa della seconda guerra mondiale, e nel 1946 e 1947 non è stata disputata.
Vittorie e piazzamenti Case Automobilistiche.
Il computo non tiene conto dei risultati dell'edizione dell'anno 1957 in quanto quella edizione venne disputata come gara di regolarità, per cui le edizioni prese in considerazione sono soltanto 60.
L'ordine di elencazione è decrescente, ad iniziare dunque dalla marca che vanta le migliori prestazioni. In caso di prestazioni equipollenti, è rispettato l'ordine alfabetico.
Medagliere Piloti
Nell'elenco sottoriportato sono indicati i nominativi di tutti i piloti che hanno conseguito almeno una vittoria. Per ognuno sono peraltro indicati anche le piazze d'onore, i terzi posti e i "giri più veloci" eventualmente fatti segnare.
Il computo non tiene conto dei risultati dell'edizione del 1957 in quanto quella edizione venne disputata come gara di regolarità, per cui le edizioni prese in considerazione sono soltanto 60.
L'ordine di elencazione è decrescente, ad iniziare dunque dal pilota che vanta le migliori prestazioni. In caso di prestazioni equipollenti, è rispettato l'ordine alfabetico. A parità di prestazione, tuttavia, si è assegnata la priorità a quei piloti che hanno gareggiato pilotando la vettura per l'intera corsa rispetto a quelli che hanno condiviso la guida con uno o più coequipers.
Le vittorie consecutive
Ben 7 piloti hanno ottenuto la vittoria per due anni di seguito; i primi 6 hanno ottenuto le due vittorie pilotando le vetture per l'intera gara, mentre il settimo (Biondetti) ha gareggiato condividendo la guida con il coequiper.
Vittoria e giro più veloce
24 volte il pilota che si aggiudicato la vittoria alla Targa Florio ha anche fatto segnare il giro più veloce in gara: i piloti che hanno conseguito questa performance sono 21 poiché 3 di essi (Costantini, Vaccarella e Villoresi) hanno compiuto l'impresa due volte. Ecco comunque l'elenco alfabetico.
- Boillot André (1919)
- Bonnier Joakim (1960)
- Brivio Antonio (1935)
- Cagno Alessandro (1906)
- Cariolato Franco Tullio (1910)
- Ciuppa Francesco (1909)
- Costantini Bartolomeo (2 volte)(1925, 1926)
- Davis Colin (1964)
- Elford Vic (1968)
- Gendebien Olivier (1960)
- Magistri Costantino (1936)
- Mairesse Willy (1962)
- Masetti Giulio (1922)
- Materassi Emilio (1927)
- Moss Stirling (1955)
- Nuvolari Tazio (1932)
- Renna Eugenio (1976)
- Vaccarella Nino (2 volte)(1965, 1975)
- Varzi Achille (1930)
- Villoresi Luigi (2 volte)(1939, 1940)
- Werner Christian (1924)
Auto : vittorie "consecutive"
In parecchi periodi si sono registrate vittorie a ripetizione, anno dopo anno, di vetture di una stessa marca. Ecco le marche protagoniste di tali exploit, con almeno 3 anni consecutivi di vittorie.
- Alfa Romeo con 6 vittorie consecutive (dal 1930 al 1935)
- Bugatti con 5 vittorie consecutive (dal 1925 al 1929)
- Porsche con 5 vittorie consecutive (dal 1966 al 1970)
- Maserati con 4 vittorie consecutive (dal 1937 al 1940)
- Lancia con 3 vittorie consecutive (dal 1952 al 1954)
- Nel caso della Porsche, occorre rilevare che, oltre alle 5 vittorie consecutive di cui sopra, in altri due periodi (1959-1960 e 1963-1964) ha ottenuto la vittoria per due anni consecutivi. Due vittorie consecutive figurano anche all'attivo della Ferrari (due periodi, 1948-1949 e 1961-1962) e della Scat (1911-1912)
La Targa Florio e le donne pilota
Poche sono state le donne che hanno potuto partecipare alla Targa Florio, anche in considerazione della particolare durezza della gara, che comportava una grande fatica fisica.
Dopo la prima apparizione di Madame le Blon, che nel 1906 affianca il marito, Hubert, in veste di "meccanico", occorrerà aspettare gli anni venti per vedere all'opera Maria Antonietta D'Avanzo, Elisabeth Juneck e Margò Einsiedel.
Nel dopoguerra, si potrà assistere alle evoluzioni di Ada Pace, Isabella Taruffi, Elisa Angelini Rota, Susanna Baumann, Piera Bertoletti, Eloisa Segafredo, Anna Vasaturo, Anna Maria Peduzzi e Maria Teresa De Filippis.
In tempi più moderni, negli anni settanta, hanno partecipato Marie Claude Beaumont, Pat Moss, Giuseppina Gagliano, Christine Beckers, Anna Cambiaghi, Serena Pittoni, Rosadele Facetti, Gabrielle Koenig, Rosanna Studer.
Dopo Elisabeth Junek (Eliska Junkova ), l'unica ad ottenere risultati considerevoli è stata la torinese Ada Pace, che ha partecipato dal 1957 al 1963 con Alfa Romeo, Osca e Abarth-Simca.
Nel 1960, dopo una gara magnifica con la Osca, la Pace riesce a cogliere la vittoria nella propria categoria (1100 Sport) ed arrivare 11ª assoluta, inserendosi di prepotenza tra gli "squadroni" ufficiali Ferrari e Porsche.
Elisabeth Junek: un indimenticabile e dolcissimo sorriso…
Alzbeta Pospisilova, questo il suo nome da ragazza che, dopo aver sposato il banchiere Vincenc (Cenek) Junek, divenne Eliska Junkova e quindi "inglesizzato", per le corse europee, in Elisabeth Junek. Con questo nome fu conosciuta sulle Madonie (e al Grand Hotel delle Terme dove alloggiava) già al suo primo apparire, nel '27, con le sue favolose Bugatti da corsa. Tra i vari nomi però quello più intimo, avuto sin da bambina, non era "Betta", come si potrebbe credere, ma "Smisek", un nomignolo che in lingua ceca significa 'sorriso', per evidenziare una sua dolcissima caratteristica che conservò per tutta la vita. Una particolarità espressiva ben documentata in tante immagini, anche posteriori a quelle più note e memorabili degli anni '27 e '28 in cui partecipò alla Targa con le splendide Bugatti 35/B. Inoltre, per la sua affascinante figura di "donna pilota", gli appellativi coniati per lei dalla stampa sportiva si sprecarono, ma 'Signorina Bugatti', 'Amazzone delle Madonie' e 'Regina del volante' furono tra quelli più ricordati. Come se ciò non bastasse, oltre che tra gli appassionati dell'epoca, fu molto popolare anche tra la gente delle Madonie, ove fu creata e circolava su di lei pure una romantica leggenda, oggi quasi del tutto dimenticata, che rimase viva nella memoria collettiva per qualche tempo. Si trattava della commovente storia d'amore di una donna che correva la Targa per onorare la memoria del marito morto in gara proprio su quelle strade, pronta a emularlo anche nell'estrema sfida col destino. Certo, come in tutte le favole, la realtà è sempre mescolata alla fantasia, che spesso modifica persone, luoghi e tempi, ma in questo caso il fondo di verità nella storia c'era davvero. Il pilota deceduto sulle Madonie era il conte Masetti nel '26 (che nessun legame aveva però con la Junek), mentre suo marito morì effettivamente pochi mesi dopo quella superba edizione del '28, esattamente al Nurburgring a luglio, quando l'addolorata Elisabeth stabilì di porre fine alla sua carriera agonistica. Infatti, l'anno successivo, vestita di nero, ma sempre elegantissima, si presentò sul circuito siciliano soltanto per salutare Vincenzo Florio e i concorrenti della Bugatti, suoi ex compagni, girando con la macchina dei giornalisti e fotografi sul percorso di gara, ma chiudendo definitivamente con il mondo delle corse.
Non poté chiudere invece con i suoi ricordi della Targa Florio e delle predilette Bugatti con le quali aveva corso e vinto. L'ammirazione dei Siciliani, le attenzioni di Vincenzo Florio e dello stesso Ettore Bugatti, furono per sempre ricambiate e custodite gelosamente nella sua memoria fino alla più veneranda età. Questo è narrato molto chiaramente nel suo libro autobiografico intitolato La mia memoria è Bugatti, "scritto con le proprie mani" in lingua ceca nel '72 presso l'ambasciata svedese di Praga, dove viveva. Come pure un grande orgoglio emerge dalle numerose foto e da alcune video-interviste, nelle quali è spesso ritratta con la monumentale targa vinta nel 1928 e il libro di Canestrini sulla Targa Florio in bella mostra sul tavolo. Anche in un prezioso filmato la Junek parla esclusivamente di Targa e racconta un aneddoto con un'incisiva risposta data all'imponente e statuario Emilio Materassi, vincitore dell'anno precedente, il quale la ammoniva che per fare la Targa occorreva molta forza muscolare e al quale lei sottilmente rispose che per vincere la Targa ci voleva invece tanto cervello!
Gli anni successivi furono quindi animati dai nostalgici ricordi del passato per la minuta e sempre vivace Elisabeth, la quale, pur amante dei viaggi e poliglotta (parlava molto bene anche l'italiano), fu impossibilitata a uscire dal proprio paese, perché la sua concezione di vita alto-borghese era malvista dal regime. Poté tuttavia, dopo i cambiamenti politici del '64, finalmente ritornare sia al Nurburgring, dove era morto Cenek, e sia nell'amata Sicilia, nel '66, in occasione dei 50 anni della Florio, per prendere parte al Meeting Internazionale di Sicilia, sfilando a bordo di una Laurin & Klement del 1911, sul circuito che conosceva come le proprie tasche, per averlo fatto anche a piedi, e salutando il suo pubblico che ancora a distanza di anni la ricordava e la acclamava con affetto.
In memoria di quella visita rimane un'ultima suggestiva immagine che la ritrae felice sul lungomare di Cefalù con un poster della 50^ Targa Florio in mano. In questa rara foto è sintetizzato tutto il suo amore per la gara che le fu più cara e che mai più, né prima e né dopo di lei, vide al comando una donna, tra l'altro, con un indimenticabile e dolcissimo sorriso. Quello di "Smisek", appunto.
Giuseppe Pantano